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Keystone

Prima scrittori e scienziati. Ora manager e professori. La Svizzera è da sempre terra d'emigrazione per i tedeschi, una comunità discreta ma molto attiva.

Il numero di immigrati germanici è in crescita. Un flusso di lavoratori alimentato, da alcuni anni a questa parte, anche dagli accordi sulla libera circolazione.

Ai tedeschi sono spesso affidati impieghi per i quali non si trova personale svizzero, nell’interesse dell’economia elvetica. I tedeschi approfittano dal canto loro degli alti salari e di un tasso di imposizione fiscale relativamente basso.

Così si può riassumere con parole stringate la relazione simbiotica tra Svizzera e Germania. O meglio, tra il mondo del lavoro dell’una e i lavoratori dell’altra.

Il 10% delle industrie in mano tedesca

Già nel 19esimo secolo, la Svizzera si rivolge periodicamente alla Germania, alla ricerca di professori, ingegneri, medici e operai qualificati.

Non sorprende dunque che le associazioni di artigiani tedeschi a Zurigo, Basilea o Ginevra risultano spesso altrettanto numerose di quelle elvetiche. Qualche decennio più tardi, nel 1905, nella sola città di Zurigo si contano oltre 10’000 titolari d’azienda di nazionalità tedesca. Si stima che in quel periodo un’industria su dieci era in mano loro.

Lo scoppio della Prima guerra mondiale pone però un freno alla crescita della comunità germanica: numerosi tedeschi devono ritornare in patria e quelli che rimangono acquisiscono rapidamente la cittadinanza elvetica.

Gli effetti della libera circolazione

Dopo le parentesi legate alle guerre, il flusso migratorio prosegue a fasi alternate durante la seconda metà del 20esimo secolo, per poi accelerarsi all’inizio degli anni ’90: le conseguenze della caduta del Muro di Berlino sono percepite anche in Svizzera.

Delusi dai mancati benefici della riunificazione delle due Germanie, numerosi lavoratori varcano le frontiere in cerca di migliori opportunità. In dieci anni, dal 1990 al 2000, la comunità tedesca in Svizzera cresce così di oltre 25’000 unità.

«L’immigrazione tedesca è aumentata ulteriormente in questi ultimi 5-6 anni», indica a swissinfo Philippe Wanner, direttore del Forum svizzero per lo studio delle migrazioni, ricordando l’effetto dell’entrata in vigore degli Accordi bilaterali sulla libera circolazione delle persone, nel giugno del 2002.

Meta di imprenditori

Ma cosa rende le Svizzera una meta così attrattiva agli occhi dei tedeschi?

«Quando pongo questa domanda, la maggior parte di loro mi risponde: i salari sono alti e la Svizzera è, in fondo, un bel paese», afferma Franz Jaeger, professore di economia politica all’Università di San Gallo.

Inoltre, il mondo imprenditoriale germanico sta attraversando un periodo poco entusiasmante, vittima di una burocrazia dilagante e di una pressione fiscale elevata. «In Germania, la situazione per gli imprenditori e le persone qualificate è pessima», commenta Jaeger.

L’esodo di esperti che ne consegue è confermato dal responsabile della promozione della piazza economica svizzera in Europa: «Da cinque anni, sempre più imprenditori tedeschi scelgono la Svizzera quale terreno per i loro affari», afferma Manfred W. Herr dello Swiss Business Hub.

Dalle statistiche dell’Ufficio federale della migrazione, risulta che nel 2003, quasi 900 imprenditori e direttori tedeschi hanno imboccato la strada elvetica. Forse sulle orme di connazionali di successo quali Christoph Franz (amministratore delegato di Swiss) o Oswald Grübel (a capo di Credit Suisse Finacial Services).

Tanti professori per una cattedra

I lavoratori tedeschi non mirano solamente alle alte sfere dell’economia elvetica. Oltre al settore ospedaliero – dove i medici e il personale infermieristico germanico contribuiscono a colmare le lacune negli effettivi – molti immigrati sono attivi nell’insegnamento accademico.

Secondo il settimanale svizzero-tedesco «Weltwoche», nelle facoltà di scienze sociali e di lettere, la Svizzera è il paese che presenta la più alta densità di professori tedeschi (39%).

«Dai due terzi ai tre quarti delle candidature per una cattedra sono tedesche», aggiunge il professor Jaeger.

La salvezza culturale della Svizzera

Quindi, tedeschi in Svizzera per lavoro. Spesso, un buon lavoro. Ma ricoprire una carica importante basta per assicurarsi una comoda posizione anche nella società elvetica? In altri termini, è lecito parlare di «problemi di integrazione» per i tedeschi, un popolo culturalmente vicino, se non a tutti, almeno ad una vasta fetta della popolazione svizzera?

Di problemi, Franz Jaeger ne vede pochi, se non nessuno: «La collaborazione con i tedeschi avviene in modo ottimo grazie a una mentalità e a una lingua comune».

Paradossalmente – ma neanche così tanto ricordando le differenze fonetiche e lessicali tra il dialetto svizzero-tedesco e la lingua di Goethe – l’idioma può tuttavia essere fonte di attrito.

La parlantina dei tedeschi, più rapida e brillante, sarebbe percepita come arrogante dagli svizzeri tedeschi. Manfred W. Herr parla addirittura di un «complesso di Davide e Golia» per descrivere, non senza provocazione, il rapporto che intercorre tra i due.

Il direttore di Avenir Suisse Thomas Held spinge la provocazione all’eccesso, affermando – forse con il ricordo di illustri immigrati tedeschi come Friedrich Nietzsche, Hermann Hesse o Albert Einstein – che «i tedeschi sono la salvezza culturale della Svizzera».

swissinfo, Luigi Jorio

Negli ultimi tempi, i lavoratori tedeschi sono particolarmente richiesti dal settore alberghiero ed edile.

Cameriere e donne di servizio, in particolare dalla Germania dell’est, sono ricercate per la loro buona formazione e specializzazione, ma anche per il positivo spirito che dimostrano sul lavoro.

Numerosi muratori prendono invece la strada per la Svizzera anche perché il lavoro temporaneo nell’edilizia è proibito in Germania.

174’000 tedeschi (senza doppia nazionalità) risiedevano in Svizzera alla fine del 2006.
86’000 nel 1990 e 118’000 nel 1970.
In Ticino, i tedeschi sono invece circa 3’000.

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