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Musulmani albanesi in Svizzera per laicità, dichiarazione

Didier Burkhalter con Naim Malaj, quando era ambasciatore del Kosovo Keystone/ALESSANDRO DELLA VALLE sda-ats

(Keystone-ATS) Le due principali associazioni musulmane albanesi in Svizzera firmano oggi pomeriggio a Berna una dichiarazione comune in favore della laicità. Il testo stipula in particolare che nessuna norma religiosa può sostituire le leggi elvetiche.

Le due organizzazioni firmatarie sono la Comunità musulmana albanese di Svizzera e l’Unione degli imam albanesi in Svizzera. La carta sarà sottoscritta in presenza di rappresentanti delle autorità elvetiche e dei tre paesi albanofoni Albania, Kosovo e Macedonia, ha indicato all’ats Bashkim Iseni, dell’agenzia d’informazione Albinfo.ch.

Ad assumere l’iniziativa dell’incontro e di questa dichiarazione inedita è stato Naim Malaj, ex ambasciatore del Kosovo in Svizzera. Con questo testo, le due organizzazioni garantiscono inoltre di essere contro qualsiasi sfruttamento della religione a fini politici ed estremistici. La dichiarazione incoraggia anche i centri culturali e religiosi a “partecipare a formazioni sull’educazione civica, la democrazia e le istituzioni svizzere”.

Circa 300’000 albanofoni vivono in Svizzera, ma la grande maggioranza di loro non è praticante, afferma Nim Malaj, intervistato da diversi giornali romandi. “Vogliamo dare un’altra impressione dell’islam praticato in Svizzera dalla comunità albanese”, rileva: “È un islam che ha sempre posto l’identità nazionale al di sopra della religione. Il che spiega anche questo attaccamento a uno Stato laico e alla separazione dei poteri”.

Nella dichiarazione i firmatari si impegnano anche a rispettare i diritti della donna e la sua parità conformemente alla legge e alla Costituzione svizzere. “Se una donna vuole mettere il velo è libera di farlo. Ma esso non deve in alcun caso essere imposto dai responsabili religiosi”, sottolinea l’ex ambasciatore kosovaro.

Una cosa che lo ha fatto particolarmente riflettere – rileva – è la vicenda dei due allievi che hanno rifiutato di stringere la mano della loro insegnante l’anno scorso a Therwil (BL): “Mi ha parecchio scioccato”. Malaj ha in seguito parlato con imam albanesi e la loro posizione – assicura – era chiaramente di condanna.

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