Prospettive svizzere in 10 lingue

Quando tre castelli sono molto di più…

Sasso Corbaro, il "Castello di Cima", è stato inaugurato recentemente a Bellinzona swissinfo.ch

Catelgrande, Montebello, Sasso Corbaro: questi i nomi dei tre castelli di Bellinzona. Ma i tesori della capitale del Ticino sono anche patrimonio dell'umanità.

Nel 2000 i castelli furono infatti inseriti dall’UNESCO nei siti di interesse mondiale. E recentemente è stato inaugurato il “nuovo” Sasso Corbaro, dopo i lavori di valorizzazione.

Nel rilancio turistico di Bellinzona, che l’anno scorso ha vissuto dal profilo del turismo un anno d’oro con un record di peronottamenti, i tre castelli occupano indubbiamente un posto di rilievo.

Sono, insomma, i fiori all’occhiello della città. La cura che la capitale – e con essa anche il Cantone – dedica alla valorizzazione dei castelli, viene ben ripagato dal successo.

Il nuovo manto del “Castello di Cima”

E a proposito di valorizzazione, proprio recentemente è stata inaugurata la rinascita del Castello di Sasso Corbaro (o Castello di Cima, chiamato spesso anche così), quello più alto dei tre, che sovrasta l’intera città offrendo ai visitatori un panorama davvero impressionante.

Affidato all’architetta ticinese Paola Piffaretti, il progetto di valorizzazione ha davvero ridato lustro e luce ad un edificio che nel 1894 fu ritenuto “un rudere in procinto di crollare”.

Altro che rudere! Oggi il castello, che ospita anche un ristorante e degli spazi espositivi, ha ritrovato l’antico splendore attraverso interventi semplici, sobri, funzionali ed innovativi.

A sottolineare la valorizzazione della fortezza anche l’intervento di tipo paesaggistico: la collina, da tempo soffocata dalla vegetazione, è stata infatti rigenerata: la natura circostante è stata ripulita, la rete dei sentieri è stata ripristinata e sono stati creati dei posteggi.

Chiamato anche castello d’Untervaldo dal 1506 e castello di Santa Barbara dal 1818, il Castello di Sasso Corbaro si trova a sudest della città ed è situato nel punto più alto del dosso roccioso ed è sontuosamente immerso nel verde.

Castelgrande, il signore della città

Ristrutturato con grande maestria dall’architetto ticinese Aurelio Galfetti, Castelgrande è il primo dei tre castelli. E’ chiamato anche ” Castello vecchio” dal XIV/XV secolo, castello d’Uri dal 1506 e castello di San Michele dal 1818.

Situato in centro città, il Castello è un silenzioso testimone della vita quotidiana della città: ai piedi della sue pareti rocciose, in Piazza del Sole, la gente si incontra, si organizzano feste e concerti, si vive l’ormai celebre carnevale di Bellinzona. Per accedere al castello un ascensore inserito nella roccia salva i più pigri.

Castelgrande è pure spesso teatro di ricevimenti internazionali. Il 29 ottobre 1998, per esempio, un ospite illustre: il presidente francese Jacques Chirac, in visita ufficiale in Svizzera quando l’ex consigliere federale ticinese Flavio Cotti era presidente della Confederazione.

Un museo storico, un ristorante, un grottino, uno spazio multifunzionale sono inoltre parti integranti del Castello. Adagiato sull’ampia sommità del colle, il castello è protetto verso nord da pareti rocciose quasi verticali. E’ accessibile da sud su gradoni meno ripidi, ma sempre con discreta difficoltà.

Il “Castello di mezzo”, un po’ Cenerentola…

… e come Cenerentola il suo futuro sarà sicuramente radioso. Iniziare dalla fine, per un castello, può forse sembrare una storia strana. Ma l’auspicio espresso dalla presidente di Bellinzona Turismo, Flavia Marone, è come una finestra che si apre sull’avvenire.

“Speriamo che la prossima tappa della valorizzazione del patrimonio dell’UNESCO si apra con gli interventi al castello di Montebello”. Tanto più che gli interventi sono necessari. E non solo perché è l’UNESCO stesso a chiedere alle autorità dei luoghi “eletti” di promuoverne il patrimonio.

L’ imponente complesso di Montebello – detto nel 300 e nel 400 anche “Castello piccolo”, “Nuovo” o “di mezzo”, dal 1506 castello di Svitto, dal 1818 castello di San Martino – sorge su uno spuntone roccioso a est del nucleo urbano di Bellinzona.

Caduto in abbandono nel XIX secolo, intorno al 1900 Montebello offriva un quadro di sfacelo ormai imminente. Importanti restauri furono avviati a partire dal 1903, mentre tra il 1971 e il 1974 furono ristrutturati gli ambienti interni a scopi espositivi.

Oggi il castello ospita il Museo civico con la collezione archeologica; i reperti n mostra, comprendenti pezzi unici, provengono da necropoli preistoriche del Ticino. Ma non bisogna pensare che il castello non viva. Accoglie infatti numerose feste ed è spesso visitato per il suo museo.

swissinfo, Françoise Gehring, Bellinzona

Nel 1803 con la formazione del cantone Ticino i tre castelli divennero proprietà del nuovo Stato.
Montebello e Sasso Corbaro caddero vittime dell’incuria e intorno al 1900 versavano in condizioni di preoccupante degrado.
Dal 1813 il Castelgrande era adibito ad arsenale e a partire dal 1820 circa ospitò anche il penitenziario cantonale.
1982-1992: restauro integrale di Castelgrande.
1971-1974: ristrutturazione degli ambienti interni a scopi espositivi al Castello di Montebello.
1998-2006: valorizzazione completa del Sasso Corbaro.

I castelli di Bellinzona si annoverano fra le più mirabili testimonianze dell’architettura fortificata medievale in Svizzera. E oggi sono tra gli elementi trainanti del turismo.

La configurazione odierna, che ha le sue lontane origini in un nucleo tardo-antico sito sulla collina di Castelgrande, si deve sostanzialmente alla complessa attività edilizia promossa dai duchi di Milano nel Quattrocento.

I castelli di Bellinzona sono stati decretati dall’UNESCO patrimonio dell’umanità nel Duemila.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR