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Arabia Saudita: maxi rimpasto per rilanciare l’economia

L'ex ministro saudita del petrolio, Ali al-Naimi, al centro. /AP/JON GAMBRELL sda-ats

(Keystone-ATS) Maxi rimpasto di governo in Arabia Saudita per risollevare un’economia duramente colpita dal crollo dei prezzi del greggio. Re Salman ha sostituito oggi ben otto ministri, incluso quello del petrolio, Ali al-Naimi, un pilastro della politica petrolifera del Regno.

In carica dal 1995, Ali al-Naimi è stato rimpiazzato dal ministro della Sanità e presidente del colosso petrolifero Aramco, Khaled al-Falih, ma oltre a lui sono stati silurati anche i ministri dell’Energia, dell’Acqua, dei Trasporti, del Commercio, degli Affari sociali, della Salute e del Pellegrinaggio.

Naimi, in particolare, si era schierato contro la decisone del re di abbassare la produzione di petrolio di fronte al calo dei prezzi, una strategia opposta a quella seguita in passato. Il suo dicastero, inoltre, è stato rinominato ministero dell’Energia, dell’industria e delle risorse minerarie.

L’Arabia Saudita fa così un altro passo nel suo cammino verso l’abbandono della sua dipendenza dal petrolio entro i prossimi 15 anni. Proprio a fine aprile il governo ha approvato una serie di profonde riforme economiche volte a far pesare sempre meno sul bilancio i profitti legati all’oro nero, che l’anno scorso hanno contato per il 70%. Non a caso, nell’annunciare il piano, il principe Mohammed bin Salman aveva definito l’Arabia Saudita un Paese petrolio-dipendente.

Il piano, denominato Visione 2030, aveva detto il principe al canale saudita al Arabiya, assicurerà che “potremo vivere senza il petrolio entro il 2020”. Per raggiungere questo obiettivo, il piano prevede tra l’altro la vendita di una quota inferiore al 5% della Aramco, una compagnia che ha valutato complessivamente in 2500 miliardi di dollari, oltre a una diversificazione dell’economia, inclusi investimenti in attività minerarie e un’espansione della produzione militare.

Sul fronte del lavoro, inoltre, Visione 2030 prevede un nuovo sistema di visti per permettere agli stranieri musulmani e arabi di ottenere permessi di lungo periodo in Arabia Saudita, oltre ad un maggiore coinvolgimento delle donne.

I prezzi del petrolio sono ancora la metà del picco di 115 dollari al barile toccato nel giugno del 2014, ma il principe aveva insistito che le riforme andranno avanti indipendentemente dalle quotazioni. “La visione non ha niente a che fare con i prezzi del greggio”, aveva assicurato.

Intanto, l’Iran ha raggiunto oggi la produzione di circa 4,2 milioni di barili al giorno e ora è pronto ad accettare il piano per il congelamento delle quote di petrolio sul mercato internazionale. La decisione spetta al ministro responsabile Bijan Zangeneh. Lo ha reso noto il direttore delle relazioni esterne della Compagnia Nazionale Petrolifera (NIOC), Mohesn Qamsari, sottolineando che la Repubblica Islamica in questi mesi post-embargo aveva già raggiunto il livello prefissato di produzione.

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