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Il padre del web auspica una rete davvero globale

Tim Berners-Lee (a sinistra) e Gordon Brown sperano che l'80% degli abitanti del pianeta possa presto accedere a Internet. Keystone

Di passaggio a Ginevra per una conferenza all'università, Tim Berners-Lee ha dialogato con l'ex primo ministro britannico Gordon Brown in merito alla sfide che attendono la grande rete.

Dopo aver contribuito in modo decisivo alla nascita del web, lo scienziato britannico Tim Berners-Lee – attualmente direttore della World Wide Web Foundation – ha un obiettivo: garantire l’accesso a Internet per l’80% della popolazione mondiale che attualmente ne è priva.

In particolare, la Fondazione sta cercando di far sì che in Africa, Asia e America latina siano messi in rete dei siti utili, in lingua locale, accessibili utilizzando i telefoni cellulari.

«Per esempio: in Uganda non è possibile connettersi a Internet via cavo, ma praticamente ovunque si riceve un segnale di telefonia mobile. A ciò si aggiunge il fatto che il numero di cellulari nel paese sta aumentando rapidamente. La sfida è dunque quella di sfruttare tale possibilità per diffondere la rete», ha evidenziato Tim Berners-Lee mercoledì scorso a Ginevra.

Tanto con poco

Sempre in quest’ottica, la World Wide Web Foundation ha sviluppato un progetto in Ghana per insegnare a realizzare con costi minimi siti web molto semplici e facilmente visualizzabili sullo schermo di un cellulare. L’iniziativa ha preso piede anche in Senegal e Kenya, e si spera che altri paesi possano seguire.

L’obiettivo è rendere disponibili alle comunità rurali dei siti che forniscono informazioni su temi come l’educazione, la salute, la meteorologia, l’economia.

«Nei villaggi si deve scegliere se installare una pompa per l’acqua oppure se investire per avere l’accesso a Internet: inizialmente ero convinto che le risorse idriche fossero prioritarie. Poi, però, mi è stato fatto notare l’ingenuità del mio ragionamento. Infatti la possibilità di utilizzare Internet significa l’opportunità di guadagnare soldi, con i quali si possono acquistare i tubi e le pompe necessarie», sottolinea Berners-Lee.

L’infrastruttura c’è

Oggigiorno l’infrastruttura minima per garantire la navigazione è disponibile: il 95% dei telefoni cellulari del mondo è infatti munito (o comunque può esserlo) di un rudimentale browser. Inoltre, il 90% del pianeta è coperto con un segnale GSM perlomeno minimo.

Secondo Stéphane Boyera, responsabile di programma presso la World Wide Web Foundation, «ci si concentra eccessivamente su Internet a banda larga, dimenticando che nel mondo circolano cinque miliardi di telefoni mobili! Per migliorare dovremmo cercare di sfruttare quello che abbiamo, invece di pensare alle tecnologie più recenti».

«Ciò che conta sono i contenuti, le informazioni, i servizi. Dobbiamo quindi insegnare alle persone il linguaggio di programmazione HTML, necessario per sviluppare siti Internet adeguati ai browser più semplici e alla scarsa velocità di banda», aggiunge Boyera.

Tutti in rete

Berners-Lee puntualizza: «Il web non può essere soltanto una sorta di televisione sofisticata a cui attingere informazioni, ma deve permettere una partecipazione reale dei suoi utenti».

Per esempio, continua, «ciò che vorrei vedere sono delle comunità locali che si organizzano su Internet, dialogano nella loro lingua o nei loro dialetti, creano siti: diventano insomma cittadini del web a pieno titolo».

Proprio per favorire la maggior diffusione possibile di Internet, la World Wide Web Foundation sta inoltre lavorando su sistemi di riconoscimento vocale destinati a persone analfabete e a chi parla lingue non presenti in rete.

Un diritto umano

«L’Africa necessita sì di buone relazioni economiche, di investimenti importanti nell’infrastruttura ma anche della tecnologia più moderna», ha affermato dal canto suo Gordon Brown, che è recentemente diventato membro della fondazione.

A suo parere, l’accesso a Internet costituisce un vero e proprio diritto umano: «La nostra capacità di comunicare con gli altri, di stringere amicizie e legami attraverso la rete costituisce un elemento essenziale per creare una società i cui membri considerano gli altri come vicini invece di persone da temere».

In qualità di primo ministro britannico, Brown aveva contribuito alla creazione del sito Data.gov.uk, il quale mette a disposizione del pubblico moltissimi dati provenienti dai servizi governativi.

L’iniziativa, che ha coinvolto anche Stati Uniti e Canada, potrebbe allargarsi a Ghana, Colombia e Cile: lo scopo è quello di migliorare la trasparenza e l’efficacia attraverso l’informazione.

Berners-Lee ha esortato altre nazioni, come la Svizzera, ad aderire al progetto: «Se il governo sceglie la trasparenza, psicologicamente si situa allo stesso livello dei cittadini», ha concluso.

In un testo pubblicato nel mese di novembre 2010 dallo Scientific American Journal, Tim Berners-Lee ha indicato Facebook, LinkedIn e altri social network come «una delle molte minacce» che gravano sul futuro del World wide web.

Secondo lo scienziato, «il web è diventato uno strumento potente e ubiquo poiché si basava su principi egualitari. Questo risultato è però ora messo in pericolo, poiché alcuni degli “abitanti” di Internet più potenti hanno cominciato a trascurare i suoi principi fondatori».

Infatti, «più si partecipa ai social network, più vi si resta legati. Il social network diventa un contenitore chiuso, dove l’utente non ha accesso alla totalità dell’informazione».

In conclusione, «più questo tipo di struttura si diffonde, più Internet diventerà un luogo frammentato, lontano dall’essere un grande spazio d’informazione universale».

traduzione e adattamento: Andrea Clementi

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