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Cipro: dialogo prosegue, ma Erdogan contro ritiro truppe

Il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu ieri a Ginevra. KEYSTONE/AP Pool Reuters/PIERRE ALBOUY sda-ats

(Keystone-ATS) La buona notizia è che il negoziato va avanti, anche se a fatica.

Ma le incognite e gli ostacoli non mancano: il giorno dopo i colloqui di Ginevra per la riunificazione di Cipro, ennesimo capitolo di una delle più lunghe trattative diplomatiche del dopoguerra, le prospettive di far cadere i muri tra i turco-ciprioti e la Repubblica di Cipro (greca), divisi dal 1974, si incagliano ancora una volta sullo spinoso tema della sicurezza. Ovvero, sulla presenza di truppe turche sull’isola.

La riunione di ieri sotto l’egida dell’Onu si è sciolta con i Paesi garanti della sicurezza – Grecia, Regno Unito e Turchia – che si sono dati appuntamento con le parti la prossima settimana.

Oggi, parlando in conferenza stampa, il presidente greco-cipriota Nikos Anastasiades ha detto che i meccanismi per la sicurezza di una futura Cipro riunificata (al momento solo la Repubblica di Cipro è riconosciuta dalla comunità internazionale, mentre la cosiddetta Repubblica di Cipro del Nord è riconosciuta solo da Ankara) devono essere “radicalmente” cambiati nel corso dei colloqui.

“L’annuncio dell’Onu (i colloqui tecnici sulla sicurezza ripartiranno il 18, mentre il negoziato più ampio riprenderà subito dopo, ma una data non c’è ancora) indica una chiara intenzione dei partecipanti di ottenere una soluzione accettabile per tutti sul tema della sicurezza e delle garanzie – ha detto il presidente cipriota – è un mandato ai gruppi di lavoro per mettere a punto nuove forme di garanzia, accettabili e radicalmente diverse da quelle emerse negli anni Sessanta”.

La parte greco-cipriota vorrebbe che tutti i 30’000 militari turchi nella parte nord fossero ritirati, ma già il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu, presente a Ginevra, così come il collega greco Nikos Kotzias, aveva già bocciato l’idea, affermando che essi rappresentano “una forza di stabilità”. Per Anastasiades, essi “sono in realtà una forza e fonte di instabilità.

Per questo il problema di Cipro è aperto da 43 anni. Ma la cosa che conta è trovare una soluzione che tenga conto delle preoccupazioni di tutti i ciprioti per la sicurezza”. Anastasiades ha sottolineato che la presenza della Turchia ai colloqui, e il proseguimento del dialogo “mi fanno vivere nella speranza”. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, aprendo i colloqui, aveva parlato di “storica opportunità”.

Ma a provare che il negoziato è tutt’altro che in discesa, nonostante i progressi degli ultimi anni, sono arrivate le parole del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, per il quale un ritiro completo dei soldati turchi presenti nel nord di Cipro è “impossibile”, a meno che il ritiro non sia “reciproco”. “Cipro del sud (la definizione turca della Repubblica di Cipro) e la Grecia hanno ancora aspettative diverse” da noi “sulle questioni dei garanti e della sicurezza”, ha aggiunto Erdogan, citato dall’agenzia statale Anadolu.

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