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Dallas blindata attende Obama, nuove proteste e arresti

(Keystone-ATS) Una Dallas blindata attende Barack Obama domani per i funerali dei cinque agenti bianchi crivellati da un cecchino nero, mentre nel Paese continuano le proteste e gli arresti (oltre 300) per le recenti brutali uccisioni di due afroamericani da parte di poliziotti.

In campo anche le stelle black della musica, come Beyonce, e dello sport.

La tensione resta alta ovunque, tra minacce sulle reti sociali, diffidenza reciproca tra neri e forze dell’ordine, dichiarazioni divisive di Donald Trump che lancia lo slogan “legge e ordine” e accusa Obama e Hillary di aver diviso il Paese. Imponenti le misure di sicurezza a Dallas, la città dove 53 anni fa John Fitzgerald Kennedy fu ammazzato da un altro cecchino, a pochi blocchi di stanza dall’ultima tragedia. Ci penserà il secret service, supportato dagli agenti locali e dai rinforzi in arrivo da un altro dipartimento. Il presidente americano arriva con la difficile missione di riconciliare il Paese, solidarizzando con la polizia e nello stesso tempo con la comunità nera, che denuncia un perdurante razzismo da parte delle forze dell’ordine.

Obama parlerà nel pomeriggio (ora svizzera) ad una cerimonia interreligiosa al Morton H. Meyerson Symphony Center e incontrerà privatamente i famigliari dei cinque agenti uccisi e dei nove rimasti feriti per esprimere “il sostegno della nazione e la gratitudine per il loro servizio e il loro sacrificio”, ha sottolineato la Casa Bianca. Ci sarà anche il vice, Joe Biden. E, insieme alla moglie Laura, pure l’ex presidente repubblicano George W. Bush, che terrà un breve discorso: un segnale per dare l’immagine dell’unità del Paese nei momenti difficili, contenendo possibili incendi a pochi giorni delle convention.

Ma l’ondata di proteste non si ferma. A Baton Rouge, capitale della Louisiana e teatro dell’uccisione del nero Alton Sterling, la polizia ha arrestato fra le 30 e le 40 persone che facevano parte di un gruppo di 100-200 manifestanti diretti verso l’autostrada interstatale 110, probabilmente per tentare di bloccarla. “Mani in alto, non sparare!”, hanno gridato ritmicamente gli attivisti. Una contestazione sostenuta anche dalle star nere dello spettacolo e dello sport. Beyonce ha invitato i suoi fan a contattare i loro rappresentanti al Congresso. Il rapper T.I. ha marciato insieme ai manifestanti ad Atlanta, mentre i suoi colleghi Snoop Dogg e The Game si sono recati al dipartimento di polizia di Los Angeles, dove hanno parlato insieme ad altri membri della comunità ai cadetti che si stanno diplomando. È sceso in campo anche il cestista dei New York Knicks Carmelo Anthony, che su Instagram ha invitato gli atleti a “farsi avanti e farsi carico del problema”.

A far salire la tensione sono vari episodi. Come i quattro uomini arrestati dalla polizia di Detroit con l’accusa di aver incitato su Facebook ad uccidere agenti bianchi, sulla scia di quanto fatto dal cecchino di Dallas. Ma sempre a Detroit un poliziotto bianco, Nate Weekley, è stato degradato per aver definito su Fb il movimento ‘Black lives matter’ (‘Le vite dei neri contanò) “razzista” e “terrorista”: parole potenzialmente esplosive in una città dove l’80% della popolazione è nera. Non rassicura il commento di Mark Diaz, presidente dell’unione della polizia (il sindacato, ndr), secondo cui le parole di Weekley sono frutto della frustrazione percepita “da molti poliziotti”.

Anche il capo della polizia di Dallas, David Brown, ha riferito di aver ricevuto via Facebook minacce a lui e alla sua famiglia, mentre aggiornava la stampa sulle indagini relative al cecchino, ucciso – ha precisato – non in un garage ma in un college. Ora ci sono 170 ore di filmati da esaminare per ricostruire la dinamica dell’attacco. Ma intanto nella loro prima intervista i famigliari di Johnson hanno cercato di tratteggiarne l’involuzione caratteriale, sostenendo che il servizio militare, compresa la missione di sette mesi in Afghanistan, lo aveva deluso e cambiato trasformandolo da un giovane estroverso che amava divertirsi in una persona “solitaria”. Anche lui, da piccolo, “voleva fare il poliziotto”.

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