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“Le spectale dans la rue”

La storia raccontata in cento manifesti da dieci paesi swissinfo.ch

Ci accompagnano tutti i giorni quando in strada passeggiamo o andiamo a lavorare. E loro si fanno strada attraverso colori, forme, messaggi.

La Galleria Gottardo a Lugano ospita, fino al 3 settembre, una mostra particolare: 100 manifesti da 10 paesi realizzati tra il 1958 e il 1968.

Una mostra ricca, sorprendente, voluta per la prima volta dalla celebre azienda italiana Olivetti alla fine degli anni Sessanta e oggi riproposta con inedita freschezza. Ancora prima di essere inaugurata ufficialmente, il 31 maggio, la curiosità oltre Gottardo e oltre confine era già elevata.

“Proposto da Bruno Monguzzi, grafico svizzero apprezzato a livello internazionale, il titolo della mostra ‘le spectacle dans le rue’ – spiega Franco Rogantini, direttore della Galleria Gottardo – si rifà ad una frase del celebre “affichiste” Cassandre, che Antonio Boggeri ripeteva spesso ai suoi collaboratori”.

Una frase, o piuttosto un’esortazione, che ha pure una sua storia. La racconta lo stesso Monguzzi che, assieme alla moglie Anna Boggeri, ha curato la mostra.

“Con i manifesti – ricorda Monguzzi citando Boggeri – noi invadiamo la strada, il territorio della gente; rubiamo loro del tempo. Ecco dunque che alla gente lo spettacolo è dovuto. Occorre pertanto superare la funzione di comunicazione in senso stretto ed allargarla a necessità umana”.

Non dimenticare Olivetti

Illustrando la mostra luganese, Monguzzi ha più volte ricordato con affetto la figura avanguardista di Adriano Olivetti, l’imprenditore italiano di grande spessore culturale “un visionario, un collettore di precoci talenti” che per primo capì l’importanza dell’identità visiva, dell’immagine dell’azienda creando l’ufficio pubblicità.

“Da Olivetti – sottolinea Monguzzi – sono passate diverse personalità del mondo della cultura e della comunicazione, poi diventate famose. Irene Bignardi, la direttrice del Festival internazionale del film di Locarno è, per esempio, una di loro”.

Ma anche Franco Fortini, il poeta che per Olivetti inventa nomi tipo “Lexicon80”, “Lettera22”, “Diaspron”. Il poeta e traduttore che Adriano Olivetti salvò due volte: dall’arresto e dal licenziamento in tronco.

Da Milano a Lugano

Esposti a Milano nel 1968 e oggi alla Galleria Gottardo, questi manifesti sono diventati pezzi fondamentali della storia della comunicazione visiva.

Tessere di un singolare mosaico della storia dove la funzione di traduzione, nel senso di trasferimento del messaggio, era prioritaria.

La storia sociale, economica e culturale in dieci diversi paesi viene dunque raccontata, distillata in un’immagine che restituisce, con modalità espressive diverse, il senso del messaggio. Una sorta di complesso alfabeto che ridisegna la strada e la città.

“Il manifesto è, nella maggior parte dei casi, stradale. Il suo primo problema – spiega a swissinfo Bruno Monguzzi – è pertanto quello di superare il rumore della strada. Che è tanto visivo quanto acustico. C’è insomma una complessità nel mondo visivo contro la quale il manifesto deve combattere per essere visto”.

“La prima caratteristica di un manifesto è dunque proprio quella di catturare lo sguardo. Altrimenti non può pretendere di raccontarti una storia”.

E quelli esposti alla Galleria Gottardo, scelti accuratamente dai curatori, sono manifesti che davvero catturano lo sguardo, che raccontano storie, che annunciano uno spettacolo, o che pubblicizzano un prodotto da vendere.

“Magici alfabeti e preziosità orientali”

“In questi esemplari – scriveva Antonio Boggeri nella presentazione della mostra milanese – l’occhio del critico d’arte scoprirà le genealogie, gli apporti e le incidenze diverse in ogni nazione e gli scambi identificati tra l’arte grafica e la pittura, che noi non sempre condividiamo”.

“Accanto alle preziosità orientali dei giapponesi, moderni interpreti della antica simbologia, fruitori di magici alfabeti, si vedano – continua sempre Boggeri – le variazioni sui noti motivi astratti del gruppo Americano di Chicago, e le caratteristiche soluzioni disegnate di Milton Glaser”.

E ancora: ” Il vibrante colore degli inglesi nelle raffinate composizioni (…); gli aggiornati olandesi; la grande varietà d’invenzione negli affascinanti disegni dei celebri polacchi e cechi, da anni strenui continuatori della classica tradizione (…); l’apporto numeroso, imprevedibile, del gruppo svizzero di punta”.

Dalla strada alle stanze, dalla storia al presente: i manifesti esposti a Lugano rappresentano un periodo molto significativo del XX secolo, quello del Dopo guerra, quando la crescita economica e il risveglio culturale erano anche motori della creatività e del bisogno di scoprire, cercare, sperimentare nuovi linguaggi. Per comunicare. Per esserci.

swissinfo, Françoise Gehring, Lugano

100 i manifesti esposti
10 i paesi industrializzati rappresentati: Cecoslovacchia, Francia, Germania, Giappone, Inghilterra, Olanda, Polonia, Spagna, Stati Uniti, Svizzera
21 i manifesti svizzeri presentati
Orari di apertura della Galleria Gottardo: martedì dalle 14 alle 17; mercoledì-sabato dalle 11 alle 17; chiuso domenica e lunedì

Nella seconda metà degli anni sessanta Antonio Boggeri raccoglie manifesti da tutto il mondo, centocinquanta di questi, soprattutto di carattere culturale, daranno corpo alla storica mostra voluta da Renzo Zorzi e Giorgio Soavi per Olivetti nel 1968 a Milano.

La mostra indaga un periodo chiave della storia della grafica mondiale proponendo questa scelta di straordinaria raffinatezza della comunicazione di quegli anni.

Attraverso questa avveduta raccolta si conferma la statura di Antonio Boggeri, il primo e il maggiore “art director” italiano.

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