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Gli incubi di un surrealista moderno

Giger davanti alla porta del giardino nella sua casa di Zurigo, dove vive da 37 anni swissinfo.ch

All'artista e designer svizzero Giger, famoso per le sue creature del film Alien, il Museo d'arte di Coira dedica una retrospettiva sulle sue prime opere.

swissinfo ha incontrato questo Hieronymus Bosch dei tempi moderni, descritto come «uno dei più originali visionari dell’arte della fine del XX secolo», nella sua casa di Zurigo per evocare la nuova esposizione e le sue radici artistiche.

La targa con la scritta «Attenzione al cane» sul portone principale della casa del maestro svizzero dell’orrore ha un non so che di sinistro. Improvvisamente la porta si apre, un gatto esce furtivamente e un anziano signore coi capelli bianchi e vestito di nero mi fa cenno di entrare.

«Mi scusi per il disordine. Per questa esposizione abbiamo ricevuto molti ospiti», ci dice Giger, spostando una pila di libri e dei bicchieri vuoti dalla sua scrivania. Sulle pareti spiccano i suoi disegni realizzati con l’aerografo. Qua e là qualche teschio. Ci sediamo su una delle sue sedie «Harkonnen», a forma di scheletro.

Il Museo d’arte dei Grigioni di Coira – la città natale di Giger – propone attualmente una retrospettiva dedicata ai suoi primi lavori, dal 1961 al 1976, prima che l’artista finisse sotto la luce dei riflettori grazie al film «Alien» di Ridley Scott.

I curatori del museo vogliono soprattutto mostrare che le opere della star non si limitano ai mostri dello spazio premiati con l’Oscar.

«Le prime creazioni di Giger anticipano tutti i suoi lavori successivi», afferma Beat Stutzer, direttore del Museo d’arte di Coira.

«Il suo realismo fantastico gli ha assicurato una posizione indipendente e non conformista in seno al mondo dell’arte. Il contenuto artistico e la portata dei suoi lavori sono però sottostimati».

Un’opinione condivisa anche da Clive Barker, leggenda vivente del filone horror: «Affermare che Giger è ‘l’artista di Alien’ è come dire che Michelangelo è solo lo scenografo del film ‘Il tormento e l’estasi’».

L’esposizione presenta olii su tela, sculture e disegni a inchiostro di Giger, accostati a lavori di artisti come Goya e Giovanni Battista Piranesi.

Ciò classifica l’opera di Giger in una piccola «storia dell’arte dell’orrore», aggiunge Stutzer.

Un’infanzia idilliaca

L’infanzia di Giger è stata «magnifica» e «piena di misteri e posti romantici», come afferma lo stesso artista.

Cosa ha fatto sì che il giovane Hansruedi, figlio di un farmacista, sviluppasse un simile fascino per tutto ciò che è tenebroso e strano?

«I posti che più mi piacevano erano quelli scuri», spiega Giger. «Porto abbigliamenti neri da quando sono capace di vestirmi da solo».

All’età di otto anni ha «una delle più intense esperienze» della sua vita quando ammira per la prima volta una mummia e un sarcofago egiziano in un museo di Coira. «Spesso la domenica mattina mi recavo da solo al museo», aggiunge.

Uno dei suoi piaceri giovanili è di mostrare ai suoi compagni il suo treno fantasma, da lui stesso creato. In seguito Giger scopre il jazz, che suona spesso con gli amici nella sua «camera oscura».

Malgrado l’infanzia idilliaca, Giger si descrive come «uno studente terribile». Così, dopo aver scoperto i suoi talenti di disegnatore, i genitori lo incoraggiano ad intraprendere degli studi di design industriale alla Scuola di arti applicate di Zurigo.

Incubi

Frequentando la Scuola d’arte per Giger si aprono nuovi orizzonti: scopre Sigmund Freud ed inizia a tenere un diario nel quale descrive tutti i suoi sogni. Più tardi comincia a soffrire di terrori notturni, che ispireranno molte delle sue creature.

Le opere di Giger non sono però solo influenzate dai suoi incubi, ma da tutta una serie di problematiche e paure proprie alla società contemporanea: rischi legati alla genetica, sovrappopolamento, corsa agli armamenti durante la Guerra fredda, sviluppo della robotica…

«Anche la morte e l’erotismo sono sempre stati elementi importanti della mia opera», aggiunge.

Tra gli artisti che all’inizio lo hanno più influenzato, Giger menziona Ernst Fuchs e Salvador Dalì, personaggi che ha anche avuto occasione di incontrare.

Durante gli anni ’70 affina la sua tecnica con l’aerografo – «uno strumento perfetto per le opere surrealiste» – creando monocromie di paesaggi da incubo e strane creature biomeccaniche, incroci tra corpi umani e macchine.

La mostra al Museo d’arte di Coira si ferma al 1976, prima che Giger diventi una star internazionale grazie appunto ad «Alien», un film di cui l’artista si «è stancato di parlare».

Da allora Giger ha lasciato da parte le aerografie. Oggi, oltre ad occuparsi del suo museo a La Gruyère, continua a disegnare e a firmare progetti meravigliosi e bizzarri, dalle chitarre rock ai grattaschiena Alien.

«Devo sempre far qualcosa», spiega il 67enne maestro dell’orrore.

swissinfo, Simon Bradley, Zurigo
(traduzione di Daniele Mariani)

Hansruedi Giger nasce a Coira, nel canton Grigioni, il 5 febbraio 1940.

Studia architettura e design industriale alla Scuola di arti applicate di Zurigo.

Nel 1966 inizia a lavorare come architetto d’interni, prima di diventare artista a tempo pieno due anni dopo.

Nel 1978 Ridley Scott lo contatta per partecipare al progetto «Alien». Giger disegna la maggior parte delle creature e delle scenografie, ciò che gli varrà due premi Oscar.

L’esposizione «HR Giger – Le opere prima di Alien, 1961 – 1976» è organizzata al Museo d’arte dei Grigioni a Coira dal 30 giugno al 9 settembre 2007.

Il museo è aperto dal martedì al sabato (10h – 17h)

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