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CSt: piattaforme commerciali online estere devono pagare l’Iva

Il consiglieri agli Stati Beat Vonlanthen KEYSTONE/PETER KLAUNZER sda-ats

(Keystone-ATS) Le piattaforme informatiche estere attive nel commercio online di beni e servizi vanno assoggettate sistematicamente all’Iva.

È quanto propone una mozione del “senatore” Beat Vonlanthen (PPD/FR) approvata tacitamente dal Consiglio degli Stati col benestare del Consiglio federale. L’oggetto va al Nazionale.

Secondo l’autore della mozione, l’attuale limite di franchigia applicato in Svizzera – alto se comparato alla media internazionale – è di 65 franchi nel caso di acquisti online dall’estero. Esso implica già di per sé una spiacevole distorsione della concorrenza, riducendo il prezzo dei beni e servizi importati a scapito dello Stato.

Anche la recente decisione del Consiglio federale di far pagare l’Iva alle aziende estere attive per corrispondenza se con tanti piccoli invii esenti dall’imposta sull’importazione realizzano in Svizzera una cifra d’affari di almeno 100’000 franchi all’anno non è sufficiente, secondo il “senatore” PPD.

Stando a Vonlanthen, è giunto il momento di un giro di vite: benché il commercio online, in piena crescita, offra interessanti opportunità sia per i consumatori che per le imprese della Confederazione, secondo alcune stime dal 2020 verranno sottratti al fisco circa 100 milioni di franchi all’anno a causa di una normativa legale carente.

Ma vi è un altro problema, sostiene il “senatore” friburghese: l’aumento degli acquisti online all’estero fa regredire il fatturato delle imprese svizzere e, di conseguenza, gli introiti provenienti dall’IVA incassati dallo Stato.

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