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Brexit: opposizione laburista non bloccherà divorzio

Verrà rispettata la volontà popolare. KEYSTONE/AP/FRANK AUGSTEIN sda-ats

(Keystone-ATS) L’opposizione laburista britannica non intende contrastare in parlamento l’avvio del negoziato per il divorzio dall’Ue nel rispetto del referendum sulla Brexit di giugno.

Lo hanno ribadito sia il leader del partito, Jeremy Corbyn, sia il ministro ombra incaricato del dossier Brexit, Keir Starmer, dopo il verdetto di oggi della Corte Suprema.

Il Labour ha annunciato tuttavia tre emendamenti alla legge che il governo conservatore di Theresa May intende depositare già oggi a Westminster per consentire la notifica dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona e l’avvio dei negoziati con Bruxelles per la Brexit entro fine marzo. Il primo emendamento prevede che il governo s’impegni a negoziare un accordo senza tariffe doganali con l’Ue seppure da fuori del mercato unico; il secondo che s’impegni a rispettare i diritti dei lavoratori anche nel post Brexit; il terzo che il parlamento possa tornare a votare sul testo d’un accordo con Bruxelles subito prima della firma.

Secondo Norman Smith, commentatore politico della Bbc, i primi due emendamenti laburisti appaiono digeribili per il governo May, mentre il terzo rappresenta un problema, poiché la premier intende sottoporre al voto finale di Westminster solo un’intesa di divorzio già firmata. E del resto difficilmente potrebbe definire con Bruxelles – dopo un negoziato la cui durata e’ prevista in due anni dal momento dell’attivazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona – un accordo sub iudice.

Più rigida la posizione del gruppo degli indipendentisti scozzesi dell’Snp, delusi anche per il mancato riconoscimento da parte della Corte Suprema di un potere di veto delle decisioni di Londra sulla Brexit da parte delle assemblee locali di Scozia, Galles e Irlanda del Nord. E ancor più dura quella del piccolo gruppo europeista dei Libdem, il cui leader – Tim Farron – pretenderebbe addirittura la garanzia di un (improbabile) secondo referendum prima di dire sì all’avvio dei negoziati sulla Brexit.

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