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Brexit: verso shock borse. Crollo Asia e sterlina

Nelle ore dello spoglio del referendum in Gran Bretagna i listini sono crollati. Keystone/AP/KIN CHEUNG sda-ats

(Keystone-ATS) La sorpresa è stata forte e i crolli sui mercati proporzionati: nelle ore dello spoglio del referendum in Gran Bretagna i listini sono crollati, mentre i beni rifugio (oro e derivati sui titoli di Stato Usa) stanno ovviamente correndo.

La sterlina a -10%, la Borsa di Tokyo ha toccato punte di calo dell’8%, i futures sull’avvio della Borsa di Londra sono arrivati a cedere il 9%.

Il mercato azionario di Tokyo – che ha applicato il ‘circuit breaker’ per inibire le funzioni di immissione e modifica degli ordini limitando i ribassi troppo elevati – è il listino borsistico aperto durante lo spoglio del voto che ha accusato maggiormente il colpo, arrivando a perdere con l’indice Nikkei fino all’8,17%, lasciando sul terreno oltre 1’300 punti.

Hong Kong scende oltre il 4%, con Seul, Sidney e Mumbai che cedono più del 3%. Meno accentuati (attorno ai due punti percentuali) i cali di Singapore, Bangkok e Jakarta, mentre anche le Borse cinesi – che in un primo momento hanno provato a tenere – dopo la la pausa di metà seduta raddoppiano le perdite: Shanghai perde scende di oltre il 2% e Shenzhen più del 3%.

Ma quello che preoccupa di più sono i ‘futures’ sull’avvio delle Borse occidentali: quelli sulla partenza della Borsa di Londra continuano a peggiorare con le stime del circuito Bloomberg sull’indice Ftse 100 che hanno segnato un calo massimo del 9%, per poi ‘ripiegare’ a -8%, con i futures sulla partenza di tutti i listini del Vecchio continente compreso Milano che si muovono su ribassi simili. I primi scambi, che avverranno nel pomeriggio europeo, dello S&P di New York sono visti in perdita di oltre il 5% e peggio va sui mercati valutari: la sterlina sta lasciando sul terreno oltre il 10% contro il dollaro, mentre la moneta virtuale Bitcoin sale del 5%.

Intanto il petrolio è in calo e cede oltre il 6% a 47 dollari per il barile Wti mentre il Brent perde poco meno (il 5,95%) a 47,88 dollari. Corre ovviamente l’oro, considerato il bene rifugio per eccellenza: le sue quotazioni – forti da giorni – salgono del 7,8% ai massimi dal 2008.

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