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Il gotha dell’arte contemporanea riunito a Basilea

"Candlestick Point", dell'artista americano Lewis Baltz, è presentato nell'ambito di Art Unlimited a Basilea Keystone

La fiera internazionale d’arte di Basilea ha aperto le sue porte mercoledì. Una manifestazione fatta di superlativi, record raramente misurati, star, serate VIP e soprattutto vendite spettacolari.

Alla vigilia dell’apertura ufficiale al pubblico, una folla di invitati d’eccezione ha invaso le sale nelle quali si svolge la 42esima edizione di Art Basel. Spazi in cui fino al 19 giugno 300 gallerie di 35 paesi espongono le opere di oltre 2’500 artisti del XX e XXI secolo.

Per riuscire a far parte degli eletti, i 300 galleristi (su 1’000 candidati, secondo gli organizzatori) hanno dovuto battagliare e sborsare somme folli per disporre di qualche metro quadrato. «Pago circa 100’000 franchi per un piccolo stand, tra affitto, assicurazioni, trasporti, albergo, ecc., e le vendite non sono garantite», spiega un “piccolo” gallerista.

L’investimento si rivela fruttuoso? Sì, afferma Nicolas Galley, direttore del nuovo «Executive Master» in arte lanciato questo autunno dall’Università di Zurigo. «Le gallerie non possono probabilmente presentare giovani sconosciuti – li esporranno piuttosto nelle fiere americane – ma le ricadute in termini di immagine, incontri e visibilità in generale a Basilea sono considerevoli».

La miglior fiera?

Art Basel è veramente «la migliore» fiera del mondo oppure si tratta solo di una dei tanti argomenti di marketing? Anche in questo caso la risposta è affermativa. «La qualità dell’organizzazione e della selezione fanno sì che questa fiera sia un gradino sopra le altre – afferma Nicolas Galley. Inoltre vi sono molti eventi connessi, come ad esempio Art Unlimited, oppure i dibattiti, i film… Non va poi dimenticata la fiera parallela ‘Lista 16’. Si tratta di una concentrazione unica».

«Negli anni ’80 e ’90 gli artisti snobbavano Basilea, oggi iniziano a ritornare», aggiunge lo storico dell’arte. Per quale motivo? «Coloro che gravitano attorno agli artisti e il mercato hanno rinsaldato i contatti; i primi hanno infatti capito che il mercato non massacra per forza gli artisti, anche quelli più concettuali, non facili da vendere, come lo svizzero Thomas Hirschhorn, per citare un esempio».

L’omertà del mercato

Il mercato, appunto, è considerato da molti osservatori come molto opaco e addirittura più impenetrabile del segreto bancario. È quanto afferma Sébastien Guex, professore di storia contemporanea all’Università di Losanna, esperto di banche e di… mercato dell’arte.

«Si tratta di una vera e propria omertà, poiché la grande maggioranza degli attori del settore non deve tenere una contabilità come ad esempio quella che è richiesta alle banche o alle grandi case di vendita all’asta, spesso quotate in borsa e quindi sottoposte alle regole di trasparenza».

L’arte, come le banche e lo sport

Lo storico paragona il mondo dell’arte allo sport, «così ghiotto di record e che ha interesse a creare l’impressione di un rialzo perpetuo dei valori sul mercato, senza tuttavia mai fornire cifre globali». «Il commercio clandestino di opere d’arte oscilla tra due e 10 miliardi di franchi all’anno da ormai una ventina d’anni, una somma considerevole se si pensa che il volume globale è compreso tra 15 e 20 miliardi».

Per Sébastian Guex, questa tradizione di discrezione proviene in particolare «dal culto del segreto bancario che domina nei settori della gestione patrimoniale e delle banche private». Una tradizione che si spiega anche per ragioni fiscali e per il funzionamento del mercato, poiché l’arte è al centro di un’attività altamente speculativa, trattandosi di un capitale simbolico la cui evoluzione è impossibile da prevedere.

«Nell’arte come nella banca, il mercato è retto dai più grandi patrimoni mondiali», sottolinea Sébastien Guex. Un’opinione che Nicolas Galley relativizza: «È vero che il mercato globalizzato è dominato da 500-1’000 attori maggiori, ma molti collezionisti arrivano a Basilea con un budget di qualche migliaia di franchi, ma soprattutto con molta passione».

Secondo lo storico dell’arte, il mercato è inoltre diventato più trasparente da quando sono state create delle banche dati su Internet, come Art Price, che forniscono indicazioni sul prezzo e le quotazioni degli artisti.

Va comunque precisato che Art Price è una società francese quotata in borsa, con un giro d’affari di 5,22 milioni di euro nel 2010, che si appresta pure a lanciare delle aste nel corso dell’estate, quando entrerà in vigore la nuova legislazione europea in materia. Anche in questo caso si pone il problema della trasparenza. «Una quotazione è solo una stima, non si può sapere se le opere vendute all’asta siano veramente state cedute al prezzo annunciato», osserva Sébastien Guex.

«Suscitare interesse»

Vincenzo Abate, artista e creatore nel 2010 del PAH Project, «piattaforma per lo scambio di esperienze nell’ambito della cultura contemporanea» a Friburgo, non mancherà l’appuntamento annuale di Art Basel, poiché si tratta di un’occasione per «suscitare interesse». «Sono implicato sia come artista che come promotore di altri artisti», precisa.

ArtBasel è poi anche un luogo di incontro. Lo scorso anno, Vincenzo Abate ha potuto scoprire il lavoro di un artista svizzero. È vero che «la fiera puzza di soldi, come dicono alcuni, ma dopotutto ci sono sempre state persone che acquistano delle opere d’arte per il loro uso privato. Per me, ciò che conta è che possano essere ammirate dal più gran numero di persone».

Lo storico di Losanna Sébastien Guex ha stabilito una classifica dei principali mercati delle opere d’arte basandosi sulle statistiche doganali dell’ONU. Al primo posto figurano gli Stati Uniti, che controllano circa il 30% del mercato dell’arte mondiale, seguiti da Gran Bretagna, con il 25%, e da Svizzera, Germania e Francia, con percentuali comprese tra il 5 e il 10%.

Da cinque anni, il mercato è in pieno fermento in Cina, dove le vendite esplodono. Secondo Sébastian Guex, potrebbe però trattarsi di un fuoco di paglia come in Giappone, la cui parte di mercato negli anni ’80 avevano raggiunto il 20%, per poi ricadere a un livello inferiore a quello degli anni ’60.

Il mercato svizzero dell’arte può trarre beneficio dagli stessi fattori che avvantaggiano il settore bancario, ossia la stabilità economica e politica, la neutralità, la forza del franco, il mercato libero che non è mai stato sottoposto al controllo dei cambi, una legislazione favorevole (IVA meno cara, nessun diritto di seguito per gli artisti…).

I porti franchi svizzeri non obbligano gli affittuari a tenere un inventario delle merci e i controlli sono poco rigorosi.

Fonte: Le marché suisse de l’art au XXe siècle (1886-2008), in Sébastian Guex, Paul-André Jaccard.

La 42esima edizione di Art Basel si svolge dal 15 al 19 giugno negli spazi della fiera campionaria di Basilea.

La manifestazione riunisce 300 gallerie di 35 paesi, che presentano circa 2’500 artisti del XX e XXI secolo.

Con 73 gallerie, gli Stati Uniti è il paese meglio rappresentato. Seguono Germania (50) e Svizzera (32).

Parallelamente ad Art Basel, sono organizzate le manifestazioni Art Unlimited, dove su una superficie di 17’000 metri quadrati sono presentati 62 progetti monumentali di artisti importanti, Art Statement, che espone 27 giovani artisti di 14 paesi, e Art Feature, che propone 20 progetti di galleristi.

Oltre all’esposizione, ad Art Basel si possono anche seguire numerose conferenze, esibizioni artistiche e presentazioni di libri.

Nel 2010 i visitatori sono stati 62’500, un record.

(traduzione di Daniele Mariani)

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