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L’Isis attacca sul Golan. Netanyahu, ‘non si radicheranno’

Soldati israeliani sulle alture del Golan KEYSTONE/EPA/ATEF SAFADI sda-ats

(Keystone-ATS) Primo scontro di Israele con l’Isis sulle alture del Golan. Un incidente che potrebbe portare ad una nuova situazione sul confine da dove finora erano per lo più piovuti colpi erranti dovuti alla guerra civile in corso dall’altra parte della frontiera.

Lo scontro, senza vittime israeliane, è avvenuto a ridosso del confine dove questa mattina un’unità della Brigata Golani in ricognizione è stata presa di mira da colpi sparati da miliziani appartenenti all'”Esercito Khaled ibn al-Walid”, in precedenza “Brigata dei Martiri di Yarmuk”, formazione affiliata all’Isis.

I soldati – secondo la ricostruzione fornita dalle forze armate – hanno risposto al fuoco, ma contro di loro sono piovuti colpi di mortaio. A difesa dei militari è intervenuta l’aviazione dello stato ebraico che ha centrato un veicolo dotato di mitragliatrice (origine dei colpi) uccidendo quattro miliziani islamici che erano a bordo.

Il primo ministro Benyamin Netanyahu, in apertura della riunione di governo a Gerusalemme, ha subito ammonito che Israele “non consentirà ad elementi dell’Isis o di altre formazioni ostili di mettere radici nella zona sfruttando la guerra civile in Siria”.

Dopo aver ringraziato i soldati per aver risposto “con successo all’attacco”, Netanyahu ha ricordato che Israele “è ben dislocato alla frontiera nord” del Paese, includendo in questo con tutta probabilità anche il confine con il Libano dove agiscano gli Hezbollah libanesi favoriti dall’Iran e considerati dalla leadership e dall’esercito una minaccia ben più pericolosa dello Stato islamico.

Tuttavia, se da tempo le forze armate israeliane mettono in guardia contro un potenziale – per alcuni inevitabile – conflitto con l’Isis, è vero che quello di stamattina – pur “breve ma produttivo”, come ha detto un portavoce dell’esercito – è il primo attacco deliberato in assoluto contro Israele e potrebbe forse aprire nuovi scenari.

Secondo l’ex capo dell’intelligence militare Amos Yadlin – citato dai media – lo scontro potrebbe essere interpretato come un cambio di rotta dell’Isis e dei suoi affiliati: chiamare alla lotta contro Israele per tentare di nascondere le recenti perdite sul campo. Ma occorre ancora tempo per capire se l’incidente di oggi è l’indizio di un fenomeno maggiore. “Non sappiamo ancora se questo – ha aggiunto Yadlin – è un cambio di politica dell’Isis o uno scambio a fuoco non programmato”.

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