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Anne Cunéo: «Grazie ai tre moschettieri»

Anne Cunéo swissinfo.ch

Giornalista, insegnante, traduttrice, sceneggiatrice, regista, scrittrice... Le immagini e le parole sono i due poli della sua traiettoria, che va da Parigi a Losanna passando per Milano. I francesi, secondo Anne Cunéo.

«l romanzo di cui l’eroe è un alfabeto», aveva titolato il quotidiano 24 Heures per parlare di un libro di Anne Cunéo, Le maître de Garamond.

Un romanzo di oltre 600 pagine sulla storia di un tipo di carattere, e per di più celebre, un tuffo alle origini della tipografia e dell’editoria: insomma, nulla di banale. Anzi, una scelta rivelatrice dell’interesse che l’autrice porta alla scrittura, alla lingua… il francese, ma non solo.

swissinfo.ch: Si ricorda del primo testo scolastico per l’apprendimento del francese?

Anne Cunéo: Sì, mi ricordo, era in Italia e iniziava con «La cicala e la formica»! Ma non rammento molto altro: io non sono molto dotata per imparare le lingue sui libri di testo. Ho in fondo imparato veramente il francese solo quando sono arrivata in Svizzera e mi sono immersa nel mondo francofono… Dopo tre settimane parlavo la lingua. Mentre a scuola ero negata in francese.

swissinfo.ch: C’è qualcuno, genitore, insegnante, autore, che ha segnato il suo rapporto con la lingua francese?

A.C.: Sì, René Berger, storico dell’arte, professore universitario, ma che in precedenza era stato il mio insegnante al liceo. Mi ha fatto scattare la molla in un modo alquanto strano. Parlavo bene francese, ma dalla mia ortografia si poteva capire che il francese non era la mia lingua.

Un giorno mi disse: «Scommetto che quando avrà terminato gli studi, non sarà ancora in grado di fare un dettato senza errori». Ho accettato, quindi abbiamo scelto di comune accordo la posta in palio. In caso di vittoria, avrei ricevuto «I tre moschettieri» di Dumas e «Nadja» di Breton. In caso di sconfitta, gli avrei dovuto fare da segretaria per un mese. Così ho iniziato a studiare come una matta per non fare nessun errore nel dettato. Ed ho vinto la scommessa. Così ho ricevuto «Nadja» e «I tre moschettieri»… e ho davvero imparato il francese leggendo «I tre moschettieri»!

swissinfo.ch: Italiano, francese … Che posto hanno queste due lingue nella sua vita?

A.C.: Lo stesso. Diciamo che ora è più facile il francese, ma se devo scrivere qualcosa in italiano, vado prima due settimane in Italia… e comincio a cercare le mie parole in francese! Perché la lingua che è più profondamente radicata in me, è l’italiano, che ho coltivato: ho una laurea in italiano, sono tornata a vivere in Italia per un anno.

swissinfo.ch: Una citazione di Cioran: «Non viviamo in un paese, abitiamo una lingua. Una patria è questo, nient’altro »… Concorda?

A.C.: No. Io abito almeno tre lingue, se non quattro, e sono tutte la mia patria. Non parlo spagnolo, ma in Spagna tutto è così vicino all’Italia, che mi sento a casa anche lì. Diciamo che sarei spaesata in Cina! I paesi delle lingue che parlo hanno tutti dei lati buoni e meno buoni.

swissinfo.ch: La lingua francese ha una particolarità: l’Accademia francese. Un club di vecchi inutili o guardiani del tempio?

A.C.: Né l’uno, né l’altro. È un gruppo di persone, alcune molto interessanti, di cui si riconosce il valore in modo onorifico. Come custodi della lingua francese, sono un po’ ridicoli, perché è una lingua che si muove molto più velocemente dell’Accademia.

swissinfo.ch: Il francese si contamina e cambia, effettivamente, nel bene o nel male. Come vede questo sviluppo?

A.C.: È normale, dal momento che è una lingua viva ci sono sempre parole nuove e vecchie parole che si perdono. Io amo la bella lingua, mi sforzo di scrivere bene, affinché la lingua fluisca, sia di facile lettura. Ma se qualcuno passa il suo tempo a piangere sul «bel francese» di una volta e che oggi non c’è più, mi innervosisco. Bisogna scrivere al passo con il tempo.
Quanto agli adolescenti che sentiamo per strada, mi rammarico di non poter parlare la stessa lingua!

swissinfo.ch: Quest’anno è il 40esimo anniversario dell’Organizzazione Internazionale della Francofonia. Qual è il suo punto di vista su questa istituzione?

A.C.: Non la conosco abbastanza. Non posso pronunciarmi.

swissinfo.ch: Per concludere, un’espressione francese che apprezza in modo particolare?

A.C.: Ce ne sono troppe! E non me ne viene nessuna così sui due piedi. Quando me ne verrà in mente una, penserò: questo è quello che avrei voluto dirgli!

La ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey ha chiuso giovedì a Montreux la conferenza ministeriale incaricata di preparare il vertice della
Francofonia
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Durante l’incontro, i ministri degli esteri dell’Organizzazione internazionale della Francofonia (OIF) hanno trovato un accordo su una decina di progetti di risoluzioni che saranno sottoposti nel fine settimana a Montreux ai capi di Stato e di governo dei Paesi accomunati dal francese.

Il vertice della Francofonia 2010 vuole fare il punto sugli impegni presi a Bamako nel 2000: difesa dei diritti umani e democrazia, crisi nell’area francofona, aiuto di Haiti dopo il terremoto, criminalità transfrontaliera, pirateria, terrorismo.

Nel corso della conferenza ministeriale, è anche stata messa a punto una bozza della dichiarazione finale che sarà pubblicata domenica.

Parigi- Milano. Anne Cunéo, di origine italiana, nasce nel 1936 a Parigi. All’inizio della guerra, nel 1939, torna con la famiglia a Milano.

Infanzia difficile. Dopo la morte del padre nel 1945, trascorre la sua infanzia in diversi collegi e orfanotrofi in Italia, poi a Losanna in Svizzera nel 1950. Fuga in Inghilterra.

Losanna. Di ritorno in Svizzera, completa gli studi secondari e universitari a Losanna, dove si laurea in Lettere nel 1964. Segue una formazione in giornalismo.

Tutte le direzioni. Anne Cunéo esercita i mestieri di cameriera, monitrice, ricezionista, segretaria, traduttrice, insegnante, giornalista, sceneggiatore e regista, scrittrice.

TSR. Dal 1987 lavora come giornalista freelance.

Romanzi. Alcuni titoli: Station Victoria (1989), Prague aux doigts de feu (1990), Le trajet d’une rivière (1993), Le maître de Garamond (2002), Zaïda (2007). La maggioranza delle sue opera sono state pubblicate dalle edizioni Bernard Campiche.

Traduzione, Françoise Gehring

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