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“La Cina è assetata di cultura”

Pius Knüsel, direttore di Pro Helvetia (a sinistra) e il presidente Mario Annoni Keystone

Ai cinesi piacciono la musica, le arti plastiche e il cinema svizzeri. Una domanda che Pro Helvetia vuol continuare a soddisfare. Incontro con il suo direttore Pius Knüsel, che parla anche del sostegno ai videogiochi e dello "scandalo scambista" provocato a Vienna dall'artista basilese Christoph Büchel.

Da due anni, Pro Helvetia porta avanti un programma di scambi culturali con la Cina. La Fondazione svizzera per la cultura ha ora deciso di pigiare sull’acceleratore e di aprire un ufficio di collegamento a Shanghai.

La novità è stata illustrata alla conferenza annuale di Pro Helvetia, svoltasi martedì mattina a Berna. Intervista al direttore Pius Knüsel.

swissinfo.ch: Dopo due anni di scambi nell’ambito del programma “Swiss-Chinese Explorations”, Pro Helvetia aprirà un ufficio permanente a Shanghai. Quali aspetti della cultura elvetica mostrerete ai cinesi?

Pius Knüsel: Quasi tutti gli aspetti possibili. Ma in gran parte dipenderà dalla domanda cinese. Le esperienze conseguite in questi due anni hanno dimostrato un grandissimo interesse per le arti visive, contemporanee e anche elettroniche. Come pure per la musica. In Cina ci sono “orecchie all’ascolto” e un enorme interesse per la musica svizzera in tutte le sue forme. Anche la danza funziona bene.

Sul piano letterario, cerchiamo degli editori disposti a pubblicare opere svizzere, naturalmente tradotte in cinese. Penso che ci arriveremo. Per il teatro è evidentemente molto difficile, poiché è legato alla lingua. Benché tutte le grandi scene abbiano degli impianti per sottotitoli “live”, un teatro sottotitolato non è la stessa cosa.

Un campo molto, molto fertile per lo scambio con la Cina è il cinema. Siamo riusciti a collocare un centinaio abbondante di film svizzeri, fra cui molti cortometraggi, nei grandi festival. E abbiamo raccolto parecchi premi.

swissinfo.ch: Da quel che racconta, i cinesi sembrerebbero un popolo assetato di cultura.

P. K.: Sì. È un paese che cerca ancora il suo posto nel mondo, un paese che sta reinventando la propria cultura, che è stata completamente distrutta.

La Cina è dunque in piena fase sperimentale. Penso che sia sempre il miglior periodo per lanciare degli scambi culturali, perché c’è interesse per tutto, volontà d’impegnarsi, d’inventare nuovi progetti, che è estrema rispetto a quel che si fa nei paesi europei.

swissinfo.ch: In Svizzera, Pro Helvetia s’interessa ai videogiochi, tramite il programma “GameCulture”. Pensa che qui vi sia un potenziale, allorché questa industria è essenzialmente in mano alle “major”?

P. K.: Siamo persuasi che c’è un potenziale di tutto rispetto. Una ricerca di un anno ci ha consentito di identificare circa 200 designer svizzeri, che in maggioranza lavorano all’estero. Eppure si sono annunciati da noi.

Quanto a sviluppare dei giochi in Svizzera, non si sa ancora. Siamo in fase di analisi e sperimentazione. L’idea è di sviluppare dei modelli d’incentivazione. Potremo dire qualcosa di più e dare maggiori dettagli soltanto dopo il concorso.

È come nel cinema. La Svizzera non ha alcuna possibilità di competere con Hollywood, ma si mantiene il sostegno, anche per preservare una certa competenza nel paese e per contrastare un po’ le produzioni commerciali con progetti più… idealisti, ma speriamo anche più intelligenti.

swissinfo.ch: Recentemente un evento che aveva il sostegno di Pro Helvetia ha fatto scandalo. A Vienna Christoph Büchel ha trasferito nel Palazzo della Secessione un club scambista, visitato come museo di giorno e frequentato come luogo di orge la notte. Non tutti hanno capito…

P. K.: Il Palazzo della Secessione, costruito alla fine del XIX secolo è l’unico luogo della città interamente dedicato all’arte contemporanea. L’esposizione d’inaugurazione fu già segnata da uno scandalo, a causa del Fregio di Beethoven di Gustav Klimt, sul quale sono raffigurate molte donne nude. Oggi tutti lo considerano un capolavoro che fa parte del patrimonio culturale di Vienna.

Il Palazzo della Secessione è gestito da un’associazione di artisti. È dunque uno dei luoghi più liberi d’Europa. Vi sono esposti regolarmente opere di svizzeri.

Per il 2010 è stato invitato Christoph Büchel, artista riconosciuto a livello mondiale. I suoi allestimenti sono sempre molto critici e collegati all’attualità. Per esempio espone in bus distrutti da una bomba, come succede in Iraq e in Afghanistan, per mostrare al pubblico, invitato ad attraversare l’installazione, qual è veramente l’impatto di un tale attentato.

Per Vienna ha realizzato un progetto che ruota attorno all’igiene, fisica e morale. Cos’è pulito e cos’è sporco? Questa è la domanda alla base. Quel che rende il progetto straordinario è che il club è in servizio la notte. Dunque tutti vi possono andare e partecipare all’attività collettiva, se ce n’è una.

Dunque, sesso “live” in un museo è permesso o no? E se non è permesso, perché questo tipo di stabilimento è autorizzato nella realtà? Tutto è incentrato sulla questione della doppia morale.

swissinfo.ch: Ciò non toglie che l’esposizione di Thomas Hirschhorn a Parigi era costata un taglio di un milione di franchi nel budget di Pro Helvetia. Non teme una nuova reazione negativa del parlamento?

P. K.: Naturalmente, c’è sempre il rischio. Ma se il timore di essere puniti dal parlamento diventasse un motto, si sosterrebbero solo tournées di gruppi di jodle ed esposizioni di Ferdinand Hodler..

Non spetta né alla politica, né a Pro Helvetia decidere i confini dell’arte. Il mondo artistico evolve e sviluppa un’idea di quel che potrebbe essere l’arte. Nessuno dice – e soprattutto non Pro Helvetia – che l’arte è solo questo. Ma una simile provocazione è un elemento del mondo artistico.

Christoph Büchel fa parte del presente di un mondo artistico, che inizia con la pittura e i ritagli – che attualmente esponiamo anche in Cina, con grande successo – e che comprende anche degli allestimenti come quelli che fa l’artista basilese. Bisogna coprire tutto lo spettro, non si può escludere un campo così importante come le installazioni d’arte.

Marc-André Miserez, swissinfo.ch
(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

Fondazione di diritto pubblico creata nel 1939, Pro Helvetia ha il mandato di promuovere le attività culturali d’interesse nazionale. Offre ad artisti e intellettuali svizzeri le migliori condizioni possibili per la creazione e la diffusione delle loro opere e li aiuta a farsi conoscere in Svizzera e all’estero.

Il budget è coperto dalla Confederazione. Per gli anni 2010 e 2011 Pro Helvetia dispone di 34 milioni di franchi all’anno, di cui 23-24 milioni sono versati come sostegno ai progetti e ai programmi, nella misura di circa il 40% in Svizzera e il 60% all’estero.

Pro Helvetia riceve circa 3’200 domande di sostegno all’anno e risponde positivamente a circa la metà. Il contributo minimo è di 500 franchi (per esempio per le spese di viaggio) e il massimo può raggiungere i 300mila franchi per grossi progetti che comportano diverse discipline.

La Fondazione impiega l’equivalente di 62 persone a tempo pieno, di cui 19 all’estero.

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