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Iniziativa nucleare: respinta con 54,23% dei voti e da 20 cantoni

I reattori nucleari di Beznau I e II KEYSTONE/GAETAN BALLY sda-ats

(Keystone-ATS) L’iniziativa popolare “Per un abbandono pianificato dell’energia nucleare” dei Verdi è stata respinta chiaramente con il 54,23% dei voti (1’301’520 di cittadini) e da 20 cantoni. Il Ticino ha bocciato il testo con il 53,74% di “no” e i Grigioni con il 55,95%.

Gli unici cantoni a favore del testo sono stati Basilea Città (60,48% di “sì”), Basilea Campagna (50,44%), Neuchâtel (56,78%), Vaud (54,57%), Ginevra (58,96%) e Giura (57,47%).

In Ticino, dove l’iniziativa è stata respinta da 51’819 votanti, l’affluenza è stata del 44,22%, mentre nei Grigioni (33’110 contrari) ha raggiunto il 43,57%.

I promotori dell’iniziativa popolare “Per l’abbandono del nucleare” parlano, nonostante la bocciatura del testo, di un risultato importante. La consigliera nazionale Regula Rytz (Verdi/BE), co-presidente dell’alleanza dei promotori dell’iniziativa, si dice convinta che con la votazione odierna la strada per la Strategia energetica 2050 è stata spianata.

Anche secondo il consigliere nazionale Yannick Buttet (PPD/VS), il voto odierno mostra che la Strategia energetica 2050 ha chance di essere approvata. Secondo lui, il rifiuto dell’iniziativa non rimette in causa il fatto che i rosso-crociati vogliano abbandonare il nucleare, ma “mostra semplicemente che desiderano un’uscita ordinata e non una caotica”.

Non è d’accordo con questa interpretazione dei risultati il consigliere nazionale Christian Wasserfallen (PLR/BE), membro del comitato direttivo dell’Azione svizzera per una politica energetica ragionevole, un gruppo di pressione impegnato in favore del nucleare. “La gente non ne vuole sapere di un’uscita dal nucleare”, ha detto alla radio SRF.

Da parte sua, la copresidente per il comitato referendario contro la Strategia energetica 2050 Céline Amaudruz (UDC/GE) è contenta del “realismo” dimostrato dagli svizzeri. “Il seguito logico è ora di accettare il referendum contro un progetto mal concepito”.

La modifica costituzionale prevedeva lo spegnimento delle centrali nucleari di Beznau I e II (AG) e di Mühleberg (BE) già nel 2017. Gli impianti di Gösgen (SO) e di Leibstadt (AG) sarebbero stati disattivati rispettivamente nel 2024 e nel 2029, ossia 45 anni dopo la loro messa in esercizio.

Beznau I con i suoi 47 anni di attività è attualmente la centrale nucleare più vecchia al mondo.

Consiglio federale e Parlamento avevano raccomandato di respingere il testo, poiché sostenevano che l’approvvigionamento di elettricità non potesse essere sostituito in modo sufficientemente rapido con fonti rinnovabili svizzere. Inoltre il governo temeva che i gestori delle centrali potessero avanzare richieste di risarcimento per gli investimenti già effettuati.

Tali pretese erano in effetti state concretizzate già prima del voto odierno da Alpiq, che detiene una partecipazione nelle centrali di Gösgen (SO) e Leibstadt (AG), e da Axpo, che gestisce gli impianti di Beznau e Leibstadt. Il primo aveva annunciato, in caso di accettazione del testo, di essere disposto a chiedere alla Confederazione un risarcimento di 2,5 miliardi di franchi; il secondo, nello stesso caso, di 4,1 miliardi di franchi.

Il testo era inviso pure dall’UDC, dal PPD e dal PLR. Unico grande partito a sostenerla, oltre ai Verdi, è stato il PS.

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