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Il Teatro alla Scala torna in scena

Il tempio mondiale dell'opera swissinfo.ch

Un ambiente scarlatto punteggiato d’oro. Lampadari di cristallo avvolti nel cellofan. Specchi velati dalla polvere del cantiere.

Si presentava così il Teatro alla Scala di Milano nei giorni precedenti l’inaugurazione ufficiale.

Un appuntamento, quello del 7 dicembre, che i milanesi attendono con impazienza: dopo gli imponenti interventi di restauro – compresi quelli curati dall’architetto ticinese Mario Botta – la Scala torna finalmente al suo pubblico.

Un cantiere molto speciale



I lavori di ristrutturazione e di restauro del più importante teatro del mondo erano iniziati nell’aprile del 2002 e sono durati 912 giorni. L’intervento, costato 60,5 milioni di euro, ha riguardato il restauro conservativo del bene architettonico, la ristrutturazione della torre scenica, della macchina scenica e della zona servizi.

E’ il 19 novembre. Puntuale come un orologio, il sindaco di Milano Gabriele Albertini entra spedito nell’atrio del Teatro alla Scala trasformato, per l’occasione, in una piccola sala conferenze per accogliere la stampa estera.

Berretto, giubbottino blu, Albertini si fa strada tra scatoloni, attrezzi da lavoro, telecamere e operai intenti nel loro lavoro: le loro mani non si fermano mai. E’ infatti iniziata la corsa contro il tempo per portare a termine le ultime cose. Il grande giorno è vicino e tutto deve essere perfetto.

Comunque maestoso



Eppure, anche in mezzo a tanta polvere e caos, il Teatro appare maestoso. Rosso e oro sono i colori dominanti. I cristalli rinviano riflessi di luce, mentre le logge avvolte nei velluti e nelle tappezzerie damascate sembrano delle aristocratiche signore. E gli operai sulle impalcature della macchina scenica ricordano gli uccelli.

Si mormora che di lì a poco il maestro Riccardo Muti voglia fare delle prove con i suoi orchestrali. L’acustica dovrebbe essere di gran lunga migliore di prima. Mario Botta ha infatti fatto levare la moquette del pavimento. Un’assurdità in un teatro dove l’Opera è diva.

Gabriele Albertini è visibilmente soddisfatto e compiaciuto quando prende la parola. Come dargli torto: i lavori di restauro sono stati ultimati rispettando i termini e superando di poco i preventivi. Certo, qualche sassolino dalla scarpa se lo toglie alludendo ai ricorsi inoltrati dall’opposizione di centro-sinistra e respinti dalla magistratura.

“Miracolo a Milano”



Ma volta subito pagina per presentare alla stampa il gioiello di Milano che ora, grazie a Mario Botta, è anche un po’ svizzero. E il sindaco non esita a parlare di “miracolo” e di “efficienza asburgica”.

“Quello che è avvenuto in questi trenta mesi – afferma Gabriele Albertini rivolgendosi ai giornalisti – per quanto interessante per la cronaca, credo che interessi soprattutto la storia”.

“Quanto è avvenuto in questi mesi di lavoro indefesso, ha un solo precedente: 3 agosto 1778, ossia l’anno di inaugurazione di questo Teatro voluto da Maria Teresa d’Austria”.

Tre gli aggettivi scelti dal sindaco come sintesi: vecchio, antico, nuovo. “Abbiamo distrutto il vecchio, una macchina scenica obsoleta costruita in fasi successive e rimodernata, ma mai all’altezza della modernità della produzione teatrale. Oggi la restituiamo – spiega Albertini – con una tecnologia unica che consente una straordinaria duttilità alla rappresentazione teatrale”.

La forza del nuovo



Il nuovo però va oltre: interessa i servizi di scena e di sicurezza, il comfort degli spettatori e degli impiegati del teatro. “E per quanto riguarda l’antico – precisa il sindaco – tutto quello che è stato rinvenuto precedente il 1900 è stato portato alla luce. Come i mosaici, il seminato veneziano dei corridoi, il cotto lombardo originario del Piermarini”.

E poi c’è naturalmente la nuova torre scenica, progettata dall’architetto ticinese Mario Botta, che costituisce l’intervento edilizio più importante. La torre è un volume puro, un cubo. Mentre l’ellisse che sovrasta l’ala ottocentesca del Teatro contiene gli uffici e i servizi.

Un accostamento tra l’antico e il moderno particolarmente apprezzato dal sindaco Albertini che parla di “intervento ardito, artisticamente importante”.

Visibilmente emozionato, Gabriele Albertini conclude spendendo calorose parole di ringraziamento per “le migliaia di lavoratori che senza apparire sui media hanno lasciato una traccia indelebile”.

“Qualcuno ha scritto: sui libri restano i nomi dei monarchi. Ma io voglio dire questo: ci sono state persone che ci hanno consentito di raccogliere questo successo. Anzi, lo hanno fatto. Spostando le pietre”.

swissinfo, Françoise Gehring, Milano

Durata dei lavori: 912 giorni
Altezza della torre scenica: 56 metri
Ampiezza del palcoscenico: 1.650 metri quadri con sezioni che si possono alzare di 2 metri e sprofondare di 18
Pavimento platea sala teatrale: 450 metri quadri
Pavimenti ridotti palchi e gallerie: 850 metri quadri

Durante i lavori alla Scala, le rappresentazioni si sono tenute al Teatro degli Arcimboldi.

E ora, dopo 30 mesi, il grande ritorno alle origini: il 7 dicembre il nuovo Teatro alla Scala verrà ufficialmente inaugurato.

E per l’occasione il maestro Riccardo Muti ha scelto la stessa opera voluta il 3 agosto 1778 da Maria Teresa d’Austria: l’”Europa riconosciuta” di Antonio Salieri.

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