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Tappeto rosso a Parigi per Ferdinand Hodler

Il dipinto "Lago Lemano al tramonto" (1917) è precursore dell'astrattismo

Il Museo d'Orsay presenta una retrospettiva sul pittore svizzero con una selezione di ottanta dipinti che illustrano i diversi generi in cui si è cimentato. Trovano spazio anche disegni, taccuini e foto.

Per sottolineare il ritorno a Parigi dell’artista elvetico, le prefazioni del catalogo sono state curate dalla presidente Micheline Calmy Rey e dal suo omonimo francese Nicolas Sarkozy.

La mostra parigina rende finalmente giustizia al pittore svizzero. “La Nuit – spiega la conservatrice del museo Sylvie Patry – è uno dei dipinti più importanti di Hodler. Con l’autoritratto al centro riassume la sua vita, ma nel contempo ha una portata universale, poiché inventa un linguaggio nuovo”.

Questo quadro di grande formato che mostra con realismo i corpi nudi ed intrecciati di una coppia, nel 1891 era stato vietato nella Ginevra calvinista, vedendo in esso una manifesta “oscenità”. Ferdinand Hodler decide allora di mostrarlo al “Salon du Champ-de-Mars” di Parigi. “Questa prima esposizione – commenta a swissinfo Sylvie Patry – gli ha aperto le capitali europee e il circolo dei simbolisti come Rodin, Klimt e Puvis de Chavanne”.

Le successive grandi opere, troppo avanguardiste per la Svizzera, erano quindi destinate al pubblico parigino, come precisa Philippe Kaenel, professore di Storia dell’arte all’Università di Losanna. “Parigi è stata per Hodler, come per la maggior parte degli artisti dell’epoca, un trampolino di lancio. La Svizzera non offriva un sistema di esposizioni che gli consentisse un riconoscimento internazionale”.

Un primo successo nel 1983

L’imponente quadro, prestato come altri dal Museo delle Belle Arti di Berna, è stato restaurato in occasione della mostra parigina. Domina incontrastato sull’ottantina di opere che riassumono il lavoro del grande pittore, paesaggista e ritrattista.

Con questa esposizione, Parigi riscopre le grandi scuole straniere e il posto centrale occupato da Ferdinand Hodler, un artista di grande calibro a cui la Ville Lumière aveva dedicato una mostra nel 1983 al “Petit Palais”. Malgrado un buon successo di pubblico (50 mila visitatori), l’esposizione non aveva però dato a Hodler il posto che meritava. Da allora più nulla.

“Da vivo Hodler ha vissuto due momenti importanti a Parigi. Dal 1891 al 1900 – prosegue Sylvie Patry – espone regolarmente ma senza vendere i suoi quadri. Si orienta allora verso la Germania e l’Austria, dove ha più successo sia nei musei che presso i collezionisti”.

“Nel 1913 ritorna a Parigi, al Salon d’automne. Riceve persino – aggiunge la conservatrice – la Legione d’onore. Ma ancora nessun riconoscimento pubblico”.

Un doppio registro

Nella Svizzera dell’epoca, la vena simbolista di Hodler ha avuto una scarsa eco; il paese era troppo occupato a costruire la propria identità nazionale. Una ricerca che ha del resto spinto la Confederazione a creare le prime borse e a costituire i primi fondi con lo scopo di finanziare le grandi commissioni agli artisti.

È così che Hodler, parallelamente alla via simbolista che stava seguendo, ha concepito una serie di opere storiche e patriottiche monumentali, come gli affreschi del Museo nazionale svizzero a Zurigo o il padiglione delle Belle Arti dell’esposizione nazionale del 1896.

Questa parte dell’opera di Hodler non trova però spazio al Museo d’Orsay. Un peccato, secondo lo storico dell’arte Philippe Kaenel, il quale riconosce che questi “soggetti identitari passano ancora male al di fuori della Svizzera”.

Un’assenza che Sylvie Patry giustifica però così: “Le opere sulla battaglia di Marignano sono troppo monumentali per essere trasportate. Abbiamo così scelto la battaglia di Morat, l’ultima opera storica di Hodler. I numerosi paesaggi esposti a Parigi mostrano inoltre come la natura abbia contribuito a plasmare l’identità svizzera”.

Un ritorno pieno di elogi

Gli organi di informazione parigini hanno molto apprezzato la mostra attualmente in corso e riservato a Ferdinand Hodler un’accoglienza elogiativa; l’artista elvetico è del resto stato riscoperto anche nelle aste, dove batte record su record. Come mai?

Secondo Philippe Kaenel questo slancio per i quadri di Hodler, è legato al fatto che le opere diventano sempre più rare: “Sul mercato ce ne sono molto poche e il dipinto di un paesaggio, in modo particolare, assume il contorno di un evento. Si tratta inoltre di colmare un vuoto”.

Le opere di Hodler, molto numerose in Svizzera, sono però poco presenti nei musei stranieri, come per esempio in quelli francesi. Nel 2005 il Museo d’Orsay ha tuttavia acquistato un “Boscaiolo”.

Lo stesso discorso vale per i musei tedeschi e austriaci. “C’è però una ragione storica. Hodler – ricorda Philippe Kaenel – aveva protestato contro i bombardamenti della cattedrale di Reims durante la guerra. In seguito a questa protesta aveva perso la sua clientela tedesca e le sue opere erano state rimpatriate in Svizzera”.

Il verdetto del pubblico

Oggi tutte le condizioni sono riunite per riconciliare il pittore Ferdinand Hodler e la città di Parigi. “Per ora – indica una delle custodi del Museo d’Orsay – la maggioranza dei visitatori (circa 250 al giorno) sono turisti”.

In mezzo a giapponesi e americani che si facevano largo nelle sale, swissinfo si è imbattuto in un gruppo di vodesi entusiasti. Di francesi neanche l’ombra, anche se quel giorno la città era paralizzata dallo sciopero dei trasporti. I vodesi erano giunti a destinazione a bordo di un torpedone.

swissinfo, Isabelle Eichenberger, Parigi
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

Ferdinand Hodler nacsce a Berna il 14 marzo 1853 e muore a Ginevra il 19 maggio 1918, lasciando incompiute un discreto numero di opere che ritraggono la città.

All’età di 14 anni perde la sua famiglia e nel 1872 si trasferisce a Ginevra, dove fino al 1876 è allievo del pittore Barthélemy Menn. In questi anni è favorevolmente colpito dall’impressionismo e da alcuni grandi maestri del passato, in particolare da Albrecht Dürer.

Nel 1878 e nel 1879 viaggia in Spagna, dove può ammirare da vicino le opere di Diego Velázquez. Negli anni successivi cominciò a tenere mostre personali in alcuni importanti circoli culturali svizzeri.

Nel 1891 espone a Parigi il suo dipinto manifesto, “La Notte”, vietato a Ginevra. Successivamente, con l’avanguardia simbolista, espone le sue opere a Vienna, Berlino, Monaco. Parallelamente realizza, su commissioni pubbliche, opere monumentali dall’impronta patriottica e storica, contribuendo alla costruzione identitaria elvetica.

Date importanti:

1917: un anno prima della sua morte, una retrospettiva allestita a Zurigo propone 600 opere.
1983: esposizione al Petit Palais a Parigi.
1991: esposizione di dipinti storici alla Fondazione Gianada a Martigny.
2008: il Kunsthaus di Berna presenterà una retrospettiva che in seguito sarà proposta a Budapest, in Ungheria.

Il pittore svizzero Ferdinand Hodler è al centro di un’esposizione al Museo d’Orsay a Parigi, fino al 3 febbraio 2008.

L’esposizione propone ottanta dipinti (dal 1874 al 1918), due gabinetti d’arti grafiche e una quarantina di fotografie.

L’artista svizzero Helmut Federle, che si è ispirato alla pittura di Hodler, è stato invitato a presentare una tela e quatto disegni non figurativi che fanno da contraltare.

Il museo pariginO propone anche delle manifestazioni collaterali sulla Svizzera: musica (otto concerti fino al 24 gennaio), caffè letterario (8-16 dicembre), cinema (10-20 gennaio) e conferenze.

La fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia sostiene il progetto con un budget di 400 mila franchi.

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