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Brasile: scandalo Petrobras, in manette accusatore Dilma

L'ex presidente della Camera Eduardo Cunha KEYSTONE/AP/ERALDO PERES sda-ats

(Keystone-ATS) Sono scattate le manette per l’ex presidente della Camera dei deputati brasiliana Eduardo Cunha, grande accusatore e arcirivale della deposta presidente della Repubblica, Dilma Rousseff, della quale a suo tempo aveva autorizzato il procedimento di impeachment.

L’ex deputato è stato arrestato per corruzione nell’inchiesta Lava-Jato sui fondi neri Petrobras, nell’ambito della quale era già stato rinviato a giudizio la scorsa settimana.

Cunha, fino a pochi mesi fa considerato uno dei politici più spregiudicati e potenti del Paese sudamericano, è sospettato di aver nascosto mazzette milionarie su conti bancari esteri. Un’accusa che gli è anche costata la destituzione dal mandato parlamentare, il mese scorso, dopo un lunghissimo processo avviato presso il Consigli etico della Camera.

Secondo Sergio Moro – il giudice simbolo della Mani Pulite brasiliana, che ha firmato il mandato di arresto nei suoi confronti – Cunha manteneva un potere “sufficiente a ostacolare le indagini” a suo carico e a “intimidire eventuali testimoni”.

Il magistrato ha anche disposto la confisca dei beni di Cunha per un valore di oltre 220 milioni di reais (64,3 milioni di euro).

Dalle carte degli inquirenti, inoltre, emergono particolari che aggravano ulteriormente la posizione dell’ex parlamentare. Per la polizia federale, Cunha avrebbe usato lo schema di tangenti svelato dalla Lava-Jato per pagare, tra l’altro, anche il matrimonio di una delle figlie, Danielle. La cerimonia nuziale, svoltasi nel lussuoso Copacabana Palace di Rio de Janeiro, sarebbe costata oltre 266 mila reais, saldati in denaro contante “chiaramente proveniente – sottolineano le forze dell’ordine – da reati contro la pubblica amministrazione”.

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