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Banche centrali al bivio, tra supereuro e politica Usa

I timori per il super euro e l'incertezza legata all'amministrazione di Donald Trump, che perde pezzi giorno dopo giorno. Sono queste le maggiori incognite che pesano sulle future mosse delle banche centrali europea e statunitense. KEYSTONE/EPA DPA FILE/BORIS ROESSLER sda-ats

(Keystone-ATS) I timori per il super euro e l’incertezza legata all’amministrazione di Donald Trump, che perde pezzi giorno dopo giorno. Sono queste le maggiori incognite che pesano sulle future mosse delle banche centrali europea e statunitense.

Un bivio di fronte al quale la Banca centrale europea (Bce) e la Federal Reserve (Fed) dovranno fare delle scelte sia sul fronte dei tassi sia su quello delle misure per sostenere ripresa e occupazione: e se è poco probabile che qualche indicazione arrivi già dal simposio di Jackson Hole che inizia giovedì, per Draghi e Yellen si preannuncia un mese fitto di appuntamenti economici e politici destinati a incidere sui mercati finanziari e quindi anche sulle decisioni da prendere.

Sul fronte europeo, lo scenario con cui si trova a dover fare i conti il presidente della Bce è caratterizzato dal rischio di un eccessivo rialzo dell’euro e dal possibile aumento dell’inflazione. C’è poi il nodo della exit strategy dal Quantitative Easing (Qe), il piano di acquisto titoli da parte della Bce. In tutto questo si inserisce anche la variabile politica legata alle prossime elezioni federali in Germania, la locomotiva della crescita europea, in programma il 24 settembre. Dall’altra parte dell’oceano, invece, Yellen è alle prese con il possibile aumento dei prezzi e l’incertezza legata alla politica Usa, con licenziamenti all’ordine del giorno (l’ultimo il consigliere strategico Steve Bannon) e le polemiche sulle mosse del presidente Trump.

Gli occhi dei mercati sono tutti puntati sul consueto simposio dei banchieri centrali a livello mondiale nel Wyoming, dove Draghi e Yellen interverranno venerdì. A Jackson Hole, dove il presidente della Bce torna dopo tre anni di assenza, è però improbabile che Draghi fornisca qualche messaggio di politica monetaria: il numero uno dell’Eurotower, che prima di volare negli Usa interverrà mercoledì a Lindau in Germania al meeting dei premi Nobel, dovrebbe infatti attenersi al tema del vertice, cioè come favorire una crescita globale dinamica. Invece il 7 settembre tornerà a riunirsi il board dell’Eurotower, che probabilmente dovrebbe limitarsi ad aggiornare le stime su inflazione e crescita, mentre eventuali modifiche al programma di stimoli sono rimandate alla riunione di ottobre, in calendario per il 26.

La Fed, da parte sua, come appare dalle minute della riunione del 25 e 26 luglio, appare spaccata sulla tempistica del prossimo rialzo dei tassi, annunciato a suo tempo entro la fine del 2017: la prossima riunione è in calendario il 20 settembre, ma pochi credono sia l’occasione per ritoccare i tassi.

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