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Dopo crollo Genova: ponti svizzeri anni ’60 ritenuti sicuri

Il viadotto della Biaschina, in Leventina Keystone/CHRISTIAN BEUTLER sda-ats

(Keystone-ATS) I ponti svizzeri degli anni ’60 non rappresentano un pericolo particolare: sono sottoposti a ispezioni regolari approfondite almeno ogni cinque anni, afferma Jürg Röthlisberger, direttore dell’Ufficio federale delle strade (Ustra).

Anche in Svizzera ci sono ponti e viadotti degli anni ’60, ma per Röthlisberger non costituiscono un problema maggiore rispetto a quelli più recenti: “Non ci sono ponti vecchi o moderni. L’essenziale sta nella manutenzione continua di queste infrastrutture”, ha spiegato ieri sera l’alto funzionario, interpellato dalla rubrica informativa “10 vor 10” della televisione svizzerotedesca SRF dopo la catastrofe di Genova.

Le strutture degli anni ’60 sono adattate alle nuove norme di sicurezza, ha detto Röthlisberger. Secondo il direttore dell’Ustra anche in Italia questo avviene, “ma è forse una questione di finanziamento”.

Un’opinione condivisa da Eugen Brühwiler, responsabile del Laboratorio di manutenzione, costruzione e sicurezza dei manufatti al Politecnico federale di Losanna (EPFL), interrogato dalla tv romanda RTS. Il viadotto crollato di Genova – ha aggiunto – era noto per la sua vulnerabilità e richiedeva un lavoro di manutenzione corrispondente.

“I colleghi italiani conoscono benissimo i problemi che pongono i loro viadotti. Ma resta la domanda: intervengono al momento opportuno?” In Svizzera, nelle ispezioni approfondite condotte ogni cinque anni almeno sono esaminati gli aspetti più critici della costruzione, in particolare i giunti di dilatazione. In questo modo si possono adattare le infrastrutture sottoposte a carichi sempre più pesanti.

Per il portavoce dell’Ustra Thomas Rohrbach un cedimento strutturale come quello di Genova “da noi, con una verosimiglianza prossima alla certezza, è impossibile, per lo meno in circostanze normali”, ossia facendo astrazione da possibili gravi catastrofi naturali come terremoti o frane. Oltre alle ispezioni quinquennali – ha detto al “Blick” – “i nostri dipendenti sulle autostrade guardano ogni giorno se sui ponti siano visibili danni strutturali”. “I nostri ponti – ha detto ancora Rohrbach a “20 Minuten” – hanno in media 40 anni, con una buona manutenzione possono essere utilizzati per 75-90 anni”.

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