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Infermieri lanciano un’iniziativa per rivalorizzare la professione

(Keystone-ATS) Da anni in Svizzera mancano infermieri. La Confederazione e i Cantoni devono investire per ridare valore alla professione. È quanto sostiene il sindacato di categoria che ha lanciato oggi un’iniziativa popolare in questo senso.

Attualmente non viene formata neppure la metà del personale infermieristico necessario, scrive l’Associazione svizzera infermieri (ASI) in un comunicato odierno. Inoltre, il numero di persone che abbandona la professione è molto alto.

Allo scopo di contrastare la situazione l’ASI e un comitato tra i quali figurano anche i consiglieri nazionali Marina Carobbio (PS/TI) e Christian Lohr (PPD/TG), hanno lanciato oggi la raccolta firme per l’iniziativa intitolata “Per cure infermieristiche forti (Iniziativa sulle cure infermieristiche)”. Il testo chiede che Confederazione e Cantoni investano nella formazione nell’ambito delle cure infermieristiche, migliorino le condizioni quadro (tra cui orario di lavoro, servizi di picchetto e possibilità di formazioni continue) e riconoscano a livello di legge l’autonomia di lavoro degli infermieri. “Un infermiere deve potersi far pagare la prestazione senza un certificato medico se aiuta un paziente a infilare delle calze contenitive o a lavare i panni”, afferma la presidente dell’ASI Helena Zaugg, citata nella nota.

Secondo l’ASI è necessario adattare le condizioni di questo mestiere tipicamente femminile alla vita delle donne. Inoltre devono essere modificati i salari degli infermieri in formazione.

Che il sindacato di categoria abbia lanciato un’iniziativa non sorprende: a lungo è rimasto in attesa di un intervento del parlamento. Le commissioni per la salute del Consiglio nazionale e degli Stati si erano qualche tempo fa occupate di una modifica di legge per rafforzare la professione infermieristica. Il testo è stato bocciato lo scorso aprile dal Nazionale. Anche il Consiglio federale era contrario per motivi finanziari e per non creare dei precedenti.

Concretamente si voleva permettere al personale di cura di decidere di più in modo autonomo. Oggi Spitex, case di cura e infermieri indipendenti non possono fornire e fatturare alle casse malattia alcuna prestazione se non prescritta da un medico.

Il parlamento ha ignorato i segnali d’allarme del settore, conclude l’ASI. L’associazione ha deciso quindi di rivolgersi direttamente alla popolazione.

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