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Un viaggio etnografico attraverso la Svizzera

Fumatori di Narghilé a Weggis

In un mondo in costante movimento, anche il senso di appartenenza a un luogo o il concetto di patria possono mutare. Il Museo delle Culture di Basilea si interroga con foto, interviste e oggetti.

“Alphorn, Chai & Plastikbuddha”, è l’esposizione che il museo dedica al “Cortège GloBâle”, la prima parata multiculturale della Svizzera, per tentare di definire il concetto di appartenenza ad un luogo di origine.

Non è la prima volta che il Museo delle Culture di Basilea propone al pubblico delle esposizioni che inducano a riflettere sulle differenti peculiarità e forme culturali. “Feste della Luce” – dedicata alla multireligiosità basilese – e “UrbanIslam” – che ha raccontato l’Islam vissuto da giovani musulmani – si sono concentrate soprattutto sull’identità religiosa facendo emergere che l’elemento identitario non si nutre solo della religione ma è strettamente legato alla dimensione culturale e sociale.

Con “Alphorn, Chai & Plastikbuddha” il Museo delle Culture ha scelto di confrontarsi con un altro importante tema legato all’identità culturale: quello del senso di appartenenza a un luogo d’origine, espresso in tedesco dal termine ‘Heimat’.

“Per l’attuale esposizione – spiega Gaby Fierz, curatrice della mostra – abbiamo scelto il tema ‘Heimat’ perché siamo convinti che con questo concetto sia possibile illustrare molto bene che cosa è ‘straniero’. Cioè, tutto quello che non appartiene al proprio mondo identitario è considerato come straniero. Inoltre volevamo anche mostrare quante sorprese può riservare il tracciato dei confini tra il proprio mondo e ciò che viene percepito come straniero.”

Una piattaforma esemplare

In un mondo in cui la mobilità, l’immigrazione e la globalizzazione hanno reso i confini culturali sempre più difficili da circoscrivere, anche il senso di appartenenza ad un luogo o il concetto di patria, come del resto il significato di ciò che è straniero, hanno bisogno di essere completamente ridefiniti.

La mostra basilese ha scelto di prendere spunto per questa riflessione da un evento esemplificativo come il “Cortège GloBâle”, una parata di strada multiculturale con musiche e danze che a Basilea si è svolta per la prima volta l’anno scorso nell’ambito di “reSpektakel”.

“Noi ci siamo rivolti ai partecipanti a quel corteo, come gruppo, – chiarisce Gaby Fierz – in quanto ci sono sembrati rappresentativi di una Svizzera aperta al mondo e nei confronti degli stranieri. A noi interessava sapere come queste persone definiscono la loro identità e quali oggetti ci avrebbero portato come simbolo del proprio ‘Heimat’.”

‘Heimat’ da guardare e da ascoltare

All’appello hanno risposto circa un centinaio di persone originarie di 19 paesi, che hanno partecipato al corteo basilese in 21 gruppi differenti. Le voci di alcuni di loro si possono ascoltare in comode postazioni sonore in una grande sala al pianterreno in mezzo ad un mosaico di tappeti coloratissimi.

3 delle domande a cui i partecipanti sono stati invitati a rispondere occupano un’intera parete della sala e sono tradotte in diverse lingue. In esse si chiede che cosa significa sentirsi a casa, quando si è provata l’ultima volta nostalgia di casa, perché un oggetto risveglia la senzazione di essere a casa.

Nelle restanti pareti, tutte di color verde, sono appese le foto del fotografo bernese Andri Pol che, con sguardo da vero etnografo, è riuscito a cogliere immagini di una Svizzera nota ma allo stesso tempo sorprendentemente ‘straniera’.

Andri Pol ha scelto di descrivere a swissinfo la foto del suo incontro con il club di fumatori di narghilé. “La cosa che mi ha sorpreso è che si trattava in gran parte di contadini locali che si incontrano 1 o 2 volte la settimana e, per di più, nella più vecchia locanda di Weggis.”

“Così in un angolo del locale ci sono i fumatori di narghilé, mentre in un altro gli avventori abituali fumano il sigaro davanti alla loro birra. La naturalezza con cui gli uni siedono accanto agli altri mi è sembrata sintomatica per la situazione attuale in Svizzera.”

Oggetti simbolo di appartenenza

In un’altra grande sala al piano superiore la mostra presenta 100 oggetti molto diversi tra loro. Ciò che li accomuna tutti è che per i loro proprietari hanno un grande valore emozionale, possiedono una storia personale e sono portatori di un ‘sentimento di casa’.

Mustafa Burunlu, proveniente dal Kurdistan, ha prestato la sua teiera mentre Sivakeerthy Thillaiambalam ha lasciato della terra dello Sri Lanka, quella che ha raccolto ogni volta che è tornato a casa e ha portato con sè senza saper bene che ne avrebbe fatto.

Il brasiliano Paulo Vidal, che vive in Svizzera dal 1984 e anche qui si sente a casa, ha dato la bandiera della scuola di samba che ha fondato a Basilea. Molto simbolico il nome della scuola, “Sambrasiléia” che fonde le 3 parole: Samba, Brasile e Basilea.

Chiusi in plastiche trasparenti e corredati da una cartolina descrittiva con tanto di foto del prestatore, questa raccolta di pezzi di ‘Heimat’ ricorda davvero una sorta di archivio museale.

“Dall’allestimento – conclude Gaby Fierz – risulta che le persone interpellate definiscono individualmente propri mondi identitari in modo assai eterogeneo, raccontandoci storie altrettanto eterogenee.”

swissinfo, Paola Beltrame, Basilea

“Alphorn, Chai & Plastikbuddha”, rimarrà aperta al Museo delle Culture di Basilea fino all’8 luglio.
L’esposizione ospita incontri sulla transculturalità e un concerto rap con l’artista Hip-Hop basilese Black Tiger. Un calendario dettagliato delle manifestazioni è reperibile sul sito del museo.
Le foto di Andri Pol presentate in mostra sono state di recente pubblicate in “Grüezi. Seltsames aus dem Heidiland”, Kontrast, Zürich 2006.

La prima parata di strada interculturale in Svizzera ha avuto luogo nel maggio del 2006 nel contesto di “reSpektakel”, una manifestazione festiva durata più giorni con danze, musica e bazar internazionali. I 1850 partecipanti appartenenti a differenti gruppi musicali e di danza hanno coinvolto con il loro entusiasmo 35.000 spettatori.

Promossa da diverse persone impegnate nel campo dell’integrazione degli stranieri, l’iniziativa si è rifatta al carnevale di Notting-Hill a Londra e ai cortei delle culture di Berlino e di Amburgo. “Ma nel mondo – precisa Gaby Fierz – esistono una sessantina di manifestazioni simili.”

La seconda parata interculturale di Basilea – che vuole essere un appello alla solidarietà a una Svizzera aperta contro il razzismo -, questa volta si chiamerà “Cortège GloBâle” e avrà luogo il 10 giugno.

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