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Zürich HB – Milano Centrale : traiettorie culturali

Estate al mare: manifesto di Lora Lamm realizzato, nel 1956, per la Rinascente.

Tra il 1945 e il 1970 Milano accolse numerosi giovani grafici e fotografi svizzeri, pieni di talento e con una formazione professionale molto rigorosa.

Personalità come Max Huber e Lora Lamm hanno così prestato la loro arte per aziende innovative e progressiste come Olivetti, Pirelli e La Rinascente, contribuendo a rilanciare l’immagine di Milano.

L’esposizione allestita negli spazi del Centro culturale svizzero di Milano mette appunto in luce il ruolo di giovani fotografi,grafiche e grafici svizzeri – provenienti in modo particolare da Zurigo – nella Milano degli anni 1945-1970, quando la metropoli lombarda, in piena ascesa economica, era epicentro di un nuovo capitolo nella storia delle arti grafiche.

“La Milano che usciva stremata e semidistrutta dal fascismo e dalla guerra – spiega a swissinfo il direttore dell’Istituto svizzero di Roma Domenico Lucchini – era una città incredibilmente vitale. Era percorsa da una fretta bruciante di recuperare la sua perduta dignità europea”.

Lo svizzero Max Huber, il più milanese tra gli italiani

Apripista di questa grande stagione di rinnovamento, il grafico svizzero Max Huber è stato uno dei pionieri e dei grandi protagonisti. “In una sua filastrocca Achille Castiglioni – annota Domenico Lucchini – decantava Max Huber in questi termini: ‘Max, il più giovane dei giovanissimi, il giovanissimo tra i più vecchi, il più milanese tra gli italiani, il più svizzero tra i mondiali, di brillante creatività e uomo di grande libertà”.

Max Huber è stato poi seguito a Milano da Carlo Vivarelli, Walter Ballmer, Lora Lamm, Felix Humm, Serge Libiszewski e molti altri. Questi intraprendenti e sorprendenti professionisti elvetici schiusero nuove prospettive lavorando negli studi di grafici lungimiranti – primo fra tutti l’indimenticabile Antonio Boggeri.

“Per la ricostruzione e lo sviluppo economico, le ditte più progressiste, quali ad esempio Olivetti, Pirelli e La Rinascente, puntarono – spiega ancora Lucchini – su concetti integrali per la visualizzazione della loro nuova cultura aziendale”.

L’incontro fra due culture

E in questi processi di ideazione e di progettazione, fu significativa l’interazione tra grafici italiani e svizzeri: “Calcolo razionale e rigore formale – osserva il direttore dell’Istituto svizzero – si mescolarono con forza immaginativa, poesia e curiosità sperimentale. Evidenza comunicativa, ma anche tanta carica emotiva”.

“In realtà credo che la cosiddetta grafica svizzera, come allora si diceva con un po’ di ironia, rigorosa, costruita con sapienza quasi artimetica, misurata nella scelta dei caratteri austeri e nei colori – aggiunge Lucchini – era solo apparentemente votata, per scelta, alla freddezza”. Basta infatti guardare la mostra per verificare il contrario: la fantasia che si allea alla sobrietà, la scelta dei colori sospesa a tra mistero e orientalismo, la forza dirompente dei colori unita alle forme geometriche.

“Se alcune personalità del mondo del design, ma anche aziende e atelier grafici di quell’epoca, sono già stati oggetto di iniziative monografiche – precisa Lucchini – questa nostra mostra mette in luce il dialogo transalpino italo-svizzero a livello di grafica”.

Lo “Swiss Style” all’ombra del Duomo

Verena Formanek, curatrice della mostra insieme a Bettina Richter, insiste molto sulla dimensione straordinaria ed irripetibile di questo felice periodo per la grafica svizzera. “Dotati di una solida formazione, che a quel tempo l’Italia non poteva ancora offrire, e con un occhio educato allo ‘Swiss Style’ – spiega a swissinfo Formanek – questi grafici hanno trovato a Milano un clima molto stimolante e per nulla dogmatico”.

Un clima ideale, insomma, per la creatività. “La Milano di quell’epoca – sottolinea la curatrice – offriva un clima stimolante, specchio di un’atmosfera ottimista, di voglia di cambiamento e di novità. Proprio un contesto che in mancava totalmente in Svizzera”.

In quegli anni a Milano aziende molto innovative come Olivetti, Pirelli e La Rinascente, inventano la cosiddetta “immagine coordinata”. “Non si voleva soltanto presentare come innovativa una determinata azienda – sottolinea Verena Formanek – ma piuttosto rappresentare una filosofia che parlava di visioni sociopolitiche e di volontà di rinnovamento all’interno delle sttutture aziendali”.

I manifesti, un medium volatile

In questo senso i manifesti esposti al Centro culturale svizzero hanno un grandissimo valore. “I manifesti – evidenzia Formanek – sono un medium volatile. Vengono incollati, esposti per strada soltanto per poche settimane prima di finire, quasi come un sedimento, sotto un manifesto più recente”.

“Una volta scomparsi dalla strada, di solito ci vogliono anni, se non decenni, prima che i lavori di maggiore qualità emergano nuovamente, nelle varie aste e a prezzi spesso molto elevati. Collezionare manifesti come fa il Museo di arti applicate di Zurigo – conclude la curatrice – significa essere presenti ed agire subito per assicurarasi nuovi pezzi”.

I manifesti che in questo momento colorano il Centro culturale svizzero, sono davvero una bella testimonianza di spirito avanguardistico e, nella loro straordinaria attualità, rappresentano bene la storia della cultura del nostro Paese (perlomeno una parte di essa) e della prossimità nelle relazioni con l’Italia.

swissinfo, Françoise Gehring, Milano

“Zürich HB – Milano Centrale Incontri grafici 1945-1970”. Questo il titolo della mostra in corso al Centro Culturale Svizzero di Milano e aperta al pubblico fino al 28 giugno 2007.

Sono esposti un centinaio di lavori selezionati dalla raccolta di poster e disegni del Museum für Gestaltung di Zurigo, integrata con alcuni esemplari concessi in prestito. I manifesti documentano la varietà contenutistica e formale dei giovani grafici svizzeri di allora, che a Milano furono protagonisti di una grande stagione di rinascita culturale e sociale.

Il Museo di arti applicate è stato fondato nel 1875 e dal 1878 fa parte della Hochschule für Gestaltung und Kunst di Zurigo – Scuola d’arte di Zurigo. Da allora il Museo raccoglie lavori di design, arti applicate, grafica e, appunto, manifesti. Ha stampato, acquistato, catalogato, fotografato ed archiviato questi documenti fin dalla loro esistenza.

Con oltre 330 mila manifesti, la collezione del Museo di arti applicate di Zurigo costituisce uno degli archivi più vasti al mondo di questo genere.

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