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Strage di sciiti a Damasco. Fossa comune a Mosul

(Keystone-ATS) Strage a Damasco, dove oggi in un attentato dai contorni ancora poco chiari sono stati uccisi circa 40 civili: è il bilancio più grave degli ultimi mesi nella capitale del paese, da sei anni dilaniato da un conflitto di dimensioni regionali e internazionali.

Il presidente siriano Bashar al Assad, in un’intervista alla stampa cinese, ha affermato per la prima volta in modo esplicito che la priorità delle sue forze è la presa di Raqqa, la ‘capitale siriana dello Stato islamico’, verso cui stanno avanzando anche le forze curde sostenute dagli Usa.

Intanto dall’Iraq, nel contesto dell’offensiva governativa e americana su Mosul, ultimo bastione dell’Isis nel nord del Paese, giunge la notizia del ritrovamento di una fossa comune con circa 500 cadaveri nei pressi della prigione di Badush, a nord-ovest della città ormai quasi assediata dalle truppe di Baghdad e da milizie sciite filo-iraniane.

Proprio queste milizie, impegnate sul fronte di Tell Afar e Badush, sul lato occidentale del Tigri, hanno dato la notizia del macabro ritrovamento, precisando che si tratta di “prigionieri civili” del carcere di Badush uccisi dai jihadisti nel 2014. Nel giugno di quell’anno, nel quadro dell’offensiva dell’Isis nella regione di Ninive, i miliziani uccisero – secondo Human Rights Watch – circa 600 prigionieri sciiti.

Intanto l’Isis oggi ha accusato le forze della Coalizione aerea guidata dagli Stati Uniti di aver bombardato con il fosforo bianco i quartieri occidentali di Mosul, presi d’assalto dalle truppe di Baghdad e dai raid della Coalizione americana.

In filmati diffusi dall’agenzia Aamaq, vicina all’Isis, si mostrano ordigni inesplosi e altri esplosi a terra descritti come “bombe al fosforo”. Non è possibile verificare in maniera indipendente l’autenticità dei filmati.

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