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Berset: no ad aumento automatico dell’AVS a 67 anni

(Keystone-ATS) Il consigliere federale Alain Berset, responsabile delle assicurazioni sociali, si esprime oggi a chiare lettere nei media svizzero tedeschi per denunciare le velleità degli imprenditori di aumentare gradualmente l’età di pensionamento a 67 anni.

Secondo i quotidiani Neue Luzerner Zeitung e St. Galler Tagblatt, la proposta non rappresenta semplicemente l’opinione di un’organizzazione di categoria, ma gode del sostegno della Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio nazionale (CSSS-N).

“Non posso esprimermi in merito alle discussioni e alle decisioni della commissione, perché sono riservate”, dichiara il capo del Dipartimento federale dell’interno (DFI) in un’intervista pubblicata dai quotidiani lucernese e sangallese.

In un suo comunicato dello scorso 8 aprile, la CSSS-N afferma che “ha consacrato gran parte della seduta (di tre giorni) alla trattazione della Previdenza per la vecchiaia 2020”. Il relativo messaggio del governo su questo immenso cantiere prevede tra l’altro il pensionamento a 65 anni per tutti, quindi un anno in più per le donne rispetto alla situazione attuale.

“Poiché si tratta di una prima lettura, tutte le decisioni sono provvisorie. La Commissione provvederà a informare l’opinione pubblica sulle sue proposte al termine della seconda lettura”, si legge poi nella nota della CSSS-N.

Il pensionamento a 67 anni, che di quando in quando torna alla ribalta, fa parte delle proposte che l’Unione svizzera degli imprenditori (USI) ha formulato all’inizio dell’anno per garantire la salute finanziaria del primo pilastro. L’organizzazione padronale auspica un innalzamento progressivo dell’età che dà diritto alle rendite.

Confrontato nell’intervista in questi termini alla questione, il consigliere federale socialista non ha peli sulla lingua: “Una connessione tra la situazione finanziaria dell’AVS e l’aumento automatico dell’età di pensionamento a 67 anni rappresenterebbe una condanna a morte per il progetto”. E ancora: “Sarebbe sbagliato focalizzare l’attenzione solo sull’aumento dell’età”.

Il 29 marzo è stato reso noto che l’AVS ha chiuso il 2015 con un risultato di ripartizione negativo di -579 milioni di franchi. Si tratta di un netto peggioramento rispetto al 2014, anno in cui era a -320 milioni. Nel 2013, l’AVS aveva ancora conseguito un risultato positivo, pari a 14 milioni di franchi.

Berset riconosce che la situazione richiede rimedi. “Entro un decennio prevediamo che il deficit non sarà solo di mezzo miliardo, ma di vari miliardi all’anno”.

L’età è solo uno dei parametri che il Consiglio federale intende utilizzare per modificare la tendenza. Per Berset “sono necessarie soluzioni flessibili a dipendenza dei settori economici”. Offrendo incentivi, il governo è persuaso che possa indurre la popolazione attiva a rimanere più a lungo nel mercato del lavoro, “in un’età compresa tra 62 e 70 anni e mantenendo lo standard di riferimento a 65”. Uno stimolo per i lavoratori potrebbe essere un pensionamento parziale, per analogia al lavoro a tempo parziale.

La situazione attuale è assai diversa, spiega il ministro della socialità: “Oggi si ha spesso l’impressione che i datori di lavoro non siano particolarmente interessati a mantenere occupati dipendenti anziani. In alcuni settori le persone oltre i 55 anni non hanno quasi più alcuna possibilità di trovare un posto”.

Per ora il progetto Previdenza per la vecchiaia 2020 è stato trattato dal Consiglio degli Stati. In materia di età, i “senatori” hanno deciso d’innalzare a 65 anni l’età pensionabile per le donne e di introdurre il pensionamento flessibile tra 62 e 70 anni. Prima del dibattito in Consiglio nazionale, il dossier deve essere adottato in seconda lettura dalla CSSS-N.

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