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Previdenza 2020, il Nazionale conclude prima lettura

(Keystone-ATS) Approvando le ultime disposizioni concernenti i lavoratori indipendenti, il Consiglio nazionale ha terminato oggi la prima lettura del progetto Previdenza per la vecchiaia 2020.

L’esito della riforma delle pensioni rimane incerto, molte sono infatti le obiezioni e le perplessità in merito. Il dossier passa ora al Consiglio degli Stati per l’esame delle numerose divergenze.

La più importante concerne il meccanismo per controbilanciare la prevista riduzione dall’attuale 6,8% al 6,0% del tasso di conversione, che serve a calcolare le rendite. Il Consiglio degli Stati vorrebbe una compensazione nell’ambito del Primo pilastro – sistema basato sulla solidarietà intergenerazionale – e aveva proposto un aumento delle rendite AVS di 70 franchi.

Il Nazionale ha però bocciato questo aumento delle rendite AVS con 109 voti contro 91 e due astenuti. A far pendere l’ago della bilancia sono stati i sette deputati Verdi liberali che si sono schierati con l’UDC e il PLR. Tutti gli altri (Verdi, PS, PPD, PBD e Lega) hanno invece sostenuto, invano, la soluzione della Camera dei cantoni.

Per il Nazionale, dunque, la compensazione deve avvenire nell’ambito del Secondo pilastro, sistema più liberale rispetto all’AVS in quanto la rendita pensionistica è calcolata in base ai contributi versati durante l’attività lavorativa. La soluzione, per la Camera del popolo, sta nell’aumento dei prelievi salariali, tramite una modifica delle aliquote per gli accrediti di vecchiaia e la soppressione della deduzione di coordinamento.

Tra le due varianti, una sola si imporrà. La soluzione potrebbe essere trovata al Consiglio degli Stati. UDC e PLR sperano di convincere i “senatori” del PPD, che dopo le ultime elezioni federali si è spostato a destra. La sinistra punta invece sulla defezione di alcuni liberali-radicali al Nazionale per ripescare la soluzione di compensazione attraverso l’AVS.

Dato che le maggioranze sono risicate, è attualmente impossibile sapere quale soluzione prevarrà. Oggi al voto d’insieme, la Legge federale sulla riforma della previdenza per la vecchiaia 2020 è stata approvata con 106 voti contro 55 e 35 astenuti. Ad astenersi sono stati i parlamentari PPD, cosa che fa aumentare ancora di più l’incertezza in vista del dibattito agli Stati.

I dubbi sono ancori maggiori per quel che concerne il secondo oggetto sottoposto al voto d’insieme, il Decreto federale sul finanziamento aggiuntivo dell’AVS. Questo è stato sì approvato con 74 voti contro 13, ma gli astenuti sono stati ben 109. Questi provengono dai ranghi UDC, che vorrebbero un aumento dell’IVA inferiore allo 0,6% approvato dal Nazionale, e dalla sinistra, che vorrebbe un incremento superiore.

La suspense è invece massima per il terzo disegno di legge, quello che concerne l’aumento automatico dell’età pensionabile a 67 anni qualora l’AVS dovesse trovarsi in difficoltà finanziarie. Oggi al voto d’insieme è stato approvato con soli nove voti di scarto (99 “sì”, 90 “no” e 7 astenuti). Anche qui il sostegno decisivo è giunto dai Verdi liberali i cui voti si sono sommati a quelli dell’UDC e del PLR. Contrari Verdi, PS, PPD, PBD e Lega, malgrado questi ultimi ieri avevano appoggiato l’aumento a 67 anni.

In precedenza il Nazionale si è occupato degli ultimi dettagli ancora in sospeso. Ha in particolare deciso, con 129 voti contro 65, che gli indipendenti non dovranno versare gli stessi contributi all’AVS dei lavoratori stipendiati. Versando l’8,4% invece del 7,8%, nelle casse del Primo pilastro sarebbero confluiti 330 milioni di franchi supplementari.

Per la maggioranza l’innalzamento di questa quota è inopportuno. “Gli indipendenti non sono privilegiati dato che devono pagare sia la quota a carico dei lavoratori sia quella a carico dei datori di lavoro e sarebbero quindi duramente toccati da un eventuale aumento dei contributi”, ha spiegato Mathias Frehner (UDC/BS).

La situazione degli indipendenti è notevolmente migliorata negli ultimi anni, ha replicato il consigliere federale Alain Berset. Possono beneficiare di una rendita del Secondo pilastro e hanno diritto agli assegni famigliari, questo privilegio non è dunque più giustificato, ha spiegato, invano, il ministro dell’interno.

Con 138 contro 56, il Nazionale ha infine approvato una mozione della sua Commissione della sicurezza sociale intitolata “Depoliticizzare i parametri tecnici della LPP”. Questa mira a impedire il ricorso alle urne in merito alle riduzioni del tasso di conversione e del tasso d’interesse minimo applicato al capitale accumulato nell’ambito del Secondo pilastro.

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