Prospettive svizzere in 10 lingue

Omaggio a Picasso nel giubileo del Kunsthaus

Come la mostra del 1932 nell'immagine, anche l'esposizione attuale al Kunsthaus di Zurigo offre la possibilità di apprezzare una selezione completa delle opere dell'artista spagnolo. Kunsthaus Zürich

È con una nuova mostra dedicata a Pablo Picasso e alla sua prima grande esposizione museale presentata proprio al Kunsthaus di Zurigo nel 1932, che il museo zurighese culmina i festeggiamenti per il centenario della sua apertura.

Non è un caso che il museo in stile liberty dell’Heimplatz – costruito dall’architetto svizzero Karl Moser (1860-1936) e inaugurato nel 1910 – abbia scelto di coronare il suo giubileo con una mostra che ricorda e ricostruisce la memorabile esposizione che nel 1932 rese omaggio a Pablo Picasso (1881-1973).

Il Kunsthaus fu infatti la prima struttura istituzionale al mondo a presentare un’imponente retrospettiva dell’artista spagnolo e quella mostra marcò in maniera significativa e indelebile non soltanto il percorso del museo zurighese ma amplificò in modo straordinario la ricezione che il pubblico aveva di Picasso aprendo alla sua opera le strade del mondo.

Una rivoluzione: l’artista sceglie le sue opere

Già agli albori della sua storia il Kunsthaus si contraddistinse per una grande apertura nei confronti dei linguaggi artistici nuovi, ma lo spunto per allestire una mostra a Picasso, ormai indiscussa figura di punta dell’avanguardia del primo novecento, arrivò da Parigi.

Le foto e i documenti sistemati nella prima sala dell’attuale allestimento, ricordano infatti che la mostra zurighese del ‘32 fu preceduta a giugno dello stesso anno da una grande esposizione a lui dedicata, alla galleria parigina Georges Petit. E Wilhelm Wartmann, allora direttore del Kunsthaus e presente all’inaugurazione, propose a Picasso di allestire la mostra a Zurigo.

Tra il settembre e il novembre del 1932 il museo zurighese aprì le porte alle sue opere e a rendere memorabile quella retrospettiva, come ricorda a swissinfo.ch Tobia Bezzola curatore insieme a Simonetta Fraquelli dell’attuale ricostruzione, fu il fatto che “per il Kunsthaus, ma anche sul piano internazionale, si trattò di una delle prime grandi mostre concepite e realizzate in stretta collaborazione con un artista.”

Fino a quel momento infatti erano sempre stati i direttori dei musei a decidere quali opere esporre, ma Wartmann decise di lasciar mano libera a Picasso. E per far posto ai suoi 225 lavori – di cui 56 di proprietà dell’artista – il Kunsthaus dovette smontare l’intera collezione permanete.

Un evento atteso

Non sorprende quindi che il pubblico abbia manifestato un grande interesse per questo evento – in 9 settimane, con una proroga di 14giorni, la mostra attirò 34mila persone – e nemmeno che i visitatori abbiano atteso con altrettanta curiosità lo sguardo soggettivo con cui lo spagnolo proponeva la propria arte.

Anche la stampa, come documentano alcuni articoli e foto d’epoca, seguì passo per passo l’arrivo del maestro e la sua permanenza zurighese. Ma non tutti seppero riconoscere la genialità di Picasso e addirittura C.G. Jung, giudicò il pittore semplicemente ‘schizofrenico’, come si legge in un articolo del 13 novembre pubblicato dalla Neue Zürcher Zeitung.

“Bisogna dire che Jung non parlava per l’opinione pubblica zurighese. Il pubblico dimostrò molta curiosità e accolse bene l’artista” ricorda Bezzola. “Picasso era già conosciuto e la Svizzera era molto avanzata nella circolazione dell’arte moderna; c’erano collezionisti, e molte mostre. Ciò che sconvolse di più la gente fu però il lavoro più recente, quello in cui l’artista utilizzò allo stesso tempo più stili in parallelo.”

La scelta delle opere

Agli organizzatori è stato chiaro fin dall’inizio che una ricostruzione completa della mostra del ‘32 oggi era impossibile, troppi e insormontabili gli scogli finanziari e logistici. Ma i 30 disegni e i 70 dipinti proposti, ricostruiscono in maniera coerente le scelte fatte dall’artista.

“Picasso voleva mettere in mostra le sue opere contemporanee e ha scelto i lavori in base anche a quello che lui stava facendo al momento”, ci spiega Simonetta Fraquelli. “Ha privilegiato molto il cubismo ma anche il neoclassicismo degli anni 20 e sono molte le opere di filo surrealista del tardo anni 20. Questi erano i momenti che lui ha voluto evidenziare nella sua mostra e noi abbiamo replicato quel profilo.”

Sebbene siano effettivamente questi i periodi meglio documentati, sono presenti anche alcuni lavori giovanili che risentono ancora degli influssi di artisti quali Van Gogh o Gaugain, come mostrano le coloratissime danzatrici che fanno corona al ritratto di Gustave Coquiot (1901). Ma sono visibili anche alcune rappresentazioni della vita parigina, ispirate sia dai primi soggiorni dell’artista nella capitale francese che dai lavori di Toulouse-Lautrec.

Abbastanza ridotto è invece lo spazio riservato ai lavori dei cosiddetti periodi Blu e Rosa, molto apprezzati dal pubblico contemporaneo ma ai quali l’artista sembra aver riservato uno sguardo quasi indifferente. Come sottolineato dalle opere presenti, pare che per Picasso sia stato il salto al cubismo a rappresentare l’inizio vero e proprio del suo lavoro.

Il filo classico

Questa apertura al linguaggio cubista, che si compie tra il 1907 e il 1920, è documentata da un numero consistente e rappresentativo di opere che permette di seguire passo a passo lo sviluppo dal primo cubismo verso le fasi successive in cui l’artista comincia a smembrare le forme, sia delle figure che degli oggetti, per vederle da vari punti di vista.

“Nonostante la rivoluzione del modo in cui Picasso percepiva il mondo attorno a sé, c’è in queste opere anche una sorta di classicismo, di purezza, e questo filo classico lo si vede in tutta la mostra, specialmente negli anni 20”, sottolinea la Fraquelli. “Anche con le opere del 32 c’è il ritorno -sebbene sotto la veste del surrealismo- di un filo classico. E penso sia quello un po’ il profilo che Picasso abbia voluto evidenziare nella mostra del 32.”

Da Tête de femme, uno studio del 1907 in cui risulta ancora evidente l’influenza dell’arte africana, a l’Homme à la clarinette (1911-12), definito da Breton “uno dei più bei dipinti cubisti”, a Guitare sur un guéridon (1915), opera che il Kusthaus acquistò proprio in occasione della mostra del 32, o ancora a L’italienne (1917), la lista dei capolavori è lunga.

Dopo la breve fase classicista del 1917 e 18 – per altro ripresa anche 10 anni più tardi-, Picasso si avvicinò al Surrealismo senza diventare però un membro ufficiale del movimento. Questo periodo, che ebbe inizio alla fine degli anni 20 e si protrasse fino al 1937 dando vita a un nuovo genere di composizioni fantastiche, nella mostra è documentato da capolavori quali ad esempio Nu debout au bord de la mer (1929) o Le peintre et son modèle (1927), un’opera mostrata raramente in Europa e che, con i suoi 2.14 x 2 m, rappresenta oggi come nel 1932 il formato più grande dell’esposizione.

Pablo Picasso nasce a Malaga il 25 ottobre 1881. Il padre, professore di disegno, gli insegna molto presto a dipingere. Frequenta la scuola d’arte di Barcellona e a 16 anni è all’Accademia di Madrid.

Si rivela presto un ‘enfant prodige’, una forza della natura che nel giro di pochi anni diventa una delle figure di punta della nouvelle art e non lascia indifferente nessuno dei suoi contemporanei.

Nel 1901 debutta con il cosiddetto Periodo Blu in cui sviluppa uno stile originale. Nel 1904 si trasferisce definitivamente a Parigi e un anno dopo ha inizio il Periodo Rosa. Verso la fine del decennio rompe con l’estetismo tradizionale e insieme a George Braque fonda il cubismo, ricerca che lo impegna fino all’inizio della 1a guerra mondiale. A questo periodo fanno seguito prima una fase classicista e poi una surrealista.

Negli anni 30 partecipa attivamente alla resistenza contro il regime di Franco e nel 1937 realizza il monumentale Guernica, un dipinto di grande formato in cui tratteggia l’orrore della guerra civile spagnola.

Muore a Mougins vicino a Cannes l’8 aprile 1973.

La mostra dedicata a Pablo Picasso in corso al Kunsthaus di Zurigo rimarrà aperta fino al 30 gennaio 2011. Si tratta di un evento unico, visibile solo a Zurigo, che propone oltre 70 dipinti famosi più ca.30 disegni, oltre a fotografie e documenti d’epoca.

Presenti tutte le fasi artistiche dello spagnolo: opere giovanili, alcuni lavori singoli dei periodi Blu e Rosa, capolavori eccezionali del Classicismo e del Surrealismo e un cospicuo numero di opere cubiste, tutti pezzi che Picasso stesso scelse anche per la mostra del 1932.

L’esposizione si avvale del prestito di prestigiosi musei tra cui il Museum of Modern Art e il Metropolitan Museum di New York, la Tate Modern di Londra, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, il Contemporary Museum of Art di Teheran ed altri. Vi sono esposte anche opere mostrate di rado, provenienti da collezioni private europee e d’oltreoceano.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR