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Riscoprire Karl Bodmer e gli indiani d’America

Una delle incisioni originali di Karl Bodmer (1809-1893) esposte a Zurigo

Il Museo degli Indiani dell'America del Nord (NONAM) di Zurigo riapre al pubblico con una mostra dedicata a Karl Bodmer. Le sue incisioni documentano la spedizione nel nord ovest americano compiuta tra il 1832 e il 1834 con il naturalista tedesco Maximilian von Weid.

“Abbiamo scelto di riaprire con una mostra che ricordi Karl Bodmer principalmente per tre ragioni”, spiega a swissinfo Denise Daenzer direttrice del Nordamerika Native Museum (Museo degli Indiani dell’America del Nord, NONAM).

“Il museo possiede molte incisioni originali di Bodmer. Quest’anno si festeggia inoltre il 200esimo anniversario della nascita dell’artista e per questo giubileo volevamo dedicargli una mostra; e un altro importante motivo è che Bodmer è uno zurighese e in Svizzera sono ancora in pochi a saperlo.”

Oltrepassando il proprio intento, il NONAM è riuscito ad allestire l’esposizione forse più importante e completa sull’opera di un artista le cui origini sono effettivamente poco note ma i cui disegni rappresentano ancora oggi una straordinaria testimonianza sulle abitudini, i costumi e le usanze degli indiani del nord America nonché sui paesaggi e gli animali che vi vivevano.

“Mostriamo al completo le 81 incisioni in acquatinta che Bodmer ha realizzato per accompagnare il libro di Maximilian von Wied “Viaggio all’interno dell’America del Nord dal 1832 al 1834″ e insieme presentiamo anche una parte degli oggetti raccolti dallo scienziato nel corso della spedizione. E una tale esposizione fino ad ora non è mai stata fatta” sottolinea con soddisfazione Denise Daenzer.

Il viaggio

Anche se non era la prima volta che l’ovest americano veniva esplorato con intenzioni scientifiche, quella di Maximilian von Wied (1782-1867) e Karl Bodmer (1809-1893) fu la prima spedizione a cui presero parte uno scienziato e un illustratore esperto e l’incontro delle loro competenze produsse un lavoro di rilevante importanza storica e scientifica oltre che estetica.

Il 7 maggio 1832 von Wied e Bodmer lasciarono il castello di Neuwied e dopo un viaggio in nave di due mesi raggiunsero Boston. Da lì muovendosi in diligenza, su battelli a vapore o a piedi penetrarono nel continente americano, risalendo prima il corso dell’Ohio e poi del Missouri fino a raggiungere i confini del nord Dakota e del Montana.

Nel corso della lunga e avventurosa spedizione durata 28 mesi von Wied e Bodmer incontrarono molte popolazioni indigene tra cui i Sioux, gli Omaha, gli Assiniboin, i Piekann, i Mandan e gli indiani di Minatarre.

Di tutti costoro descrissero a parole e con immagini le abitazioni, l’abbigliamento, gli oggetti d’uso comune, ma anche i rituali e i luoghi sacri. E grazie alle illustrazioni di Bodmer il paesaggio naturale e le culture indigene delle terre del nord-ovest assunsero per la prima volta un’immagine precisa.

Una struttura concentrica

A costituire il nucleo centrale della mostra zurighese sono proprio i grandi ritratti di indiani, le opere forse più note di Bodmer. Tra essi spiccano quello di Pehriska-Ruhpa, guerriero della tribù dei Minatarre mentre compie la danza del cane o quello di Mato-Tope, capo della tribù dei Mandan.

Lo sguardo di allarga in seguito al viaggio nel suo complesso mettendo in luce i diversi obiettivi che esso perseguiva. Qui sono raccolte le rappresentazioni paesaggistiche -che oltre agli aspetti naturali sottolineano anche gli effetti della modernizzazione- e quelle di costume nelle quali gli indiani sono presentati nel loro ambiente quotidiano.

Sono queste le immagini che hanno forse il maggior valore di documenti etnologici e storici. Esse sono presentate accanto a numerosi e significativi oggetti raccolti da von Wied nel corso del viaggio e che, oggi custoditi da due istituzioni diverse, si trovano per la prima volta di nuovo riuniti.

L’ultima parte della mostra ruota attorno a quello che è chiamato “l’effetto Bodmer” e illustra come le immagini da lui prodotte siano state riconosciute e valorizzate ma in alcuni casi -e in modo meno scrupoloso- anche sfruttate e deformate.

L’importanza di Bodmer

“Bodmer è centrale per l’immagine degli indiani in Europa”, ci dice Hartwig Isernhagen, già docente di Studi Americani all’Università di Basilea che ha concepito l’esposizione.

“E questo semplicemente perché grazie a lui gli indiani delle Pianure -e quindi gli indiani a cavallo, gli indiani della caccia al bufalo, gli indiani con gli ornamenti di piume- sono diventati dominanti. In precedenza l’immagine era più ampia e comprendeva anche gli indiani del sud-ovest e dell’est. Ma dopo Bodmer si è concentrata ed è diventata un’altra rispetto a quella che c’era prima.”

La precisione del tratto, l’attenzione al minimo dettaglio, la capacità di cogliere nei modi e nei volti l’individualità dei suoi soggetti dimostrano che Bodmer non fu solo un eccellente illustratore ma anche un uomo che ha saputo dispiegare uno sguardo ampio, attento e curioso sulla realtà completamente nuova che aveva di fronte.

“Bodmer prima di andare in America era un artista che dipingeva paesaggi e improvvisamente ha dovuto rappresentare esseri umani”, precisa Hartwig Isernhagen.

“I suoi ritratti sono così straordinariamente ben fatti che non si sa bene da dove gli venisse questo talento. La mia ipotesi è che sia stato proprio l’incontro con il totalmente straniero del nuovo mondo a stimolarlo e a spingere il suo talento all’estremo.”

swissinfo, Paola Beltrame, Zurigo

“Karl Bodmer – un artista svizzero in America” in corso al NONAM di Zurigo (Nordamerika Native Museumm, Museo degli Indiani dell’America del Nord) rimarrà aperta fino al 9 agosto.

La mostra presenta tutte le 81 incisioni – di cui 48 tavole e 33 vignette- realizzate da Bodmer per il libro del naturalista Maximilian von Wied e parte degli oggetti etnologici raccolti dallo stesso Wied nel corso del viaggio in America, oggi conservati al Linden Museum di Stoccarda e al Museo Etnologico di Berlino.

Mancano invece gli schizzi e gli acquarelli originali fatti da Bodmer durante la spedizione. Essi sono conservati allo Joslyn Art Museum di Omaha nel Nebraska e alla Newberry Library di Chicago che, come hanno spiegato gli organizzatori nel corso della conferenza stampa, non li prestano volentieri anche per ragioni di conservazione. I costi per l’assicurazione e il trasporto sono molto elevati e non avrebbero potuto essere sostenuti dal NONAM.

Karl Bodmer nasce a Zurigo nel 1809 e si forma artisticamente con lo zio materno, il paesaggista J.J.Meier. Nel 1831 l’editore J. Hölscher di Coblenza gli pubblica alcune vedute del Reno e della Mosella che a Bodmer di farsi conoscere e apprezzare.

Il 7 maggio del 1832 parte con Wied per il Nord America e nei 28 mesi successivi realizza ca.400 immagini -tra schizzi e acquarelli- sulle diverse tribù indiane, i paesaggi e gli animali incontrati nel viaggio.

Al rientro, nel 1834, si trasferisce a Parigi dove, prendendo spunto dal materiale raccolto in America lavora a 81 incisioni in acquatinta che vengono pubblicate in formato tableaux in un Atlante separato o come vignette inserite nei volumi.

Karl Bodmer muore a Parigi nel 1893.

Il principe Maximilian da Wied nasce a Neuwied nel 1782. Studia a Gottinga con J.F.Blumenbach, ritenuto il padre dell’antropologia fisica e tra il 1815-17 intraprende una prima spedizione scientifica in Brasile di cui pubblica il resoconto tra il 1820-21.

Tra il 1832-34 Wied parte per una seconda importante spedizione scientifica, questa volta nel Nord America, alla quale prende parte anche Karl Bodmer.

L’esito del viaggio viene pubblicato in tedesco nel 1839 e 1941 in un’opera in 2 volumi intitolata “Reise in das innere Nord-America in den Jahren 1832-1834” (Viaggio all’interno dell’America del Nord dal 1832 al 1834). A quelle di Coblenza fanno seguito edizioni ridotte in inglese e francese.

Maximilian da Wied muore a Neuwied nel 1867.

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