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L’antimateria per un decimo di secondo

La durate potrebbe sembrare breve, ma per i fisici si tratta di una grande vittoria. Riuscendo a stabilizzare 38 atomi di anti-idrogeno per un decimo di secondo, il CERN ha compiuto un passo in avanti nello studio dei uno dei grandi misteri dell'universo.

Già nel 1931 il fisico inglese Paul Dirac aveva predetto l’esistenza dell’antimateria, una sorta di «specchio» della materia che conosciamo. Se un atomo di idrogeno è formato da un protone positivo e da un elettrone negativo, un atomo di anti-idrogeno è costituito da un protone negativo (antiprotone) e da un elettrone positivo.

Chi vuole studiare l’antimateria è però confrontato a un problema di non poco conto: appena creata, scompare entrando in contatto con la materia, creando un’enorme quantità di energia. Al CERN questo problema è noto dal 1995, quando furono creati i primi atomi di antimateria.

La novità nei lavori pubblicati mercoledì dalla rivista britannica Nature risiede nel fatto che grazie a un potente campo magnetico, i ricercatori del laboratorio europeo di Ginevra sono riusciti a far ‘sopravvivere’ i loro atomi per un decimo di secondo, un «lasso di tempo sufficientemente lungo per poterli studiare».

Per riuscire a produrre e a intrappolare questi 38 atomi, ci sono voluti 335 tentativi e sono stati utilizzati 10 milioni di antiprotoni e un numero ancora superiore di positroni.

Materia ed antimateria sarebbero state create in quantità quasi identiche negli istanti successivi il Big Bang, ma solo la materia è perdurata. Dove è finita l’antimateria? Per svelare questo mistero, i fisici devono capire se un atomo di anti-idrogeno (il più semplice che esiste) è l’esatto contrario di un atomo di idrogeno, oppure se esiste un’infima differenza che potrebbe spiegare questa «preferenza della natura per la materia».

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