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New York sbarca a Losanna

The Lower East Side, 1900. Museo Elysée, auteur anonyme, procédé photochrome

Un'esposizione appassionante, che mette al centro corpi e volti in movimento.

New York, città fotogenica per eccellenza, è al Musée de l’Elysée di Losanna.

È la capitale della fotografia: la metropoli che forse più di tutte ha sollecitato la fantasia e la curiosità degli artisti della visione. New York sbarca a Losanna, nella bellissima cornice del Musée de l’Elysée: una villa neo-classica, circondata da giardini all’italiana che guardano il lago.

Non grattacieli, ma corpi in movimento

In mostra, per una volta, non ci sono architetture: al posto della celebre skyline (quel cielo inconfondibile, sfidato dai grattacieli) ci sono strade animate da visi e corpi in movimento.

L’esposizione è cronologica e racconta cento anni e qualche scampolo: 1900-2000, con pochi sconfinamenti resi obbligati dalla storia recente, quell’11 settembre che ha cambiato il profilo della città e minaccia di stravolgere l’equilibrio geopolitico del pianeta.

Il punto di vista del marciapiede

Cento opere per sessanta artisti che hanno scelto “il punto di vista del marciapiede”, spiega il curatore, il critico d’arte americano Max Kozloff. “È la fotografia di scuola umanista, che privilegia l’essere umano e si occupa degli oggetti solo in virtù della loro relazione con chi li costruisce e li fa vivere”.

Un percorso affascinante, dalla City of ambition (la città dell’ambizione) targata 1910 alla Grande Depressione, da Chinatown alla Fifth Avenue, che nel 1948 già era gremita di un popolo laborioso e ancora molto ambizioso. È la società urbana: un calderone di nazionalità e colori senza i quali New York non esisterebbe.

La fotografia vicina alla gente


I fotografi selezionati da Max Kozloff hanno un denominatore comune: sono attivisti sociali, persone sensibili ai valori democratici. Si mescolano ai neri del Bronx, vanno a mettere il naso nelle feste popolari che invadono Little Italy, il quartiere italiano. Si appostano a Coney Island, la spiaggia dei poveri, oppure nelle sale della dogana di Ellis Island ed ecco immagini seppiate che mostrano gli occhi sgranati, quasi affamati, delle famiglie venute a cercare fortuna in America.

Negli anni trenta, New York già era un mosaico di insegne luminose: quelle del sogno americano, dei musicals e delle pubblicità di gusto ormai retrò, che promettono denti smaglianti grazie al miracoloso “dentifricio antisettico”. Max Kozloff spiega di avere cercato fotografie “che raccontano una storia, spesso grazie alla battaglia di parole che si intreccia con il paesaggio”.

Immagini dai molti piani di lettura, con giochi di specchi e citazioni per uno sguardo talvolta ironico, come quello di Arthur Fellig, che nel 1942 ferma l’attimo mentre la polizia porta via un cadavere e sullo sfondo beffardo il cartellone del teatro Tudor promette “la gioia di vivere”.

New York, città di storie spesso dolorose

Artisti, ballerine, registi. Ecco Sergei Eisenstein che nel 1930 si fa radere sul tetto dello studio della fotografa Margaret Bourke-White: sullo sfondo c’è Manhattan, il cielo grigio di fumo e palazzi.

New York come città del realismo: città di storie vere, spesso dolorose. Una metropoli nervosa, inquieta e paradossale. Un filo rosso che ci porta all’esplosione di colore e azione degli anni ottanta con la famosa immagine di Nan Goldin, “Misty in Sheridan Square”: in primo piano un travestito dai capelli blu e dai seni asimmetrici di silicone, dietro un poliziotto che sorride, immerso negli immancabili cartelloni pubblicitari. Oppure il Gay Pride a Central Park, anno del Signore 1992: nell’obiettivo di Bruce Davidson si staglia un bacio appassionato fra due uomini mentre alle loro spalle un signore anziano si dedica al pic-nic, surreale nella sua assoluta mediocrità.

Il progetto è stato sostenuto dal Jewish Museum di New York, il museo ebraico, e da numerosi collezionisti privati. Sono ebrei, d’altronde, molti degli artisti messi insieme da Kozloff, che ha cercato di “rintracciare l’influenza ebraica nella visione di una città meravigliosa”. E se alcuni sono entrati nella storia della fotografia, in mostra ci sono le loro creazioni meno celebri, mescolate con artisti anonimi o solo di passaggio nella capitale della fotografia.

swissinfo, Serena Tinari, Losanna

New York, la capitale della fotografia, è al Musée de l’Elysée di Losanna fino al 9 giugno 2003.

La mostra cronologica (dal 1900 al 2000) privilegia foto di strade animate, visi e corpi in movimento.

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