Un secondo tubo ancora tutto da scavare
Il Consiglio degli Stati ha accettato giovedì di costruire una seconda galleria autostradale al San Gottardo. Quando il raddoppio sarà sottoposto al voto popolare, a far pendere l’ago della bilancia non saranno solo questioni ecologiche o di sicurezza, ma anche e soprattutto considerazioni di tipo regionale.
Dove mettere gli oltre sei milioni di veicoli che transitano ogni anno nel San Gottardo? L’interrogativo si fa vieppiù pressante, poiché tra pochi anni la galleria autostradale dovrà essere chiusa al traffico per un risanamento completo. I lavori dureranno, a seconda della variante scelta, da due anni e mezzo a sette.
La prima risposta è giunta giovedì dalla Camera dei cantoni, che ha approvato – con 25 voti contro 16 – la proposta dal governo, ossia costruire una seconda canna, procedendo ai lavori di risanamento della vecchia galleria solo quando quella nuova sarà messa in esercizio, nel migliore dei casi nel 2027. La soluzione permetterebbe di evitare una chiusura prolungata di questo «cordone ombelicale» tra il sud delle Alpi e il resto della Svizzera. come l’ha definito il consigliere agli Stati ticinese Filippo Lombardi.
Se sarà approvato anche dalla Camera del popolo, il raddoppio dovrà superare un ostacolo ben più difficile: il voto popolare.
Risanare la vecchia galleria autostradale del San Gottardo e costruire una seconda canna costerà 2,8 miliardi di franchi, stando alla stima presentata dal governo svizzero.
Il semplice risanamento della galleria esistente senza una seconda canna costerebbe invece tra i 650 e gli 890 milioni di franchi.
Per permettere la circolazione durante il periodo di chiusura, si dovrebbero introdurre tutta una serie di misure di accompagnamento, tra cui strutture per il trasporto ferroviario di automobili e camion. Un’autostrada viaggiante per autocarri tra Rynächt (Uri) e Biasca (Ticino) costerebbe dai 410 ai 770 milioni, per le automobili dai 160 ai 280 milioni.
Insieme agli investimenti necessari per prolungare il periodo di apertura estiva del passo del San Gottardo, i costi complessivi di un risanamento con misure d’accompagnamento ammonterebbero a 1,2-2 miliardi.
Fonte: Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni
Un «cavallo di Troia»?
Il referendum è infatti scontato. L’articolo costituzionale sulla protezione delle Alpi, approvato dai votanti nel 1994, vieta l’aumento delle capacità delle strade di transito nella regione alpina. Per questa ragione, il progetto del governo prevede che una volta completate, le due gallerie siano percorribili su una sola corsia. Fumo negli occhi, rispondono però i contrari al raddoppio.
«Da una parte ci sono le belle dichiarazioni d’intenti dei politici, dall’altra c’è la realtà dei fatti. La dimostrazione l’abbiamo già avuta nel 1980, quando l’allora consigliere federale Hans Hürlimann disse che la galleria autostradale non sarebbe mai diventata un corridoio di transito per il traffico pesante», indica a swissinfo.ch Fabio Pedrina, presidente dell’associazione Iniziativa delle Alpi. Dall’inaugurazione della galleria del San Gottardo nel 1981, il numero di veicoli pesanti è quasi quadruplicato, passando da 300’000 a più di un milione. «Adesso con questa modifica [della Legge federale sul transito stradale nella regione alpina] siamo in una situazione comparabile: nella legge ci si impegna a rispettare la Costituzione e a non aumentare le capacità, ma poi succederà che la realtà dei fatti costringerà ad agire diversamente».
Il timore è di trovarsi con «un cavallo di Troia». Quando entrambe le gallerie saranno in esercizio, come si riuscirà a resistere alle pressioni che immancabilmente arriveranno per esigere l’apertura di due corsie in ognuna delle due canne? Pensare che all’estero e anche in Svizzera si accetterà di stare semplicemente a guardare quando davanti ai portali si formeranno colonne chilometriche, «equivale a credere nello stesso tempo alla cicogna, al coniglio di Pasqua e a Gesù bambino», ha fatto notare durante il primo dibattito il consigliere agli Stati lucernese Konrad Graber, del Partito popolare democratico.
La ministra dei trasporti Doris Leuthard ha da parte sua assicurato che non verrà fatta nessuna concessione. «La legge è legge», ha dichiarato, precisando anche di aver ricevuto una conferma scritta da parte del commissario europeo ai trasporti, Siim Kallas, secondo cui un raddoppio senza aumento delle capacità è compatibile con l’Accordo bilaterale sui trasporti terrestri tra Svizzera e UE.
Sicurezza e coesione nazionale
Un argomento di peso avanzato dai fautori di una seconda galleria è quello della sicurezza. Oggi, una galleria autostradale come quella del San Gottardo non potrebbe più essere costruita così, «poiché è contraria a tutte le norme svizzere ed europee di sicurezza», ha sottolineato Filippo Lombardi. Con due tubi unidirezionali, si scongiurerebbe il rischio di collisioni frontali e laterali, come ad esempio l’incidente avvenuto nel 2001, quando 11 persone persero la vita a causa dell’incendio scoppiato dopo lo scontro tra due camion.
Per gli oppositori, ci sono invece altri modi per rafforzare la sicurezza, ad esempio attraverso la generalizzazione dei dispositivi anti-sbandamento o di guida assistita. Inoltre, basterebbe un incremento marginale del traffico (dell’ordine del 3-5%) su tutto l’asse autostradale nord-sud per aumentare l’incidentalità, vanificando così i vantaggi derivanti da due gallerie unidirezionali.
Il Ticino, sostenuto in tal senso anche da numerosi parlamentari e dalla consigliera federale Doris Leuthard, invoca anche ragioni economiche e di coesione nazionale. Un’eventuale chiusura prolungata della galleria causerebbe perdite stimate in quasi 250 milioni di franchi, principalmente per il Ticino. E per quanto concerne la coesione nazionale, «la Svizzera – ha sottolineato Filippo Lombardi – non può permettersi di isolare per tre anni una parte del proprio territorio, un intero cantone e allo stesso tempo anche una delle quattro parti linguistiche di questa nazione».
In Svizzera, il traffico transalpino circola sostanzialmente sui seguenti quattro assi stradali: Gran San Bernardo, Sempione, San Gottardo e San Bernardino.
Il San Gottardo rappresenta il principale asse Nord-Sud della Svizzera: circa il 60 per cento dei veicoli che attraversano le Alpi svizzere transita da questa galleria.
Nel 2012, nella galleria del San Gottardo sono transitati circa 6,3 milioni di veicoli (traffico merci e viaggiatori). Sugli altri tre valichi alpini in totale sono circolati circa 4,4 milioni di veicoli.
Perché lì e non qui?
Quando si tratterà di infilare il bollettino di voto nelle urne, questi argomenti rischiano però di pesare poco in alcune regioni che non usufruiscono direttamente dell’asse del San Gottardo, in particolare nella Svizzera romanda.
«Dopo il ‘no’ all’aumento del contrassegno stradale [che avrebbe permesso di ampliare la rete autostradale svizzera e bocciato dal popolo il 24 novembre scorso], il principale progetto autostradale della Svizzera romanda, l’aggiramento di Morges, tra Losanna e Ginevra, è stato sospeso», osserva Patrick Eperon, esperto di trasporti e responsabile della comunicazione del Centro padronale vodese. «In queste condizioni, vendere il progetto del raddoppio del San Gottardo agli abitanti della nostra regione, che lo utilizzano molto di raro, è praticamente impossibile».
Tanto più che il costo dell’aggiramento di Morges, circa 3 miliardi di franchi, equivarrebbe più o meno alle spese per il risanamento e la costruzione di una seconda canna al Gottardo. «Anche simbolicamente il raddoppio ha poche chance nella Svizzera romanda. ‘Ma come, si spendono 3 miliardi per il San Gottardo dove transitano 20’000 veicoli al giorno e niente per Morges, dove ne passano 100’000?’. Questo genere di domande rischia di pesare molto sulla campagna».
Queste considerazioni non valgono solo per l’area del Lemano, ma anche per altre regioni. Ad esempio nel canton Neuchâtel, dove il progetto per l’aggiramento di La Chaux-de-Fonds e Le Locle (con un traffico di transito simile a quello del San Gottardo) è stato congelato.
Intervistato dal Corriere del Ticino, il membro del governo ticinese Paolo Beltraminelli si è detto cosciente della difficoltà di far accettare la soluzione del raddoppio in altri cantoni e soprattutto in Svizzera romanda. «Bisognerà far capire loro che è appunto un risanamento […], non una nuova costruzione e che quindi non entrerà in competizione con gli altri progetti previsti nel resto del paese – ha dichiarato. E poi spero che, per una volta, la solidarietà latina funzioni in senso inverso».
Nulla, però, è meno scontato, rileva Patrick Eperon. Soprattutto dopo il risultato sull’iniziativa «contro l’immigrazione di massa», che ha visto il Ticino votare massicciamente a favore e la Svizzera francese opporsi. «Fare appello alla solidarietà nazionale dopo quanto successo il 9 febbraio, è un argomento che difficilmente farà breccia in Romandia». La seconda galleria è insomma ancora tutta da scavare.
Nel febbraio del 1994, il popolo svizzero accetta (52% di sì) l’iniziativa «per la protezione delle Alpi», che prevede il trasferimento del traffico pesante dalla strada alla ferrovia e il divieto dell’aumento delle capacità di transito nella regione alpina.
Dieci anni dopo, nel febbraio 2004, il cosiddetto controprogetto Avanti, che prevede il raddoppio della galleria autostradale del San Gottardo, è affossato in votazione popolare: il 62,8% dei votanti lo respinge. Nel maggio 2011, i votanti del canton Uri si esprimono ancora una volta contro il raddoppio.
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