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Centinaia di migliaia in piazza nel mondo per il clima

In piazza per il clima KEYSTONE/EPA LUSA/JOSÉ SENA GOULÃO sda-ats

(Keystone-ATS) In piazza in tutto il mondo per un futuro sostenibile basato sulle energie rinnovabili alla vigilia del ‘Global Climate Action Summit’, che si terrà in California la prossima settimana e riunirà politici, uomini d’affari e vip.

Slogan, maschere, street art hanno colorato le strade dove hanno sfilato centinaia di migliaia di persone per chiedere che la ‘salute’ del pianeta sia messa al primo, invece che all’ultimo posto.

‘Rise for climate’ è l’appello lanciato da Parigi a San Francisco, da Bruxelles a Manila fino alle isole del Pacifico. Quasi 800 eventi in una novantina di Paesi sono stati organizzati da una lunghissima lista di associazioni ambientaliste – da 350.org a Oxfam America alla francese Attac – e rimbalzati dai social alla strada in uno dei più grandi eventi legati alla difesa del clima.

Almeno centomila persone hanno risposto in tutta la Francia – 50.000 nella sola Parigi, secondo gli organizzatori – all’appello lanciato su facebook per chiedere che la sfida sul clima sia una priorità del governo Macron.

Quasi una prova di forza di ambientalisti e cittadini dopo le dimissioni a sorpresa del ministro della Transizione ecologica Nicolas Hulot che, in un tweet, ha ribadito chiaro e forte come “i cittadini che si mobilitano in tutta la Francia e nel mondo hanno il potere di dare un impulso al cambiamento per l’avvenire dei nostri figli”.

Decine di migliaia di persone hanno partecipato in tutta l’America a ‘Rise for Climate’, manifestando per chiedere un’azione piu’ efficace per combattere le conseguenze dei cambiamenti climatici. Dalla costa orientale a quella occidentale nel mirino dei manifestanti soprattutto le politiche definite “retrogade e regressive” del presidente Donald Trump.

La richiesta a gran voce e quella di un passaggio più rapido alle energie rinnovabili. Il corteo più imponente a San Francisco, con 20.000 persone nelle strade. Manifestazioni anche a Boston, Miami, Portland, New Orleans e a Porto Rico, l’isola travolta dalla tragedia dell’uragano Maria che ha fatto migliaia di vittime.

A protestare anche i nativi americani contro la costruzione del Dakota Access, il contestato oleodotto che era stato bloccato da Barack Obama ma la cui realizzazione è stata nuovamente autorizzata dall’amministrazione Trump.

Manifestazioni anche nelle isole del Pacifico che al cambiamento climatico hanno contribuito ben poco ma per le quali la minaccia è ancora più forte. E a Manila i dimostranti hanno chiesto la fine dei finanziamenti alle compagnie che sfruttano i combustibili fossili e più investimenti in energie rinnovabili.

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