Prospettive svizzere in 10 lingue

Maggiore sicurezza con uscita dal nucleare

La centrale nucleare Beznau I è il reattore più vecchio al mondo Keystone/GAETAN BALLY sda-ats

(Keystone-ATS) Una maggiore sicurezza per la popolazione e la creazione di nuovi posti di lavoro.

Queste le argomentazioni principali sostenute oggi in una conferenza stampa a Berna dai sostenitori dell’iniziativa popolare “Per un abbandono pianificato dell’energia nucleare”, sottoposta a votazione il prossimo 27 novembre.

Oltre al divieto di costruzione di nuove centrali, l’iniziativa, che Consiglio Federale e Parlamento raccomandano di bocciare, prevede una durata di esercizio massima di 45 anni per gli impianti esistenti. Tra questi quello di Beznau I, il più vecchio al mondo con i suoi 47 anni d’attività, attualmente fermo da 18 mesi per questioni di sicurezza.

In aggiunta a numerosi cittadini di vari orientamenti politici, a raccomandare il sì sono una quarantina di organizzazioni, tra cui partiti di sinistra, imprese e organizzazioni ambientaliste critiche verso il nucleare, riuniti in un’alleanza.

Come sottolineato dalla sua co-presidente Regula Rytz (Consigliera nazionale bernese dei Verdi), l’obbiettivo è quello di colmare una lacuna presente nella Strategia energetica 2050, approvata la settimana scorsa dal Parlamento.

“Manca ancora un piano che definisca l’uscita dal nucleare e un percorso verso un nuovo futuro energetico”, ha detto Rytz, secondo cui la catastrofe giapponese di Fukushima del 2011 dimostra come nemmeno i paesi più sviluppati siano immuni da rischi. “Non bisogna aspettare che sia troppo tardi prima di agire: occorre rimettere la sicurezza al centro del discorso politico”, ha proseguito la presidente nazionale degli ecologisti.

Il testo che verrà votato dai cittadini prevede l’abbandono, già nel 2017, dei reattori di Beznau I e II, oltre a quello di Mühleberg, per il quale è in ogni caso previsto lo spegnimento nel dicembre 2019. Dal canto loro, se l’iniziativa (lanciata nel 2011) venisse accettata, le centrali di Gösgen e Leibstadt cesserebbero di funzionare entro il 2024 e rispettivamente il 2029.

Il Consigliere nazionale bernese Corrado Pardini (PS), responsabile del settore “industria” presso il sindacato Unia, ha invece sottolineato come il passaggio alle energie rinnovabili rappresenti una grande opportunità per il mercato del lavoro svizzero. Si verrebbero infatti a creare più di 85’000 nuovi impieghi entro il 2035.

A beneficiarne in particolar modo sarebbero cantoni come il Ticino, i Grigioni e il Vallese. “Non dobbiamo farci condizionare dalla paura diffusa da chi rappresenta solo i propri interessi e non quelli dell’economia del paese”, ha affermato Pardini.

Tra i promotori del sì anche il presidente del Gran Consiglio del canton Neuchâtel, Xavier Challandes, esponente dell’UDC: “La questione dell’atomo non ha frontiere politiche, perché implica pericoli elevati per la salute della popolazione, così come anche per la fauna e la flora. I piani d’evacuazione previsti in caso di necessità non sono mai stati testati e anche le pastiglie allo iodio che vengono recapitate ai domicili hanno a mio avviso più un effetto psicologico che reale”.

Challandes ha ribadito l’importanza di prendere un impegno per le generazioni future, principio appoggiato anche da Jean-Michel Bonvin, direttore di un’impresa nel settore delle energie rinnovabili. Bonvin ha ricordato come la Svizzera disponga di un potenziale nel campo delle fonti pulite (acqua, sole, vento) notevole, in grado di sostituire gradualmente l’apporto delle centrali nucleari.

“Gli esempi da seguire sono quelli di Paesi come la Germania, che sta intraprendendo con successo questo processo di transizione, o la piccola Danimarca, che ha già rinunciato all’atomo”, ha messo in luce Bonvin. A suo avviso, è indispensabile proiettarsi nel futuro e non restare legati a tecnologie ormai superate: “Per farlo servirà uno sforzo collettivo da parte di tutte le regioni, ma le risorse ci sono”, ha concluso.

I sostenitori dell’iniziativa hanno inoltre sottolineato come l’evoluzione dei prezzi non lasci scampo. Se, da un lato, i costi di produzione delle energie rinnovabili sono in continua discesa, dall’altro quelli generati dal nucleare, specie per lo smaltimento dei rifiuti, vengono sottovaluti dai gestori degli impianti.

Kaspar Müller, esperto indipendente di mercati finanziari, ha confermato che l’industria del nucleare rappresenta al momento un enorme problema economico a causa dei prezzi in calo dell’energia.

Tutti i relatori si sono infine dichiarati certi sul fatto che la Svizzera abbia tutto l’interesse, come la sua tradizione vuole, ad assumere un ruolo di leadership nel campo dell’innovazione.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR