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Arte: ‘una povera orfana’, libro svela madre di Leonardo

L'Adorazione dei Magi, opera restaurata recentemente di Leonardo da Vinci KEYSTONE/EPA ANSA/MAURIZIO DEGL' INNOCENTI sda-ats

(Keystone-ATS) Una povera orfana, sedotta a 15 anni da un uomo di legge benestante molto più anziano. È il profilo della madre di Leonardo da Vinci, secondo un saggio di prossima uscita anticipato oggi sulle colonne del britannico Observer, il domenicale del Guardian.

Il libro s’intitola ‘Mona Lisa: The People and the Painting’, ed è stato scritto da Martin Kemp, professore emerito di storia dell’arte a Oxford, a quattro mani con Giuseppe Pallanti, economista e appassionato di studi leonardeschi.

Le ‘rivelazioni’ che vi sono contenute si basano soprattutto su antichi documenti trovati spulciando archivi storici toscani: una miniera d’informazioni, secondo Kemp, a cominciare da quelli – all’apparenza assai accurati – accumulati fin dall’epoca dalle autorità fiscali chiamate a raccogliere tasse e gabelle.

Documenti che hanno permesso di approfondire le ipotesi sull’enigmatica Monna Lisa ritratta da Leonardo, alla quale i due autori confermano l’attribuzione dell’identità di “Lisa del Giocondo”, moglie d’un ricco borghese di nome Francesco, rivedendo però la biografia di quest’ultimo: descritto non più come un dignitoso mercante di stoffe fiorentino, bensì come uno spregiudicato trafficante attivo in commerci internazionali di zucchero, pellami e fors’anche di schiavi, oltre che nell’usura.

Quanto alla madre dell’artista, la ricerca di Kemp e Pallanti si spinge al di là del semplice nome di battesimo, Caterina, individuato finora. La donna, vi si scopre, fu figlia di un certo Meo Lippi, proprietario di una casupola talmente malridotta da non poter essere tassato.

E morto, a quanto si può intuire, in giovane età. Caterina, sedotta e messa incinta 15enne, risulta in effetti essere cresciuta con la nonna in un tugurio di campagna a poca distanza da Vinci, fra le colline della Toscana, racconta Kemp, che parla della sua vicenda umana come d’una “storia strappalacrime”. E per questo, chissà, tenuta volutamente nascosta da un figlio destinato alla gloria.

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