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CSt: governo non deve rivedere rapporto su servizio pubblico

(Keystone-ATS) Il Consiglio degli Stati non vuole obbligare il governo a rivedere il suo rapporto sul servizio pubblico radiotelevisivo. Contrariamente al Nazionale, la Camera dei cantoni – con 37 voti contro 5 e un astenuto – ha respinto una proposta democentrista in tal senso.

“In seno alla commissione delle telecomunicazioni il dibattito è stato molto emotivo”, ha sottolineato il suo presidente Olivier Français (PLR/VD).

A suo avviso il rapporto presentato in giugno dal Consiglio federale, che invita la SSR a svolgere anche in futuro un ruolo cardine nel panorama mediatico pur adattandosi alla rivoluzione digitale, è completo. “Prendiamo atto del rapporto, pur sapendo che il Consiglio federale ritornerà sul tema con nuove proposte”, ha aggiunto.

Rifiutandosi di adeguarsi “alla moda attuale che consiste semplicemente nell’attaccare la SSR”, diversi oratori hanno sottolineato l’importanza del servizio pubblico fornito dall’ente radiotelevisivo e il ruolo svolto dall’azienda per la coesione del Paese.

Se il governo difende lo status quo, significa che il servizio pubblico radiotelevisivo svolge bene la sua funzione, ha precisato Géraldine Savary (PS/VD). L’esecutivo sostiene una SSR stabile dal punto di vista finanziario, grazie al canone e alla pubblicità. “Difendere la SSR non significa minacciare l’esistenza dei media privati”, ha aggiunto.

Maggiore attenzione ai giovani

“È vero che il pubblico della SSR è un pubblico piuttosto anziano”, ha ammesso la “senatrice” vodese, ma il rapporto incarica proprio la SSR a rivolgere maggiore attenzione ai giovani, ai quali il servizio pubblico deve proporre offerte di qualità in materia di informazione, di cultura e di divertimento.

Il rapporto invita pure la SSR a collaborare con i privati, ciò che è positivo agli occhi di Géraldine Savary. La socialista ha ricordato che in Svizzera “anche i grandi media sono troppo piccoli se li si paragona alla concorrenza estera”.

Il dibattito sulla SSR si inserisce in una discussione più ampia sul futuro del paesaggio mediatico elvetico, in cui in special modo la stampa è confrontata con enormi difficoltà, ha sottolineato la vodese, precisando che “domani i giornali romandi 24heures e la Tribune de Genève potrebbero annunciare tagli drastici degli effettivi”.

Il rapporto insiste anche sulla solidarietà tra le regioni linguistiche, alla quale la SSR contribuisce ampiamente. Questa solidarietà non è acquisita ma è frutto di un sforzo costante, hanno sottolineato vari “senatori” fra cui i ticinesi Fabio Abate (PLR) e Filippo Lombardi (PPD). “Sarebbe fatale per il Paese intaccare tale principio, in un contesto di discordia sull’insegnamento precoce del francese”, ha avvertito Konrad Graber (PDC/LU).

Rivoluzione non necessaria

La SSR non è “una piccola regina che dilapida i suoi soldi”, come pretendono i suoi detrattori, ha aggiunto Claude Hêche (PS/JU). Non occorre quindi fare una rivoluzione: l’attribuzione di nuove concessioni nel 2019 offrirà l’occasione di procedere ad adattamenti del suo mandato.

Il rapporto non fa che constatare la validità – tuttora attuale – del mandato costituzionale della SSR, ha dichiarato la ministra delle telecomunicazioni Doris Leuthard.

In seno alla SSR non tutto funziona bene, ha aggiunto la consigliera federale, ma non si può addossarle tutte le colpe, come ad esempio di contribuire alla situazione talvolta drammatica in cui versano taluni media privati.

Secondo la Leuthard, occorre garantire un grado di indipendenza elevato al fine di assicurare una qualità altrettanto elevata. Con la riscossione di 1,2 miliardi annui di canone, la SSR ha per mandato di fornire un servizio pubblico di qualità.

Alla fine, e dopo quasi tre ore di dibattito, il Consiglio degli Stati ha respinto una proposta di rinvio del rapporto al governo depositata da Hannes Germann (UDC/SH). Il “senatore” sciaffusano si è difeso dall’accusa di “voler semplicemente attaccare la SSR”.

Il democentrista auspicava unicamente di incaricare il Consiglio federale di meglio definire il servizio di base della SSR di fronte al passaggio all’era numerica e alla concorrenza dei privati.

Lo sciaffusano invitava pure il governo a precisare meglio la nozione di “informazione pertinente per la democrazia” e i “temi della stampa di boulevard” in un futuro rapporto.

Il Nazionale vuole un nuovo rapporto

La settimana scorsa, il Consiglio nazionale ha chiesto invece al Consiglio federale un rapporto complementare sul servizio pubblico entro la fine dell’anno. La maggioranza di destra della Camera del popolo ha giudicato “incompleto” e “poco prospettico” il documento presentato in giugno. A suo avviso, esso non mette abbastanza l’accento sulle recenti evoluzioni tecnologiche.

Il Nazionale ha accolto di misura – 93 a 92 e con il voto decisivo della sua presidente Christa Markwalder – un postulato di Christian Wasserfallen (PLR/BE) che chiede al governo un’analisi secondo il principio della sussidiarietà. Secondo il liberale-radicale bernese, la SSR dovrebbe essere attiva “solo laddove non è presente un’offerta corrispondente dei media privati”. Inoltre, la piattaforma online della SSR dovrebbe fungere esclusivamente da video-audioteca.

In un altro postulato di Natalie Rickli (UDC/ZH), accolto dal Nazionale, si invita il Consiglio federale a presentare quattro varianti di budget dell’azienda radiotelevisiva di servizio pubblico, in funzione degli introiti provenienti dal canone. Secondo la Rickli, lo Stato deve chiedersi se la SSR non possa fornire le prestazioni obbligatorie con meno soldi.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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