Un sistema elettorale che porta a discriminazioni
Il sistema elettorale più diffuso in Svizzera permette di stralciare dei candidati dalla lista votata. Questo conduce a discriminazioni. Penalizza per esempio gli aspiranti deputati con un cognome non elvetico. Questi ultimi sono infatti cancellati più frequentemente rispetto a coloro che hanno un cognome svizzero, dimostra uno studioCollegamento esterno accademico.
Le persone con un retroterra straniero costituiscono circa un ottavo del corpo elettorale svizzero. Rispetto alla propria quota, questo gruppo di persone è sottorappresentato negli organi legislativi ed esecutivi del paese.
Uno dei diversi fattori all’origine di questa situazione è insito nel potenziale discriminante del sistema più diffuso in Svizzera a tutti i tre livelli – comunale, cantonale e federale – per le elezioni parlamentari. Si tratta del sistema che consente agli elettori di esprimere non solo delle preferenze positive, ma anche delle preferenze negative, vale a dire di votare dei candidati, ma anche di cancellare dei candidati che sono sulla scheda del partito votato.
Una grossa mole di dati
Nenad Stojanovic e Lea Portmann hanno passato al setaccio circa 45’000 schede che erano state modificate dagli elettori alle elezioni del 2014 per i parlamenti di sei comuni: Zurigo, Winterthur, Adliswil, Bülach, Dietikon e Wädenswil. In totale c’erano 90 liste elettorali, con complessivi 1’633 candidati. Circa il 13% di questi ultimi aveva un cognome non di origine svizzera.
La prova della discriminazione viene dalle analisi delle schede delle elezioni locali del 2014 in sei comuni del cantone di Zurigo, effettuate da Nenad StojanovicCollegamento esterno, ricercatore e docente di scienze politiche all’università di Lucerna, e dalla sua assistente, Lea PortmannCollegamento esterno.
Tutti ugualmente… discriminati
“Tenendo conto di tutti gli altri possibili parametri”, è risultato che a causa degli stralci, i candidati con cognomi di origine straniera, “in media, hanno perso 1,4 posizioni sulle liste rispetto a quelli con cognomi svizzeri”, ci spiega Nenad Stojanovic. Una retrocessione che “non è enorme, ma che a volte basta per far mancare l’elezione a un candidato o a una candidata”, rileva il politologo.
Questa discriminazione sarà verosimilmente al centro di dibattiti anche nell’ambito della raccolta di firme per una petizioneCollegamento esterno lanciata dal movimento “Migranti elette ed eletti – una voce per tuttiCollegamento esterno“, attualmente in corso. Essa esorta partiti ed elettori ad attivarsi per promuovere “la partecipazione e l’integrazione politiche con un background non svizzero”.
Nuovi studi
Nel frattempo, Nenad Stojanovic e Lea Portmann hanno esteso le loro analisi. Attualmente stanno effettuando uno studio dello stesso tipo sulle elezioni federali del 2015. “Vorremmo ad esempio vedere se vi sono differenze tra città e campagna, oppure tra le regioni linguistiche”, indica il docente dell’università di Lucerna. “Siamo già a buon punto”, dice Stojanovic. I risultati dovrebbero essere disponibili per le elezioni federali dell’ottobre 2019.
Nel caso delle elezioni comunali del 2014 nel cantone di Zurigo non sono emerse discriminazioni di genere nello stralcio dei candidati. Ciò potrebbe però essere il caso in altri cantoni.
Per verificare eventuali penalizzazioni di genere occorreranno ulteriori ricerche. Un fatto è però già certo: il sistema elettorale che consente di stralciare dei candidati favorisce comportamenti discriminanti nei confronti di vari gruppi. Nello studio zurighese è per esempio stato constatato che i candidati con professioni non qualificate sono stati stralciati molto più frequentemente di quelli con professione più prestigiose, indica Nenad Stojanovic.
Sottorappresentazione federale
Ricerche di Nenad Stojanovic e Lea Portmann hanno evidenziato che alle Camere federali, la proporzione di membri con cognomi che fino al 1940 non erano elvetici, nelle ultime elezioni dell’ottobre 2015, si è collocata al 5,5% al Consiglio nazionale (Camera del popolo) e al 6,5% al Consiglio degli Stati (Camera dei cantoni). Particolarmente indicativo di questo contesto è poi il fatto che il ministro degli affari esteri Ignazio CassisCollegamento esterno, in carica dallo scorso novembre, è il primo membro del governo federale naturalizzato.
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