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Attacco ai diritti umani o rafforzamento della democrazia?

L'ex ministro svizzero di giustizia e polizia Christoph Blocher è tra i principali artefici dell'iniziativa popolare "il diritto svizzero anziché giudici stranieri", detta anche "iniziativa per l'autodeterminazione". Keystone

"Il diritto svizzero anziché giudici stranieri": così è denominata l'iniziativa popolare depositata oggi, con oltre 116mila firme, dall'Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), che chiede la preminenza della Costituzione federale sul diritto internazionale. Quali conseguenze avrebbe per la Svizzera l'accettazione della cosiddetta "iniziativa per l'autodeterminazione"?

L’elettorato svizzero, grazie alla democrazia diretta, può modificare regolarmente la Costituzione. Capita però che nuove disposizioni costituzionali siano in contraddizione con trattati internazionali sottoscritti dalla Svizzera. Ad esempio, nel 2014 la maggioranza dei votanti ha approvato un’iniziativa popolare per l’introduzione di restrizioni all’immigrazione, allorché la Svizzera ha un accordo bilaterale con l’Unione europea per la libera circolazione delle persone. Da allora, il parlamento è diviso sull’attuazione dell’iniziativa.

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Cos’è un’iniziativa popolare o dei cittadini?

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Con l’iniziativa popolare depositata oggi, l’UDC si prefigge di risolvere simili conflitti facendo prevalere il diritto nazionale. L’iniziativa popolare “Il diritto svizzero anziché giudici stranieri (Iniziativa per l’autodeterminazioneCollegamento esterno)” prevede in particolare che:

– La Costituzione federale in linea di principio è preminente sul diritto internazionale, eccettuate le disposizioni cogenti del diritto internazionale, quali per esempio il divieto della tortura, della schiavitù o delle guerre di aggressione.

– La Confederazione e i Cantoni non possono assumere obblighi di diritto internazionale che contraddicano la Costituzione federale.

– In caso di contraddizione tra la Costituzione federale e il diritto internazionale, la Svizzera deve modificare oppure denunciare i trattati internazionali in questione.

Per i promotori dell’iniziativa è importante anche la legittimità democratica: i trattati internazionali, che in Svizzera sono stati subordinati al referendum, devono continuare ad essere determinanti per i tribunali.

Danno d’immagine vs certezza del diritto

Questo cosa significa realmente per la Svizzera? L’ampia coalizione di oppositoriCollegamento esterno all’iniziativa è del parere che l’UDC miri alla denuncia della Convenzione europea dei diritti umani (CEDU). Secondo i difensori della ConvenzioneCollegamento esterno, la disdetta di quest’ultima avrebbe come conseguenza una significativa perdita di immagine per la Svizzera.

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Non solo: concretamente significherebbe che le sentenze del Tribunale federale – la massima autorità giudiziaria in Svizzera – non sarebbero più appellabili alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU). Secondo l’interpretazione dell’iniziativa da parte degli oppositori, la Svizzera potrebbe anche ritrovarsi nella situazione di inadempienza nei confronti di altri Stati. Ciò che, a loro avviso, metterebbe a repentaglio la stabilità, la certezza del diritto e con essa anche la piazza economica della Svizzera.

L’UDC vede le cose in modo diverso. Tra i suoi argomentiCollegamento esterno sostiene che con l’iniziativa vuole creare la certezza del diritto, chiarendo il rapporto fra diritto nazionale e diritto internazionale. L’UDC indica che denunciare la Convenzione europea dei diritti umani non è l’obiettivo. Lo scopo sarebbe invece di rafforzare la democrazia, in quanto le leggi sarebbero emanazione del popolo e del parlamento svizzeri e non di organizzazioni internazionali o tribunali stranieri.

Popolo o giudici, questa è la domanda

Il motivo per cui è stata lanciata l’iniziativa, afferma l’UDC, è dovuto a una controversa sentenza della Corte suprema, secondo la quale, qualsiasi accordo internazionale – e non solo il diritto internazionale vincolante – è preminente rispetto al diritto nazionale. L’elettorato non ha però mai potuto votare su questa interpretazione arbitraria del Tribunale federale, affermano i promotori dell’iniziativa.

“Il problema di fondo dell’Iniziativa per l’autodeterminazione è l’idea che una disposizione non è considerata ‘veramente democratica’, se il popolo non si è pronunciato su di essa”, rileva il professore di diritto internazionale Oliver Diggelmann, dell’università di Zurigo. A suo parere, tuttavia, è importante che i giudici e le autorità politiche dispongano di un certo margine di manovra nella determinazione del rapporto tra diritto nazionale e internazionale in casi concreti.


A vostro parere, quali sono i casi in cui il diritto nazionale dovrebbe avere la preminenza su quello internazionale? Inviateci i vostri commenti!


(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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