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Nigeriani in cerca d’asilo, problema complesso

Un nigeriano attende la decisione delle autorità in un centro d'accoglienza per richiedenti l'asilo Keystone

La Confederazione vuole procedure di rimpatrio più rapide per i richiedenti l'asilo respinti. Il dito è puntato soprattutto contro i nigeriani. Le associazioni di aiuto ai rifugiati ammoniscono: il problema è complesso e una procedura abbreviata comporta dei rischi.

«Non arrivano qui come rifugiati, arrivano per fare affari illegali». A dirlo, in un’intervista alla NZZ am Sonntag, è Alard du Bois-Reymond, il nuovo direttore dell’Ufficio federale della migrazione (UFM). Il soggetto? I richiedenti l’asilo provenienti dalla Nigeria.

«Buona parte di queste persone si dà alla piccola criminalità o è attiva nel commercio di stupefacenti. Questa – sostiene du Bois-Reymond – è la triste realtà». Per contrastarla, l’UFM intende ricorrere a rappresentanti della Confederazione e dei cantoni. Entro l’estate, il gruppo dovrebbe proporre delle misure in grado di accelerare le procedure d’asilo e garantire un rimpatrio più rapido in caso di decisione negativa.

Fare la cosa giusta

È arrivato il momento di «prendere in mano gli strumenti giusti», afferma Hans Fehr, deputato dell’Unione democratica di centro (UDC, destra nazional-conservatrice). Da anni, Fehr e il suo partito chiedono maggior durezza nei confronti dei richiedenti l’asilo che infrangono la legge. «Si tratta di procurarsi i documenti e stabilire l’identità di queste persone. È ora di agire».

Le cose però – ammonisce l’Organizzazione svizzera per l’aiuto ai rifugiati (Osar) – non sono così semplici. «Ci sono stati altri direttori dell’UFM che hanno cercato con tutte le loro forze una soluzione», dice a swissinfo Beat Meiner, segretario generale dell’Osar. «Altre autorità, di altri paesi, sono confrontate con la stessa situazione. Se Alard du Bois-Reymond riuscisse a risolvere il problema, sarebbe una persona molto richiesta».

Per il deputato socialista Andy Tschümperlin, «in determinate situazioni» è senz’altro «importante e giusto» agire con una certa durezza. «Ma non bisogna dimenticare che i casi devono essere giudicati singolarmente e che questo richiede del tempo».

I tempi della giustizia

È proprio sul fattore tempo che vorrebbe intervenire il direttore dell’UFM. «È un dato di fatto: ci sono richiedenti l’asilo nigeriani che si prendono gioco dell’ingenuità degli svizzeri e che sfruttano le debolezze della procedura. È chiaro che il nostro paese è troppo interessante per chi è intenzionato a depositare una domanda d’asilo truffaldina. La Svizzera lascia a disposizione di queste persone troppo tempo, tempo usato per loschi affari».

Anche Meiner ritiene che «chi non ha un effettivo bisogno di protezione e, inoltre, si dà ad attività criminali deve andarsene al più presto». Se questo non avvenisse, spiega il segretario generale dell’Osar, «si nuocerebbe enormemente alla causa dei rifugiati».

Per l’Osar è però chiaro che «la procedura d’asilo deve rispettare le esigenze di uno stato di diritto». Per Meiner, ciò significa che «deve esserci un procedura legale che permetta alla giustizia di correggere eventuali errori delle autorità».

Maggioranza di richieste respinte

«Ci sono buoni motivi per fuggire dalla Nigeria», aggiunge Meiner ricordando la «situazione drammatica dei diritti umani e l’estrema povertà» che caratterizzano il paese africano, un gigante con 150 milioni di abitanti e più di 400 gruppi etnici. In Nigeria, conflitti armati, torture e persecuzioni sono all’ordine del giorno.

Tuttavia, nel 2009, la Svizzera ha accolto solo un richiedente l’asilo nigeriano. Sei sono stati ammessi in via provvisoria. Gli altri richiedenti, poco meno di 1800, sono stati respinti.

Storie inventate

Il motivo è da ricercare soprattutto nelle storie raccontate durante la procedura d’asilo, «storie brevi, stereotipate e non credibili», spiega Meiner, come se la maggior parte dei nigeriani non avesse una biografia reale. «Probabilmente, le decisioni negative prese sulla base di queste storie sono giuste. Anche i collaboratori delle associazioni di aiuto ai rifugiati, che assistono ai colloqui con le autorità, sono di questo parere».

L’Osar e le altre associazioni attive nel settore non sanno spiegare «in modo fondato» perché i richiedenti l’asilo nigeriani rifiutino di raccontare la loro vera storia. «L’unica cosa certa», afferma Meiner, «è che queste persone devono procurarsi molto denaro per finanziare il loro viaggio in Europa».

Fattore paura

In gioco ci sono forse anche religione e magia; chi parte potrebbe essere stato costretto ad un giuramento. «Probabilmente, per motivi che noi non possiamo capire, queste persone hanno paura di parlare», dice Meiner. «E allora tacciono».

C’è poi l’aspetto dei documenti mancanti che, nel caso di un rifiuto della richiesta d’asilo, pone dei problemi alla Svizzera. I paesi di provenienza dei richiedenti l’asilo, infatti, accettano di rimpatriali solo se la loro identità – e quindi la loro cittadinanza – è stata accertata.

Andreas Keiser, swissinfo.ch
(traduzione: Doris Lucini)

Nel 2009, 16’005 persone hanno depositato una richiesta d’asilo in Svizzera.

Ciò corrisponde ad un calo del 3,6% rispetto all’anno precedente.

Con 1’786 richieste depositate, la Nigeria è diventata il paese di provenienza più rappresentato.

Rispetto al 2008, il numero di nigeriani richiedenti l’asilo è aumentato dell’80,8%. Il motivo è da ricercare nella crisi economica che ha colpito in modo più marcato l’Italia e la Spagna, tradizionali destinazioni dei nigeriani in Europa.

La politica d’asilo svizzera nei confronti di cittadini nigeriani corrisponde a quella di altri paesi europei.

Le richieste di nigeriani hanno poche possibilità di essere accolte.

Nel 2009 sono stati trattati 1’808 dossier. In 1’701 casi c’è stata una decisione di non entrata nel merito. 70 richieste sono state respinte, 36 sono state ritirate o cancellate.

Solo in un caso è stato concesso l’asilo. Sei persone, la cui richiesta d’asilo è stata respinta, hanno ottenuto un’ammissione provvisoria.

49 anni, laureato in economica politica, Alard du Bois-Reymond è direttore dell’Ufficio federale della migrazione dal 1° gennaio 2010.

In precedenza è stato vicedirettore dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali, all’interno del quale guidava la sezione Assicurazione invalidità.

Dal 1999 al 2004 ha diretto Pro Infirmis, organizzazione che si occupa di portatori di handicap.

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