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Nigeria: liberate 21 liceali rapite dai Boko Haram, aiuto svizzero

Un guerrigliero di Boko Haram con un gruppo di ragazze rapite (archivio) Keystone/AP Militant Video via Site Institute/ sda-ats

(Keystone-ATS) È finito l’incubo per ventuno delle oltre 200 studentesse nigeriane sequestrate nell’aprile del 2014 dai Boko Haram.

Le giovani, molte delle quali nel frattempo hanno partorito dei bimbi, sono state liberate oggi grazie ad un negoziato tra il governo centrale e i fondamentalisti islamici.

Funzionari dell’intelligence le hanno prese in consegna, ha annunciato il portavoce della presidenza Garba Shehu, confermando le trattative avvenute grazie alla mediazione del governo svizzero e della Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR).

“Su richiesta del governo nigeriano, la Svizzera ha facilitato i contatti tra le autorità e gli intermediari di Boko Haram (…). La Svizzera vi si è impegnata su basi umanitarie”, ha detto all’agenzia stampa francese Afp Pierre-Alain Eltschinger, portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri.

In cambio delle ragazze sarebbero stati rilasciati quattro prigionieri Boko Haram. Conferme in tal senso sono giunte da un funzionario della sicurezza citato dalla Bbc, secondo il quale diversi jihadisti sono stati portati vicino al confine con il Camerun mentre le ragazze venivano rilasciate e poi trasportate a Maiduguri. Una volte giunte nella capitale Abuja saranno esaminate da un team di dottori e psicologi.

Ma sempre secondo la Bbc, che ha citato funzionari governativi, “la maggior parte delle giovani aveva con sé dei bimbi”. Anche l’Ap ha confermato tali voci citando un operatore umanitario che ha assicurato di avere visto a Maiduguri “tutte le ragazze, tranne tre, con alcuni bambini”. Il quotidiano nigeriano Daily Post, citando altri informatori, ha invece scritto che “ci sono indicazioni che la maggior parte delle ragazze potrebbero essere incinte”. Ma il giornale ha precisato di non essere in grado di verificare la notizia.

Un caso analogo si era verificato nell’aprile di quest’anno, quando un gruppo di paramilitari aveva ritrovato viva una delle studentesse rapite. Amina Ali era stata rinvenuta nella foresta di Sambisa, vicino al confine con il Camerun, traumatizzata ma in buone condizioni, e con un bambino, probabilmente suo figlio.

Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari si è congratulato per la notizia della liberazione delle 21 liceali, mentre scene di gioia sono esplose nella comunità di Chibok. “Posso solo piangere, in questo momento. Immaginate le emozioni che sto provando. Alcune delle nostre ragazze sono tornate!!!”, ha scritto su Twitter Oby Ezekwesili, fondatrice del gruppo ‘Bring back our girls’ che si è detta sopraffatta dalle emozioni apprendendo della notizia. A sostegno delle ragazze era infatti sorta una campagna internazionale di mobilitazione con l’hashtag #BringBackOurGirls che aveva coinvolto anche la first lady Michelle Obama e la pachistana Malala.

Il 14 aprile del 2014, scioccando il mondo, i jihadisti nigeriani presero d’assalto una scuola superiore statale di Chibok e rapirono 276 liceali. Una cinquantina riuscirono a fuggire e a mettersi in salvo. A novembre dello stesso anno i Boko Haram diffusero un video mostrando le nozze forzate delle ragazze. Nelle immagini il leader dell’organizzazione terroristica, Abubakar Shekau, annunciava che erano state “convertite all’Islam e date in sposa”. Poi, ad aprile di quest’anno, un altro video che mostrava le giovani ed un mese dopo il ritrovamento di Amina Ali, ha riacceso i riflettori su quel dramma.

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