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Vince la destra conservatrice, crollano i partiti ecologisti

destra conservatrice esulta
La destra conservatrice risulta la grande vincitrice di queste elezioni federali, con una crescita del 3,3% rispetto al 2019 e un guadagno di otto seggi, secondo le proiezioni nazionali. Christian Merz/Keystone

La destra conservatrice è la grande vincitrice delle elezioni federali, mentre i Verdi arretrano significativamente e anche i Verdi liberali registrano un'importante perdita di seggi. Il Partito socialista è in lieve crescita e il Centro si avvicina ai liberali in quanto terza forza politica del Paese.

Gli ultimi sviluppi: 

  • I risultati definitivi per il Consiglio nazionale danno la destra conservatrice dell’Unione democratica di centro (UDC) come la grande vincitrice con il 27,9%* di voti e nove seggi in più.
  • Il Partito dei Verdi arretra significativamente, scendendo al 9,8% di voti. Perde cinque seggi al Nazionale.
  • Il Partito liberale radicale (PLR) perde un seggio ma ottiene più voti del Centro, che ne ha comunque guadagnato uno.
  • Il Partito socialista (PS) guadagna l’1,5% e due seggi.
  • Nonostante un arretramento solo dello 0,2%, il Partito verde liberale (PVL) perde sei seggi.
  • Per conoscere la composizione definitiva del Consiglio degli Stati (Camera alta, 46 seggi) bisognerà aspettare, poiché in diversi Cantoni sarà necessario un secondo turno. 

Scoprite tutto quello che c’è da sapere sulle elezioni parlamentari svizzere e perché sono così importanti:

I maggiori partiti svizzeri e il loro posizionamento

UDC: Unione democratica di centro – destra conservatrice

PS: Partito socialista – sinistra

PLR: Partito liberale radicale – destra

Il Centro: centro

PES: Partito ecologista svizzero (Verdi) – sinistra

PVL: Partito verde liberale – centro

L’onda verde si arresta, il PLR rimane davanti al Centro

I dati percentuali definitivi pubblicati dall’Ufficio federale di statistica* per la Camera bassa del Parlamento confermano la vittoria dell’UDC. Il partito della destra conservatrice avanza del 2,3% passando al 27,9% dei voti. In crescita anche il PS, che guadagna l’1,5% toccando il 18,3% e rimanendo il secondo partito nazionale.

Il Centro (14,1%) non riesce a scavalcare il PLR (14,3%), ma ottiene comunque un seggio in più mentre i liberali radicali ne perdono uno. I grandi sconfitti sono invece i Verdi, che perdono il 3,4% andando al 9,8%. Anche l’altro partito ecologista, il PVL, è in calo, anche se in maniera meno significativa: perde infatti lo 0,2% rispetto al 2019, andando al 7,6% 

Tra i partiti minori rappresentati in Parlamento (in quello vecchio o in quello nuovo), perdono la Lega (allo 0,6%), il Partito evangelico e il Partito del lavoro. Guadagnano Unione democratica federale e Mouvement citoyens genevois.

>> Risultati delle elezioni del Consiglio nazionale:

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Nove seggi in più per la destra conservatrice

L’exploit dell’UDC è evidente anche nella ripartizione dei seggi in Consiglio nazionale: l’UDC ne conquista nove in più, attestandosi a 62.

Per PS, Centro e PLR i cambiamenti sono minimi. Il PS passa da 39 a 41 seggi, il Centro da 28 a 29 e il PLR ne perde uno, passando con 28 seggi alle spalle del Centro. 

Molto più significative le variazioni per le due formazioni ecologiste. I Verdi perdono cinque seggi, attestandosi a 23. Il PVL, pur perdendo a livello percentuale solo lo 0,7%, deve invece dire addio a ben sei seggi e deve accontentarsi di 10 tra deputati e deputate.

Anche se di stretta misura, il Centro ha superato il PLR, diventando così la terza forza politica del Paese. Potrebbe rivendicare il diritto a un secondo seggio nel Governo svizzero (Consiglio federale)? La risposta è “sì”. La “formula magica”, in vigore dal 1959, stabilisce che i tre maggiori partiti detengono due seggi ciascuno nell’esecutivo nazionale e il quarto solo uno. 

È tuttavia improbabile che ciò accada. Secondo un’altra regola non scritta i consiglieri e le consigliere federali rimangono in carica almeno fino al termine del loro mandato (ci sono state soltanto tre eccezioni negli ultimi 175 anni).

Inoltre, il Presidente del Centro Gerhard Pfister ha definito “poco plausibile” un eventuale attacco del suo partito a un seggio del PLR. “Saremmo poco credibili”, ha dichiarato Pfister a Blick TV, quando gli è stata posta questa domanda.

>> L’ecologia perde colpi, la migrazione si conferma il motore del successo dell’UDC e la lotta tra Il Centro e il Partito liberale radicale è serrata. Leggete la nostra analisi di questa giornata elettorale: 

Altri sviluppi

Tra le piccole formazioni, il Partito evangelico ottiene due seggi (-1), altrettanti l’Unione democratica federale (+1), mentre la Lega dei Ticinesi conserva il suo mandato. Il Mouvement citoyen genevois, sorta di Lega del Canton Ginevra, ritorna da parte sua in Consiglio nazionale conquistando due seggi. Dalla scena politica nazionale scompare invece l’estrema sinistra, che perde i suoi due seggi.

Anche quest’anno, la partecipazione non ha raggiunto il 50%. L’affluenza si attesta al 46,6% in crescita dell’1,5% rispetto al 2019, ma sempre bassa. Secondo il politologo Nenad Stojanović, ciò è dovuto al fatto che la perdita di elettrici ed elettori anziani attivi non è sufficientemente compensata dai giovani maggiori di 18 anni con diritto di voto.

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L’UDC avanza anche nei cantoni italofoni

Anche nei Grigioni l’UDC ha fatto un ottimo risultato, recuperando il secondo seggio al Consiglio nazionale che nel 2019 era andato al PS. Oltre alla consigliera democentrista uscente Magdalena Martullo-Blocher, riconfermata al Nazionale con 21’795 voti, è stato eletto anche il collega di partito Roman Hug (16’595 voti). La riconferma è arrivata pure per i consiglieri Martin Candinas del Centro (28’400 voti) e Jon Pult del PS (21’290 voti) e per la consigliera Anna Giacometti del PLR (16’184). 

Per quanto riguarda il Consiglio degli Stati, i due candidati uscenti Stefan Engler del Centro e Martin Schmid del PLR, in carica dal 2011, sono stati rieletti con rispettivamente 38’316 voti e 33’611.

>> Cronaca, analisi e commenti sulla giornata elettorale nell’edizione serale del TG: 

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In Ticino, l’UDC ha registrato una forte crescita nelle elezioni per il Consiglio nazionale e ha guadagnato un seggio a scapito del Centro. Sono stati eletti nella Camera bassa Alex Farinelli del PLR (27’868 voti), Piero Marchesi dell’UDC (20’977 voti), Bruno Storni del PS (19’780 voti), Paolo Pamini dell’UDC (14’347 voti), Fabio Regazzi del Centro (24’651 voti), Simone Gianini del PLR (20’800 voti), Lorenzo Quadri della Lega dei Ticinesi (17’983 voti) e Greta Gysin dei Verdi (14’165 voti). 

Si va invece al ballottaggio per il Consiglio degli Stati, dal momento che nessun candidato e nessuna candidata ha raggiunto la maggioranza assoluta. Per ora resta largamente in testa il presidente dell’UDC Marco Chiesa, che continuerà molto probabilmente a occupare un seggio nella Camera dei Cantoni. Il secondo seggio dovrebbe andare a Fabio Regazzi del Centro, che però è tallonato da Alex Farinelli del PLR, entrambi già eletti al Nazionale. Si vedrà chi la spunterà nel secondo turno, il 19 novembre.

Fatti e cifre sul Parlamento svizzero:

infografica parlamento svizzero
DFAE, PRS 2023

Le reazioni delle presidenze dei maggiori partiti

Il presidente dell’UDC Marco Chiesa si è naturalmente detto soddisfatto dei risultati di domenica. Il ticinese ha sottolineato che il tema dell’immigrazione, su cui il suo partito ha puntato fortemente durante la campagna, è una delle principali preoccupazioni della popolazione, che chiede risposte. La gente – ha proseguito Chiesa – vuole anche delle garanzie in materia di approvvigionamento energetico.

“Un occhio che ride, l’altro che piange”, ha da parte sua commentato Cédric Wermuth. Il presidente del PS ha espresso una certa soddisfazione per il risultato del suo partito, ma si è detto preoccupato per lo “spostamento a destra”. Il presidente dei Verdi Balthasar Glättli ha ammesso che il risultato uscito dalle urne rappresenta uno “schiaffo” per il suo partito e ha parlato di un “pessimo segnale per la protezione del clima, dell’uguaglianza e delle relazioni con l’Europa”.

Pur riconoscendo questo netto spostamento a destra, i presidenti del Centro, del PVL e del PLR hanno cercato di relativizzare un po’. Secondo Thierry Burkart (PLR), il risultato rappresenta una correzione rispetto a quattro anni fa, quando l’UDC registrò un calo piuttosto forte. Per quanto concerne il suo partito, Burkart ha rilevato che si è concentrato sulle “grandi sfide per questo Paese”, come la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico, la previdenza per il settore pensionistico e la competitività economica. Temi che però sono stati messi in secondo piano dall’immigrazione durante la campagna.

Anche per Jürg Grossen, del PVL, si è assistito quest’anno a un riequilibrio dopo la forte progressione dei partiti ambientalisti nel 2019. Il PVL, ha proseguito, ha “chiaramente mancato” l’obiettivo.

Il presidente del Centro Gerhard Pfister ha da parte sua ricordato che la Svizzera esce da una delle legislature più difficile del Dopoguerra. A suo avviso, i risultati mostrano tuttavia che i blocchi politici sono rimasti stabili, ciò che è un segnale di fiducia da parte della popolazione. Pfister si è detto soddisfatto della prestazione del partito. Per un bilancio definitivo bisognerà però aspettare i risultati del secondo turno dell’elezione in Consiglio degli Stati.

*I risultati in % dei voti ottenuti da ciascun partito nelle elezioni del Consiglio nazionale sono stati corretti il 25 ottobre 2023 dall’Ufficio federale di statistica. Ciò non ha alcun impatto sulla ripartizione dei seggi.

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