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Brexit: maretta governo GB per tasse, tensione in casa Tory

La premier Theresa May KEYSTONE/EPA/JULIEN WARNAND sda-ats

(Keystone-ATS) È maretta in casa Tory all’indomani della presentazione al parlamento britannico della prima finanziaria di primavera del governo di Theresa May.

Sotto tiro resta in particolare l’aumento dei contributi fiscali sul lavoro autonomo deciso dal cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, per garantire il rigore dei conti e coprire il costo di alcune spese sociali aggiuntive e di sgravi per il business sullo sfondo dell’avvio della transizione verso la Brexit.

Una decisione che rompe la promessa di non toccare l’Iva (Vat), né le tasse sul lavoro o sui contributi assicurativi e previdenziali contenuta nel manifesto elettorale dello stesso Partito conservatore del 2015, all’epoca della leadership Cameron. Ma che viene difesa dagli analisti dell’autorevole Institute for Fiscal Studies (Ifs), un’istituzione indipendente la quale ogni anno fa le bucce ai governi sul bilancio, secondo cui il regime di versamento di quei contribuiti era “iniquo” e giusto era modificarlo nell’ambito d’una manovra “equilibrata”.

L’incremento della tassazione costerà in media a ciascun lavoratore autonomo circa 240 sterline (circa 300 franchi) all’anno, anche se Hammond assicura che i redditi fino 16’250 sterline non saranno toccati.

In ogni caso alcuni deputati della stessa maggioranza come Stephen McPortland parlano già di misura “inaccettabile”, mentre altri come l’ex ministro Iain Duncan Smith chiedono di riesaminarla prima di rimangiarsi gli impegni elettorali di due anni fa. I rischi parlamentari sono in effetti limitati per il governo e per Hammond, la cui manovra – ottimista sulla crescita, ma cauta e di prospettiva limitata di fronte alle incognite della Brexit – raccoglie non poche critiche da quella parte di stampa che immaginava “un’agenda” di lungo periodo per l’economia britannica del dopo Ue.

E tuttavia May dovrà evitare che questi malumori s’incrocino con il voto finale di lunedì prossimo della Camera dei Comuni sulla legge d’avvio dei negoziati per il divorzio da Bruxelles e sulla cancellazione di due emendamenti antigovernativi approvati dai Lord. Tanto più che l’opposizione laburista si è già detta pronta, per bocca del cancelliere ombra John McDonnell, a far fronte comune con un’eventuale fronda nel gruppo Tory. Sulle tasse e forse non solo.

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