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La scienza al servizio dell’eredità musicale di Montreux

"Black Maria", come il primo studio cinematografico americano epfl.ch

Il sipario si è alzato sul Festival Jazz di Montreux. Gli organizzatori sono al lavoro non solo per far sì che l’edizione 2012 sia ineccepibile, ma anche per migliorare e sfruttare l’enorme archivio audiovisivo riempito durante 45 anni.

Sul retro di uno studio della Scuola cantonale d’arti applicate di Losanna (ECAL) pulsa un’imponente struttura di legno a forma di nido d’ape.

All’interno di questa capsula di otto metri per sette, il fondatore e direttore del Festival Claude Nobs, 76 anni, sta provando il suo nuovo giocattolo.

Seduto di fronte a uno schermo speciale ricurvo, Nobs tamburella allegramente con le dita su una tastiera interattiva per cercare uno delle migliaia di concerti che ha organizzato a Montreux dal 1967, in quella che definisce la più grande collezione al mondo di concerti dal vivo.

La futuristica apparecchiatura «ricrea completamente l’atmosfera del festival», afferma Nobs. «È qualcosa di fantastico, non solo per l’incredibile qualità del suono e delle immagini, ma anche perché posso semplicemente digitare jazz e B.B. King per ritrovare uno dei suoi concerti all’interno di tutto l’archivio».

Un teatro per quattro

Dei membri del pubblico, ospiti e sponsor avranno presto la fortuna di poter collaudare in prima persona questo mini teatro sperimentale con quattro posti a sedere. Soprannominata «Black Maria» e sviluppata in collaborazione con la Scuola politecnica federale di Losanna (EPFL) e l’ECAL, l’apparecchiatura è stata presentata una settimana prima dell’inizio del Festival di Montreux.

Circa 200 designer ed esperti del settore audiovisivo hanno lavorato 18 mesi per mettere a punto la capsula.

Alexandre Delidais, project manager in seno al MetaMedia Centre dell’EPFL, afferma che gli archivi hanno suscitato un grande interesse tra gli studenti.

«Quando abbiamo iniziato il progetto vi erano 15 persone estremamente motivate ed interessate attorno al tavolo. È stata una magnifica fonte d’ispirazione», sottolinea Delidais.

Oltre a mettere a punto la cabina di visualizzazione, una decina di gruppi di ricercatori, composti complessivamente da 40 studenti dell’EPFL, hanno utilizzato i nuovi filmati digitalizzati per esplorare nuove tecniche di produzione audio e di postproduzione, nonché per ‘immagazzinare’ i dati.

«Ombrellone sonico»

Tra le novità, da menzionare il cosiddetto «ombrellone sonico», una piccola struttura a forma appunto di ombrellone nella quale fino a quattro persone  possono ascoltare musica o semplicemente godersi un momento di silenzio e sfuggire al chiasso.

L’ombrellone utilizza tecniche acustiche del ‘beamforming’ per concentrare il suono in una piccola area. Nei test, un suono di 70 decibel è ridotto a 40 decibel appena due metri più lontano.

«Oltre a un utilizzo nei bar e nei ristoranti, è immaginabile un sistema di microfoni integrato nel soffitto della vostra casa, con una musica personalizzata che vi segue da una camera all’altra o dei commenti in un museo», spiega Xavier Falourd, specializzato in scienza del suono.

Un’altra equipe ha da parte sua sviluppato una parete mobile sulla quale sono stati installati 64 mini altoparlanti, che può assorbire o diffondere il suono, nonché fungere da barriera acustica tra differenti spazi.

«È come dormire accanto a una discoteca, ma separati da uno spesso muro di cemento», afferma Hervé Lissek, ricercatore dell’EPFL.

4’000 concerti

Claude Nobs ha conservato tutte le registrazioni dei concerti sin dalla prima edizione del festival nel 1967, creando pian piano un archivio unico nel suo genere.

Complessivamente sono state raccolte 5’000 ore di registrazioni audio e video di circa 4’000 concerti, incise in una dozzina di formati differenti.

L’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite per la cultura, sta addirittura valutando la possibilità di inserire l’archivio nel patrimonio culturale dell’umanità. Una decisione è imminente.

Dal 2011 l’EPFL si sta anche occupando della digitalizzazione di tutti gli archivi. Finora circa il 40% del metraggio complessivo, per un totale di 15’000 ore di lavoro, è stato memorizzato nel formato Linera Tape-Open (LTO).

Il processo di digitalizzazione dovrebbe concludersi alla fine del 2013. In seguito, per rimanere al passo con la tecnologia, il materiale dovrà poi essere regolarmente convertito ogni 7-10 anni nella nuova generazioni di formati.

Valorizzare un patrimonio

L’obiettivo è di valorizzare gli archivi. Questo mese, una giuria nominerà il vincitore di un concorso d’architettura per il «Montreux Jazz Lab», un padiglione che comprenderà un centro di ricerca e una sala di concerti, che sarà costruito sul campus dell’EPFL di fianco alla futuristica Learning Centre Library alla fine del 2013.

«Ciò ci permetterà di mettere alla prova tutta questa tecnologia in un ambiente reale», spiega Delidais.

Gli appassionati di musica non saranno naturalmente dimenticati. Finora i concerti potevano essere ascoltati e visionati solo nei Montreux Jazz Cafe (attualmente ne esistono due, a Ginevra e a Zurigo; un terzo sarà aperto questo mese a Londra e in seguito dovrebbero esserne inaugurati a New York, Parigi, Francoforte e Copenhagen) o grazie a un numero limitato di CD e DVD «Live in Montreux».

Condividere

«Non si può semplicemente pubblicare questi filmati su Youtube, ma le cose possono comunque evolvere», spiega Delidais.

Montreux Sounds, la ditta creata da Claude Nobs nel 1995 per gestire la collezione, possiede le registrazioni, ma i diritti rimangono di proprietà dei musicisti. Secondo i termini dei contratti in vigore, gli archivi possono però essere utilizzati a fini educativi o di ricerca.

«Vi è un grande interesse da parte di altre università; per questo stiamo cercando di trovare una soluzione per permettere l’accesso all’archivio attraverso la banca dati dell’EPFL», spiega Nobs.

Il fondatore del festival è convinto che un giorno tutto questo materiale potrà essere accessibile online. «Penso che internet rappresenti in futuro una grande opportunità. Si potrebbe lasciare libero accesso a cinque minuti di video per ogni artista. Ciò rappresenterebbe pur sempre 25’000 minuti di musica gratuita. Chi volesse poi vedere tutto il concerto dovrebbe pagare e gli introiti finirebbero nelle tasche dell’artista».

«Sia che si tratti di vino, di musica o di passeggiate nella foresta, condividere è sempre stato il mio sogno. E condividere gli archivi è la mia priorità assoluta», conclude Nobs.

La 46esima edizione del Montreux Jazz Festival si svolge dal 29 giugno al 14 luglio 2012.

Tra gli artisti presenti nella località sulle rive del Lemano: Bob Dylan, Van Morrison, Sergio Mendes, Herbie Hancock, Nile Rodgers and Chic, Quincy Jones, Pat Metheny, Bobby McFerrin e Chick Corea, Noel Gallagher, Lana Del Rey, Juliette Greco, Dr John, Gilberto Gil, Tony Bennett e Janelle Monae.

La prima edizione del festival è stata organizzata nel 1967. All’epoca il budget era di 10’000 franchi (oggi più di 20 milioni) e i concerti si svolgevano su tre serate. Sin dal primo anno, Montreux ha accolto numerose star, tra cui Keith Jarrett, Ella Fitzgerald e Weather Report.

Già dalla fine degli anni ’70, il festival allargò i suoi orizzonti musicali aprendosi al blues, al soul e al rock.

(traduzione di Daniele Mariani)

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