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Passeggiate principesche

Il castello domina il centro di Vaduz, la capitale del principato. Vi risiede la famiglia regnante swissinfo.ch

Piccolo paese incastonato fra Svizzera e Austria, il Liechtenstein è al crocevia di due itinerari della Via Alpina, la rete di sentieri che da Trieste porta a Monaco.

Il principato offre un paesaggio variato e le stranezze di un paese governato da un principe, ma intriso di Svizzera.

Il nostro viaggio inizia sulle pendici del monte; lì dove comincia il percorso verde della «Via Alpina». Siamo a Triesenberg, uno degli 11 comuni del principato. Dalla piazzetta, la vista spazia sulla vallata del Reno; oltre il grande fiume c’è Sargans, il traguardo della nostra escursione.

Sargans è già in Svizzera, ma il confine è impercettibile, solo una bandiera sui ponti segna il limite geografico. Da circa ottant’anni, il Liechtenstein e la Svizzera sono legati da un accordo monetario e doganale.

Con la guida verso la foresta del castello

Qui incontriamo Marianne Loercher, un’antropologa che lavora per il servizio archeologico della piccola nazione. Prima di rispondere alle nostre domande si sofferma davanti al maestoso paesaggio. Lei è svizzera e ogni sera rientra in patria, come un terzo dei lavoratori del Liechtenstein. Eppure qui in alto si sente a casa; è il maestoso paesaggio alpino che la affascina.

Anche grazie al suo lavoro, la nostra guida conosce bene il territorio e ci indica alcuni edifici in legno di Triesenberg. «Testimoniano le origini walser degli abitanti. È alla fine del Duecento che, attraversando le montagne, le popolazioni del Vallese hanno conquistato nuovi spazi a macchia di leopardo sull’arco alpino».

Poi inizia la discesa. Passiamo per lo «Schlosswald», il fitto bosco che separa il villaggio dalla capitale, Vaduz. I sentieri sono segnati; qui il logo della «Via Alpina» si incontra a ritmo regolare. Ci si sente accompagnati dal grande disegno della traversata delle Alpi, fino a sbucare davanti al castello, simbolo della cittadina; procediamo scendendo verso il centro.

Carattere esotico

In verità il centro della capitale Vaduz non ha niente di particolarmente attraente. Una zona pedonale, lastricata di fresco, raccoglie tutto quello che c’è da vedere: ad un estremo l’ufficio postale dove si accalcano gli appassionati del francobollo speciale, più in là il museo storico; seguono il moderno museo d’arte, qualche ristorante e alcuni negozi di souvenir.

Il resto è agglomerazione, una distesa di edifici che ospitano banche, uffici fiduciari, piccole aziende manifatturiere, palazzine residenziali: gran parte del fondovalle fra il Reno e le montagne è ormai ostaggio dell’invadente civiltà.

Siamo in un altro paese, eppure tutto ricorda la Svizzera: si paga in franchi svizzeri, al ristorante offrono come «specialità» la «fondue» di formaggio o la «raclette», la maggior parte degli abitanti parla un dialetto che crea un ponte ideale fra la parlata di San Gallo e i dialetti del Vorarlberg austriaco.

La monarchia reale

Ma la differenza c’è e sorride dalle pareti di ogni ufficio pubblico. La sua residenza, il castello, sovrasta il capoluogo: è il principe Hans-Adam II. Solo due anni fa, l’erede di una dinastia quasi millenaria minacciava di lasciare il paese, se non avesse potuto conservare il suo potere esecutivo. Ma, incurante del difficile dibattito sulla riforma costituzionale, l’ultimo regnante d’Europa con veri poteri politici, ha continuato a portare l’appellativo di «Altezza serenissima».

Adesso la pace è tornata, il principe ha vinto la battaglia e anzi, a lavoro compiuto, ha ceduto il suo compito al figlio Alois, in occasione della festa nazionale di metà agosto.

La nostra accompagnatrice conosce il dibattito che ha toccato il rapporto fra monarchia e popolo, ma ne parla con discrezione, come tutti qui. La monarchia sembra essere garante dell’identità.

Un bollo per due franchi

Davanti all’ufficio del turismo si accalcano i turisti americani e giapponesi. La colonna si scioglie e si ricompone ad ogni istante. In tempo record la gente esce sorridente con il passaporto in mano.

Ma il Liechtenstein non ha un’autorità di confine, se ne occupano i doganieri svizzeri. Non ci vuole nemmeno un visto speciale. Eppure, per due franchi, la gentile signora dietro il bancone stampiglia un bel visto senza nessun valore internazionale sui documenti degli ospiti. Il ritmo è da catena di montaggio.

«Qui passano tutti quelli che vogliono dimostrare di aver visitato tre paesi in un giorno – ci spiega – arrivano dall’Austria e dopo un’ora ripartono per la Svizzera». Questo è il fascino del piccolo paese: in pochi minuti di autobus si è attraversato tutto il territorio.

Noi siamo però a piedi. La «Via alpina» ci conduce verso il canton San Gallo. Sulla pianura verde che costeggia il Reno, si scoprono i lati più ameni dell’ampia vallata. Ci congediamo dalla nostra guida dopo aver passato, come vuole lo slogan del locale ente turistico, dei «momenti principeschi».

swissinfo, Daniele Papacella, Vaduz

Il Liechtenstein è una monarchia costituzionale.
Lo Stato conta poco più di 30’000 abitanti.
Il territorio non misura più di 30 chilometri da nord a sud e meno di 20 da est a ovest.
Vi si parla il tedesco.
Il Reno lo separa dalla Svizzera, una catena montuosa dall’Austria

La Via Alpina è la prima rete di sentieri che collega tutti gli otto Stati alpini.

In questa tappa siamo nel Liechtenstein, all’inizio del tracciato verde che percorre il versante nord delle Alpi per ricongiungersi nell’Oberland bernese alla linea principale rossa.

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