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Assemblea Verdi: stop a nucleare, bomba finanziaria a orologeria

Regula Rytz, presidente dei Verdi KEYSTONE/WALTER BIERI sda-ats

(Keystone-ATS) L’energia nucleare è pericolosa e soprattutto non è più redditizia: per questo motivo urge pianificare un abbandono graduale dell’atomo.

Lo hanno ribadito i Verdi svizzeri, che nel corso dell’assemblea dei delegati oggi a Olten (SO), hanno riaffermato all’unanimità il sostegno incondizionato alla loro iniziativa, in votazione il prossimo 27 novembre.

Abbandonare l’energia atomica senza un piano concreto sarebbe “una decisione presa alla cieca, che minaccerebbe la sicurezza della popolazione rischiando di trasformarsi in una paralisi simile a quella di Swissair”, ha affermato davanti ai delegati del partito la presidente Regula Rytz, consigliera nazionale bernese.

Le centrali nucleari sono delle “bombe finanziarie a orologeria” che rappresentano un rischio enorme per i contribuenti elvetici, ha rincarato dal canto suo Kaspar Müller, economista ed esperto finanziario indipendente invitato all’assemblea ecologista.

L’iniziativa dei Verdi “Per un abbandono pianificato dell’energia nucleare (Iniziativa per l’abbandono del nucleare)” non è “un controprogetto alla strategia energetica”, ha precisato la Rytz. Essa intende garantire che le cinque centrali elvetiche vengano spente prima che si verifichi “il prossimo grave incidente”. Uno scenario non del tutto inimmaginabile se si pensa che la Svizzera ospita impianti piuttosto vetusti: Beznau I con i suoi 47 anni di attività è infatti la centrale nucleare più vecchia al mondo, mentre Mühleberg e Beznau II sono in funzione da ben 44 anni.

“Invece di versare sempre più denaro per finanziare l’attività di impianti pericolosi, i Verdi chiedono che i fondi vengano investiti nel futuro”, ha rilanciato la Rytz, secondo cui vi sarebbero “oltre 50mila progetti riguardanti le energie rinnovabili che attendono di sostituire l’elettricità derivante dall’atomo”.

Nel corso dell’assemblea i delegati hanno anche adottato una risoluzione che difende una terza via rispetto “al libero scambio sfrenato e alla chiusura nazionalista”: valori quali l’apertura, la solidarietà e la democrazia devono prevalere sul nazionalismo, sull’eccessivo sfruttamento delle risorse e sul potere delle multinazionali, hanno precisato gli oratori.

Gli accordi commerciali internazionali TTIP, CETA e TISA “rovinerebbero la democrazia”, affermano i Verdi, secondo cui sarebbe un grave errore “non prendere sul serio i timori dei perdenti della globalizzazione”.

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