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Burkina Faso: pugno duro esercito, ma timide aperture

(Keystone-ATS) L’esercito si è imposto con la forza oggi nel Burkina Faso, mettendo a tacere migliaia di manifestanti – uno dei quali è rimasto ucciso – che contestavano la presa del potere da parte del colonnello Isaac Zida, 49 anni, gradito alle alte sfere militari. In serata, poi, i militari hanno assicurato che garantiranno un processo di transizione democratico, al termine di un incontro con tutti i principali leader dell’opposizione.

L’intera giornata è stata carica di tensione. Di prima mattina erano solo un migliaio le persone che avevano risposto agli appelli alla mobilitazione dell’opposizione e della società civile. Poi però la folla era andata aumentando e in tarda mattinata migliaia di manifestanti avevano lasciato Piazza della Nazione (culla della rivolta popolare che in pochi giorni ha costretto alla fuga il presidente Blaise Compaoré) dirigendosi verso la sede della radiotelevisione nazionale. Scandivano slogan contro Zida, uguali a quelli urlati nei giorni scorsi prima contro Compaoré e poi contro il generale Traoré che per primo aveva dichiarato di assumere la funzione di capo dello stato.

I militari hanno però giocato d’anticipo e, poco dopo le 14 ora locale, sono entrati nell’edificio sparando nel cortile dello stabile e prendendo il controllo di tutti i locali, dopo aver fatto uscire i dipendenti dell’emittente e i giornalisti stranieri. Negli stessi minuti i manifestanti che ancora si trovavano in Piazza della Nazione venivano allontanati e dispersi dai soldati ed un giovane rimaneva ucciso. Un cordone impenetrabile impediva poi a chiunque di avvicinarsi.

A tarda sera, l’attenzione era tutta rivolta all’incontro tra il nuovo uomo forte del Burkina Faso e le opposizioni. Al termine, le forze armate hanno confermato la promessa fatta ieri da Zida di un processo di transizione “democratico” con la partecipazione di tutte le forze vitali del Paese. E domani mattina alle 10, al ministero degli Esteri, il colonnello incontrerà il corpo diplomatico.

Un appuntamento delicato visto che proprio oggi la comunità internazionale, pur non sprecando neppure una parola a favore dell’esiliato Compaoré, ha condannato con decisione la presa di potere da parte dei militari. Stati Uniti in testa, seguiti dall’Unione Africana e dall’Organizzazione regionale dell’Africa Occidentale (Ecowas-Cedeao), sono arrivati a minacciare “sanzioni” benché non possano dimenticare l’appoggio finora dato dal piccolo Paese africano alla lotta contro i jihadisti nel Sahel. Anche l’Ue, attraverso il servizio di azione esterna, da ieri guidato da Federica Mogherini, ha fatto un appello all’esercito perché rispetti i diritti fondamentali della popolazione.

Intanto l’ex presidente Compaoré si gode il suo rifugio dorato in Costa D’Avorio, nella mega-residenza del suo amico Alassane Ouattara a Yamoussoukro, dove è arrivato venerdì sera con molti familiari e collaboratori.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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