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Le Alpi “Pop”

Haim Franz Anton (1830-1890): Alpfahrt swissinfo.ch

Affinità nascoste tra Andy Warhol e la pittura alpestre del 19° secolo in mostra al museo di San Gallo. Fino all'8 settembre.

Lontani parenti

Cosa avranno in comune le serigrafie di Andy Warhol degli anni ’60 e ’70 con le ingenue visioni alpestri della pittura ottocentesca del Toggenburgo e di Appenzello? A prima vista nulla. Eppure nella storia dell’arte, con un po’ d’immaginazione e soprattutto di studio, si riescono a trovare sempre nuovi fili rossi per unire anche ciò che sembra più lontano.

Intanto Andy Warhol è il padre della Pop art, che significa arte popolare. Da popolare a folkloristico il passo è breve. Se pensiamo che la cinquantina di pittori tradizionali appenzellesi e del Toggenburgo riuniti a San Gallo dipingevano scene di vita quotidiana sul cartone e non disdegnano nemmeno mobili e suppellettili, il nesso “popolare” diventa ancora più palese.

Warhol si lasciava ispirare dalla civiltà dei consumi, dal cinema, dalla politica, dalla pubblicità: le sue lattine di minestra condensata sono diventate delle icone. D’altro canto, sono pure icone di un mondo (per noi) “idilliaco” le opere dei pittori popolari del 19° secolo esposte al museo di San Gallo.

Ripetizione e gusto per la decorazione

Altra analogia: Andy Warhol, con le sue serigrafie, usava abbondantemente il principio della ripetizione e della serialità. La sua inoltre è un’arte grafica, bidimensionale molto decorativa. Pochi motivi presi dalla vita quotidiana ripetuti con variazioni di colore o di tecnica.

Stesso uso della serialità (e bidimensionalità) nelle scene alpestri: sagome, mascherine e stampini impiegati non solo nei motivi decorativi e nei fregi, ma anche ad esempio nelle lunghe “panoramiche” di mandrie prodotte in serie da pittori come Bartholomäus Lämmler.

Cowboys e fattorie

Oltre alle analogie tecniche ve ne sono naturalmente anche di tematiche: “Cows”, “Cowboys”, “Flowers” di Warhol trovano il loro corrispettivo naturale nelle scene campestri, nelle rappresentazioni di fattorie e del lavoro dei contadini dei dipinti ottocenteschi.

Nella mostra di San Gallo inoltre i ritratti dell’artista americano, come quello di Jackie Onassis, dialogano con quelli di contadini in abito tradizionale. Ma l’elemento forse più generale di affinità è il tocco “naive”, che se era ingenuo nel 19° secolo, è stato invece utilizzato nel 20° secolo con molta astuzia e persino un po’ di snobismo.

Alpen-Pop fino al 8 settembre al Kunstmuseum di San Gallo, Museumstrasse 32, San Gallo.

Raffaella Rossello

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