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Trump: “la Russia non è più una minaccia”, Sanders corregge tiro

Il presidente americano Donald Trump (sinistra) e quello russo Vladimir Putin in conferenza stampa dopo il loro incontro lunedì al palazzo presidenziale di Helsinki. Keystone/AP/ALEXANDER ZEMLIANICHENKO sda-ats

(Keystone-ATS) Donald Trump ci ricasca, dopo la precipitosa retromarcia di ieri sul Russiagate: nella foga di difendere “il successo” del summit di Helsinki con Vladimir Putin, il presidente americano è andato oltre, escludendo che vi siano ancora minacce agli USA da parte di Mosca.

Il suo è stato un “no” quasi sussurrato, in risposta alla domanda dei giornalisti se la Russia stia attivamente prendendo ancora di mira la democrazia americana. Ma tanto è bastato a riaccendere immediatamente animi e polemiche. Perché è un “no” che suona come un altro schiaffo alle agenzie di intelligence americane, che continuano a lanciare l’allarme rosso sulle interferenze russe.

Tanto che in serata è dovuta di nuovo intervenire la Casa Bianca per correggere: “crediamo che la minaccia esista, e per questo stiamo lavorando per evitare” nuove interferenze russe, si è affannata a precisare la portavoce Sarah Sanders, arrampicandosi sugli specchi per puntualizzare che Trump non intendeva affatto negarlo e che il suo “no” si riferiva ad ulteriori domande.

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