Mamco: un’officina dell’arte contemporanea

Il Museo d'arte moderna e contemporanea di Ginevra rappresenta il più grande spazio svizzero di esposizione delle ricerche artistiche degli ultimi 40 anni.
Insediato in una vecchia fabbrica, il museo è un “macchinario d’arte” in continua trasformazione.
Conosciuta soprattutto come città di musica, teatro e soprattutto di grandi pensatori e studiosi – da Calvino a Rousseau, fino a De Saussure e Piaget – da alcuni anni Ginevra è diventata terra fertile e ospitale anche per l’arte contemporanea.
Certamente meno ricca di Basilea e meno blasonata di Zurigo, la piazza artistica ginevrina si distingue per la vitalità e il dinamismo. Un “museo in movimento” si autodefinisce, giustamente, il Museo d’arte moderna e contemporanea (Mamco) aperto nel 1994.
Assieme al Cac (Centro d’arte contemporanea) che offre esposizioni temporanee, il Mamco è situato in una vecchia fabbrica ribattezzata Bac (Bâtiment d’art contemporain). Forse un po’ troppo contagiati dalla moda americana degli acronimi culturali, i ginevrini hanno in ogni caso sviluppato anche il virus dell’arte.
Il Mamco è così diventato il più grande museo svizzero d’arte contemporanea, con una collezione di oltre 2500 opere esibite in uno spazio di 4000 m2.
Un museo in continua trasformazione
“Sarebbe stata chiaramente una bella cosa poter disporre di un nuovo edificio, come i prestigiosi musei di Bilbao, Londra o Basilea, costruiti negli ultimi tempi” sottolinea Christian Bernard, direttore del Mamco dalla sua apertura.
“Ma, in realtà, siamo contenti di operare in una vecchia fabbrica, poiché questo ambiente corrisponde meglio ai nostri metodi e ai nostri obbiettivi. Come un’officina, il museo vive in una fase di continua lavorazione e trasformazione.”
Per non rinnegare la sua natura, un museo d’arte contemporanea deve costantemente evolvere e rinnovarsi. Come un complesso macchinario d’arte, il Mamco si “rigenera” quasi completamente almeno una volta all’anno, al ritmo di tre esposizioni globali.
Un partner della produzione artistica
Così come la mancanza di un nuovo edificio, anche l’assenza di un’importante collezione iniziale si è praticamente trasformata in uno dei punti di forza del Mamco.
Costruendo progressivamente la sua collezione d’opere d’arte, in collaborazione con gli artisti e i privati, il museo è diventato un attore di primo piano della produzione artistica: il partner di un’attività creativa che, a volte, finanzia e, spesso, suscita.
Non è quindi cosa rara incontrare al Mamco il lungo codino di John M. Armleder o il volto di altri suoi colleghi, altrettanto o meno noti. L’intervento dell’artista non si limita infatti alla “fornitura” dell’opera.
Spazi affidati agli artisti
Il museo è suddiviso in una settantina di spazi espositivi, nelle quali, fin dove possibile, la cura e la presentazione delle opere viene affidata agli occhi e alle mani degli stessi creatori. E, in alcuni casi, anche in modo postumo.
Gli spazi dedicati a Philippe Thomas o Martin Kippenberger – che avevano collaborato intensamente con il Mamco – sono stati sistemati dopo la loro scomparsa seguendo la volontà o la memoria lasciate in eredità.
“Ai tempi, Pierre Bonnard si era creato grossi problemi perché andava spesso a ritoccare i suoi quadri nei musei. Personalmente, sarei molto contento se gli artisti venissero regolarmente a ritoccare le loro opere” afferma Christian Bernard.
Una messa in scena delle opere d’arte
Come in quasi tutti i centri d’arte contemporanea, buona parte dell’offerta artistica del Mamco può sollevare dubbi e critiche, ironia e incomprensione. Ma la capacità del museo di “mettere in scena” gli effetti più forti dell’arte contemporanea – mescolando sorpresa e ricerca, provocazione e riflessione – non può comunque lasciare indifferente nessuno.
Gli oggetti d’arte non sono quasi mai “abbandonati” per terra o appesi semplicemente ad un muro, in grandi sale. Il Mamco cerca invece di far “dialogare” le opere o di farle diventare le componenti di ambienti diversi, in locali che riproducono anche nelle loro dimensioni lo spazio famigliare.
Testimone delle forme emergenti
Amalgamando la produzione di artisti svizzeri e internazionali, più o meno affermati, il museo è chiamato inevitabilmente ad assumere un ruolo di guida in un mondo artistico che, mai come oggi, si muove su strade diverse ed effimere.
“Dobbiamo, in qualche modo, testimoniare delle forme emergenti della produzione artistica contemporanea” spiega Christian Bernard. “Ma non possiamo chiaramente determinare ciò che resterà tra 50 anni dell’arte di oggi”.
Secondo il direttore del Mamco, nessuno può permettersi di speculare sul futuro dell’arte. “Da secoli, i libri sono pieni di commenti critici smentiti dall’evoluzione dell’arte e i musei hanno depositi stracolmi di opere scelte per le generazioni seguenti”.
swissinfo, Armando Mombelli
1994: Inaugurazione del Museo d’arte moderna e contemporanea di Ginevra.
Il Mamco dispone di una collezione di 2500 opere, di cui i tre quarti appartengono a collezionisti e artisti.
I poteri pubblici ginevrini versano un contributo annuale di 2 milioni di franchi.
Su una superficie di 4000 m2, il Mamco comprende una settantina di spazi espositivi suddivisi su 4 piani.
Il museo rinnova ogni anno la sua offerta, al ritmo di tre esposizioni sull’arco di 12 mesi.
Le esposizioni del Mamco mettono a confronto artisti di notorietà, generazioni, culture e nazionalità diverse, tra cui Dennis Oppenheim, Claude Rutault, Siah Armajani, Martin Kippenberger, Claudio Parmiggiani, John M. Armleder.
Il museo rimande chiuso il lunedì.

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